Perché non mi (chi)ami più?

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di Alfredo Carosella

“Ti mando un vocale di dieci minuti, soltanto per dirti quanto sono felice”, recita una canzone dei Thegiornalisti di qualche tempo fa. In effetti le telefonate sono in continuo calo e ci stiamo abituando a comunicare con varie App di messagistica – tutte gratuite – tra le quali domina WhatsApp. Secondo l’Ansa, l’applicazione è usata dal 78,5 % degli italiani che hanno tra i 18 e i 74 anni. Seguono Messenger, aperta in media da 17,2 milioni di persone e Telegram con 15,5 milioni di utenti. Skype ne ha solo 3,2. Eppure, quando nel 2003 nacque in Estonia Skype apparve davvero rivoluzionaria: gli utenti avevano la possibilità di effettuare gratuitamente chiamate vocali e chat attraverso l’uso della rete internet quando telefonare e inviare messaggi costava ancora molto caro.

In principio c’era il gettone telefonico, nato in occasione della Fiera campionaria di Milano nel 1927, mandato in pensione dall’avvento delle schede telefoniche dopo il 1987 che diventarono ricaricabili nel 1994 e sparirono nel 2018.

Il primo sms (Short Message Service), invece, è stato inviato dall’ingegnere britannico Neil Papworth il 3 dicembre 1992: “MERRY CHRISTMAS”. Si potevano mandare messaggi con al massimo 160 caratteri alfanumerici eppure, uno studio medico del 2005 descrisse una tendinite da texting dovuta ad un uso eccessivo del pollice nel comporre i messaggi.

Un’altra svolta epocale è stata determinata dal canadese Blackberry nel 1999: un telefono cellulare dotato di tastiera qwerty – la stessa che utilizziamo per i computer – capace addirittura di inviare e-mail. Dopo due anni, è stato il primo dispositivo a montare una fotocamera integrata. Ha avuto un successo mondiale che sembrava inscalfibile ma da lì a poco sono arrivati i sistemi iOS e Android che tutti conosciamo.

Una cosa è certa: fino a poco tempo fa telefonare e mandare messaggi senza controllo poteva determinare bollette telefoniche da incubo e causare liti furibonde in famiglia. Non a caso, le compagnie telefoniche si sono contese a lungo i potenziali clienti offrendo pacchetti che comprendono un certo numero di messaggi e chiamate illimitate a fronte di un canone fisso. La nuova sfida è offrire il maggior numero di giga possibile perché la cosa principale che gli utenti vogliono fare con il proprio smartphone è navigare in rete: vedere contenuti multimediali, ascoltare musica e, naturalmente, frequentare i propri social network preferiti.

Tornando all’App di messaggistica più amata dagli italiani, crescono a dismisura i gruppi – che possono contenere fino a 1024 membri – e le liste broadcast con le quali si può inviare contemporaneamente lo stesso messaggio a 256 contatti. “Paura, eh?” esclamerebbe a questo punto il giallista Carlo Lucarelli, ma non abbiamo ancora visto niente: WhatsApp sta per raddoppiare il tempo di condivisione dello stato vocale. Che vuol dire? La piattaforma consente da tempo la pubblicazione di uno stato personale: una o più immagini, citazioni varie oppure un messaggio vocale. Un messaggio non diretto a una persona specifica ma a chi deciderà di vederlo o ascoltarlo, o a chi ci inciamperà per caso perché non riesce a interrompere in tempo lo scorrimento degli stati dei suoi contatti. Una scritta su un muro o un messaggio nella bottiglia lasciato alla casualità delle onde del mare?

Il messaggio di stato vocale passerà dagli attuali 30 secondi a 60. Non sono pochi: provate a parlare da soli – non rivolti a un interlocutore particolare – e a dire qualcosa di estremamente interessante per 60 secondi, mentre tutt’intorno c’è un uragano di video e foto che vengono scartate in meno di 3 secondi, sfiorando velocemente il magico schermo colorato che ci ipnotizza e rapisce anche oltre 8 ore al giorno.

Avete mai provato a controllare per quanto tempo usate lo smartphone?

A un drastico calo delle telefonate corrisponde l’aumento dei messaggi vocali. Sono ormai così tanti che spesso vengono ascoltati a 1,5 o 2 volte la velocità normale. Non colloquiamo più ma ci esibiamo in monologhi che a volte ricordano quelli di certi politici che non ammettono il contradittorio. Forse ci piace così tanto perché, finalmente, non c’è nessuno che ci interrompe.

Tanti ragazzi silenziano lo Smartphone. Hanno imparato a farlo per non essere scoperti a scuola ma poi hanno capito che la suoneria serve davvero a poco. Infatti, il mercato delle suonerie strampalate è in drastica crisi. Non telefonano più a nessuno e non attendono la telefonata di nessuno. Difficilmente perderanno la chiamata di un genitore perché hanno sempre il telefono in mano. E la solitudine aumenta.

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.