Quel che resta di un talent show

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di Alfredo Carosella

È appena ripartito “X Factor”, talent show musicale la cui versione italiana va in onda dal 2008. Da diverse edizioni viene condotto brillantemente da Alessandro Cattelan e ha visto l’avvicendarsi di giudici del calibro di Mara Maionchi, Simona Ventura, Fedez, Elio (di Elio e le storie tese) e tanti altri.  

Dopo i casting che tagliano migliaia di aspiranti concorrenti, ci sono le “Audizioni”, che in era pre-covid si svolgevano in teatri colmi di giovani chiassosi. Quest’anno ci si esibisce solo davanti ai quattro giudici, che siedono a una scrivania a forma di X più lunga del solito, per garantire il “distanziamento sociale”: Emma Marrone, Hell Raton, Manuel Agnelli e Mika. L’assenza del pubblico rende l’atmosfera surreale e più difficili le esibizioni e il lavoro dei giudici che non possono farsi orientare da applausi, fischi, risate, cori.

Le “Audizioni” sono la parte più interessante del programma perché miscelano sapientemente alcuni interpreti oggettivamente talentuosi con “casi umani” convinti di essere grandi artisti e che invece – a volte sopraffatti dall’emozione – sono protagonisti di esibizioni imbarazzanti.

Ciò che colpisce in alcuni di loro è la totale incapacità di ascoltare – prima ancora di accettare – le critiche, spesso costruttive, dei giudici: c’è chi si indigna, si offende, ritiene di essere un genio incompreso senza alcuna capacità di auto-valutazione. Tale distanza dalla realtà si riscontra anche in altri campi, non solo artistici ma anche professionali e politici.

Nella prima puntata della nuova edizione abbiamo potuto apprezzare due interpreti campani: una porticese di sedici anni, presentata con immagini girate al Granatello e un rapper di Villa Literno che ha raccontato la storia vera di un amico che all’età di due anni ha perso il padre, vittima di un omicidio. Tra i variopinti partecipanti ci sono state diverse esibizioni degne di nota, tra le quali quella di ”Casadilego” che ha fatto emozionare i giudici – e non solo – con un brano struggente e quella delle “Honey Hime”, che hanno provato a sdoganare il J-Pop (Japanese Pop) in Italia, presentandosi come novelle “Sailor Moon” vestite da api.

Dopo le audizioni resteranno in gara appena venti concorrenti che verranno divisi in quattro gruppi. Una selezione terribile, viste le migliaia di partecipanti ai casting, che poi proseguirà fino ai “live show”, coinvolgendo il pubblico da casa con il televoto.

Nelle esibizioni dal vivo, i concorrenti superstiti saranno presentati alla stregua di artisti di fama internazionale, complici coreografie spettacolari, balletti ed effetti speciali, tra la commozione generale e le standing ovation.

X Factor è stato il trampolino di lancio di Giusy Ferreri, giunta seconda nel 2008 (ma qualcuno ricorda chi arrivò per primo?), Marco Mengoni, vincitore nel 2009, Francesca Michelin trionfatrice nel 2012. Vista l’ardua selezione, forse dovrebbero restare nella memoria i dodici finalisti di ogni edizione e invece è difficile ricordare persino chi ha vinto lo scorso anno.

Cosa resterà quando i riflettori si spegneranno?

Per alcuni il “Fattore X” sarà stato solo un’illusione, un lampo di luce incapace di allontanare la notte. Resteranno però alcune storie cantate, urlate, graffiate, di chi avrà provato a mettersi in gioco. 

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