Roma vs Napoli – Si interrompe la striscia vincente, ma il Napoli è sempre primo

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di Mirko Torre –  foto GettyImages e M. Torre

Il Napoli perde i primi 2 punti del suo campionato, ma ne conquista uno d’oro nella bolgia dello stadio Olimpico di Roma, dove a quanto pare il regolamento d’uso dell’impianto consente ai tifosi di fare quello che è sempre stato normale, tifare fino al 95esimo e oltre.

Mister Spalletti aveva dichiarato nei giorni antecedenti alla partita che Roma-Napoli è la sfida della sua vita e io mi trovo d’accordo totalmente. Non è mai stato semplice per un ragazzino nato e cresciuto nella capitale spiegare di essere tifoso del Napoli, soprattutto se consideriamo gli ultimi 20 anni di rivalità tra gli azzurri e i giallorossi. Eppure non mi sono mai nascosto, ho sempre sentito quel senso di appartenenza che mi portava a difendere l’azzurro anche se da lontano. Perciò Roma-Napoli è anche la sfida della mia vita e ogni qual volta i nostri ragazzi giocano allo stadio Olimpico sento l’esigenza di essere presente sugli spalti, per riabbracciare amici, gioire insieme e a volte anche sfogarmi insieme a loro, sostenendo gli azzurri.

Arrivo in zona stadio intorno alle 15.00, a tre ore dal fischio d’inizio, per godermi l’attesa e l’impianto che si riempie piano piano. Subito mi rendo conto che l’entusiasmo dell’avvio di campionato super ha fatto il suo, siamo tanti e tanti ancora ne arriveranno.

Tra gli amici che non vedevo dall’ultima volta, conosco una signora che mi racconta la sua storia col Napoli, di come la sua ultima partita dal vivo l’avesse vista al San Paolo quando ancora il prato verde veniva illuminato dalle magie del Dio del calcio in persona e di come sia rimasta dispiaciuta perché suo figlio diciottenne ha scelto di “tradirla” non seguendo il calcio.

Il Napoli in trasferta è anche questo, ognuno ha le proprie storie da raccontare, qualcuno le tiene per se, qualcun’altro viene inebriato dal clima acceso del settore Ospiti a tal punto da perdere ogni freno inibitore e raccontare qualsiasi cosa gli venga in mente.

Lo stadio inizia a riempirsi e lo scambio di cori tra le due tifoserie rivali comincia come da copione, lasciando spazio anche alla solita discriminazione territoriale che ci accompagna da anni ormai in qualsiasi stadio d’Italia, alla quale noi rispondiamo con gli applausi, perché ancora una volta siamo superiori a tutto questo.

Il match ha finalmente inizio e tutto l’entusiasmo del pre partita sparisce, l’’agitazione prende il sopravvento, la partita è importante e si sente.

Diverse occasioni per noi, un rigore mancato e un’esultanza strozzata al gol annullato di Osimhen, ma anche un paio di azioni pericolose per la Roma, che nel primo tempo si divora il vantaggio con Abraham ammutolendo per un attimo lo stadio intero che ha seguito con gli occhi quel pallone uscito a lato della porta azzurra.

Lo scontro termina con uno 0-0 che sa di vittoria per entrambe le squadre, la Roma ferma la capolista e il Napoli mantiene la porta inviolata e la testa della classifica in un campo dove ieri avrebbero perso in molti visto l’ambiente. Tra commenti e tentativi falliti di rivedere la partita sui vari cellulari, si chiude così una delle serate più belle degli ultimi anni per me, nonostante il risultato. Gli azzurri ci sono, sono vivi e stanno lottando, hanno dimostrato qualora ce ne fosse bisogno, di non essere lì su per caso. La lotta al vertice col Milan che richiama periodi bellissimi della storia partenopea, si fa sempre più interessante e nelle prossime partite potremmo capire di più chi delle due reggerà il confronto, al momento ci godiamo i 25 punti e il primato in classifica.

Fa piacere il fatto che finalmente qualcosa pare si stia muovendo a Napoli dal punto di vista del tifo al “Maradona”, perché chi c’era ieri si è accorto quanto e come l’ambiente circostante influisca sui calciatori in campo. I giallorossi, spinti dai quasi 50mila dell’olimpico, hanno dato battaglia in campo e lottato su ogni pallone. Così dovrebbe essere sempre, i tifosi hanno il diritto di sostenere la squadra e ne gioverebbe anche lo stadio a livello visivo, perché credetemi qualsiasi siano i colori che lo riempiono, uno stadio pieno come quello di ieri è qualcosa di spettacolare da vedere per chi ama il calcio.

Mirko Torre, classe 1997, nato a Roma in piena generazione Z, appassionato di calcio, musica e del mondo. Studente universitario, cerco di dare un senso a quello che per me è prima una passione e poi un sogno, la scrittura.