Se non sanguina non è vera. La poesia, s’intende…

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di Christian Sanna

Ernest Hemingway diceva che Non c’è niente di speciale nella scrittura. Devi solo sederti davanti alla macchina da scrivere e metterti a sanguinare. Invece, io che sono uno “scrittore” dallo scatto breve e dal fiato corto in un aforisma scrissi “Se non sanguina non è vera. La poesia, s’intende”.  In entrambi i casi, Ernest che è stato semplicemente e complessamente Hemingway ed io che imperterrito continuo a fare la figura del cretino abbiamo affermato la stessa cosa; ci vuole il sangue per essere umana, necessita della ferita.

E’ della scrittura che si parla. Le parole devono irritare l’anima, le stesse la devono lenire perchè esattamente come Ennio Flaiano anch’io “Credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere”. Ma queste parole tanto care e assai carine avranno anch’esse il diritto di sognare, di sentirsi pronunciare da qualcuno che in fiaba o in poesia, nel romanzo o nel saggio, in un discorso pubblico o privato, politico o amoroso le incoroni regine. La parola è femmina, può essere seducente e timida, impetuosa e delicata, passionale e graziosamente bugiarda, elegante e pura come un giglio.

L’altro giorno ho ripreso l’antico vizio di quand’ero ragazzo e sognavo di cambiare il mondo prima che finisse in un pareggio che non serve a nessuno o forse alla propria libertà individuale, al proprio destino: non sono riuscito a cambiare il mondo ma il mondo non ha cambiato me. Quel vizio antico consiste nel ritornare a scrivere sulla carta igienica ( ma non lo trovare romantico?) cose tipo questa:

Non ricordo dove ti ho incontrata /nè quando nè dove ti ho perduta / quel che non dimentico è il bicchiere pieno dei tuoi sorrisi / il tempo non pervenuto / e la tua faccia spettatrice stupita di quando con la mia bocca rimasi impigliato dentro la rete dei tuoi capelli.

Ma da dove ha origine tutta questa ispirazione? Sette donne su dieci mi hanno detto che per scrivere cose del genere devo essere o comunque devo essere stato un uomo molto innamorato. La maggioranza è convinta che ci debba essere sempre un destinatario preciso verso cui si dirigono le parole, non contempla l’idea che, aiutati dai ricordi e dalla capacità dettata da una certa sensibilità di rendere visibile l’invisibile, si possa come con il puzzle, costruire un ideale a cui destinare le proprie voglie di terra e cielo.

Sono convinto che la poesia sia azione politica ed il sentimento amoroso di cui spesso la poesia si nutre è il manifesto di una rivoluzione silente e non riconosciuta. In una poesia feci riferimento ad una figura femminile  che nel primo verso aveva una trama di capelli rossi, in un altro i capelli di grano, in un altro ancora neri come il corvo. Ora, ironicamente, si potrebbe freddare la questione con la seguente battuta: è per caso un’ode ai parrucchieri e alle tinture? Semplicemente sono diverse le donne o forse è la donna perfetta con i dettagli di altre o magari è un mosaico di dettagli che hanno rapito la sguardo e meritavano di essere eternizzati sul foglio, affinchè non se ne perdesse la memoria.

La Canzone di Marinella di De Andrè è ispirata ad una storia vera. Lo stesso cantautore ligure in una intervista aveva raccontato di essere rimasto colpito dall’omicidio di una ragazza costretta a fare la prostituta e ritrovata morta nel Tanaro o nel Bormida. Con delicatezza e poesia Fabrizio è stato capace di “reiventarle una vita e di addolcirne la morte”. Anche a questo serve la scrittura, a riscattare un’esistenza andata a male e preservarne la memoria, mentre un cronista deve attenersi ai fatti descrivendoli così come sono realmente accaduti, i poeti e i romanzieri devono spingersi un pò più in là, oltre la siepe che non si vede, orientarsi dentro un labirinto il cui percorso è segnato da spine di rose.

La parola è femmina e ha il potere della creazione: partorisce, ferisce, uccide, riscatta, placa, lenisce, ammala, guarisce. E ci sta che anch’essa sogni d’essere presa con passione e tenerezza da uno che per un momento, il tempo di un sogno o in eterno, la incoroni regina.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.