Tornare ad amare l’umanità

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di Christian Sanna

Basta guardare le città: gli edifici, le cattedrali nel deserto, i mostri di cemento. Guardando al futuro, come si può essere ottimisti? Molte costruzioni prive di funzionalità applicate al senso estetico sono rivelatrici della poca attitudine alla coniugazione di efficienza e bellezza. Molti costruiscono male perchè pensano male, sognano male, amano male o non amano affatto ed agiscono male.

La somma di tutte queste attività fatte male porta inevitabilmente a risultati fallimentari e non c’è da stupirsi se in ambito letterario, musicale, artistico, politico, lavorativo e soprattutto umano scarseggi la qualità. Certo, una schiera di titolati incaricati megadirettori galattici potrebbe rivendicare mansioni prestigiose, posizioni privilegiate. Rivendichino ciò che vogliono, magari aggiungano per completezza come sono arrivati a raggiungere la vetta senza dimenticarsi di nessuna tappa effettuata, ma soprattutto dimostrino qualità, capacità sul campo e non solo sulla carta.

E’ finito da un pezzo il tempo delle parole, ci vogliono i fatti! Bisogna dimostrare di essere all’altezza di un incarico! A leggere i giornali pare ci siano un bel po’ di crisi che stanno facendo la voce grossa: quella energetica, ambientale, economica. Ora ditemi voi, quando non siamo stati in crisi! Viviamo crisi decennali, ci portiamo dietro le cambiali di passate amministrazioni avventurose, paghiamo i fallimenti di progetti pensati male, qualche volta persino realizzati bene.

Pensate che meraviglia: un progetto pensato male e realizzato bene, la perfetta realizzazione di qualcosa che è sbagliato già in principio. E’ chiaro che quando i mass media cominciano a parlare insistentemente di un problema, a quel problema già non c’è più rimedio. Ci hanno sempre detto che prevenire è meglio che curare e questa dovrebbe essere una regola d’oro valida non solo nell’ambito medico. Guardiamo i programmi in tv e a sentire certe notizie pensiamo che si sia fatto tardi troppo presto, quando, invece, all’oscuro di tutto (un pò perchè alcune cose non ce le dicono e un pò perchè tanti di noi non si interessano, non si informano) dovremmo sapere che se si è arrivati ad un punto di non ritorno, vuol dire che il problema è presente da anni.

C’è un crisi culturale? Certo, anzi probabilissimo. Forse. Eppure, oggi, chiunque scrive e pubblica libri. Mi viene il dubbio che ci siano più scrittori che lettori. Come sono lontani i pensieri di Jorge Luis Borges, uno che ha contribuito a fare un pò di letteratura e che diceva: Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto. Credo ci sia abbastanza confusione nell’aria, i pensieri non sono chiari e forse neanche i sentimenti; se la cultura è affidata a Tik Tok e ai reality è davvero finita, non c’è speranza.

A contribuire al decadimento del pensiero ci pensa ogni giorno il politicamente corretto di cui francamente non se ne può più, perchè ormai si respira ipocrisia da tutte le parti. C’è troppa faziosità e poca serenità nell’analisi dei fatti, si è arrivati alla dicotomia: tifo a favore e tifo contro, ma non dovrebbe funzionare così ed infatti non funziona quasi niente. I pensieri allineati non fanno crescere, la mancanza di spirito critico e di voci fuori dal coro sono indice di una società sempre più appiattita su se stessa, senza slanci, monocorde.

Si è arrivati al punto in cui ci si scandalizza per la forma, quando sarebbe molto più utile e logico indignarsi per il contenuto, così ci si attacca alle parole mentre le azioni fanno discutere. Intanto, la vita ci passa davanti, come un film di cui dovremmo essere i protagonisti ed invece veniamo recitati e trasportati dentro una messa in scena quotidiana in cui a rituali si mischiano, ogni tanto, dei colpi di scena. Peccato che il più delle volte siano tragedie, basta accendere la tv ed ascoltare i telegiornali: è un cimitero di tristezze, dove da essere umano, ti viene voglia di fare il tifo contro (ma questa volta dalla parte giusta, senza dubbio), nella speranza che un giorno prima o poi la natura si rompa le scatole definitivamente e cacci l’uomo.

Mi spaventa e alzi la mano chi non è spaventato quanto me ,se non più di me, questo declino che fa la barba alla perdita di certi valori e non mi dicano, a parziale giustificazione, che i tempi sono cambiati e che bisogna aggiornarsi. Ci sono sentimenti immutabili, nella vita contano quei quattro o cinque principi che i genitori ci hanno insegnato da piccoli e fra questi c’è, di sicuro, il rispetto per gli altri. La mediocrità di oggi è il frutto delle mancate buone lezioni di ieri; non è normale che ci si stupisca quando qualcuno saluta o è particolarmente gentile. La buona educazione è diventata un accessorio; mi capita di osservare gente che entra in un negozio e non dice neanche buongiorno.

Per non parlare della parola grazie, diventata sempre più rara. Ho sentito qualcuno giustificare il mancato buongiorno attribuendo alla persona lacunosa una timidezza o una riservatezza che non stanno nè in cielo nè in terra. Non prendiamoci in giro: fa molto più rumore un silenzio del genere, una parola gentile mancata che un grazie, un arrivederci, un come stai. La verità è che c’è tanta maleducazione, indifferenza e superficialità. E con uno scenario del genere, dove la gente si invidia, si trama alle spalle, dove c’è ignoranza ed arroganza, come si può essere ottimisti per il futuro?

La guerra con i suoi orrori e la sua volgarità ci rimanda all’uomo primitivo. Non è cambiato niente, l’essere umano in continua lotta con gli altri e con se stesso, non ce la fa proprio a vivere in armonia con i suoi simili, perchè l’istinto di prevaricazione è più forte. Le guerre, tutte le guerre in qualsiasi angolo della terra, vanno condannate severamente e il problema della guerra, la sofferenza di chi la guerra la subisce la dobbiamo sentire con la stessa intensità per tutti. Ci sono popoli in guerra da tantissimo tempo, quella sofferenza merita le nostre attenzioni e le nostre preghiere nella stessa misura, anche se ci sembra lontana, perchè è dall’altra parte del mondo.

E ci vuole il dialogo, non le armi. Ci vogliono le medicine, non le munizioni. Ci vuole la diplomazia, non il conflitto. Ci vuole serietà e non le chiacchiere alla televisione. Ma soprattutto, ci vuole un grande esame di coscienza; ognuno dovrebbe guardarsi dentro e nel suo piccolo chiedersi cosa può fare per migliorare le cose. Non credo servano gesti eclatanti o azioni clamorose. Bastano onestà e rispetto. Empatia e concretezza. Rispetto per l’altro e un po’ d’amore verso se stessi. Perché nessuno mi toglie dalla testa che la bruttezza di questi tempi affonda le radici nel non amore verso se stessi. Insomma, se l’uomo si volesse davvero bene farebbe di tutto per guarire invece di ammalarsi. Pirandello diceva Sapete che cosa significa amare l’umanità? Significa soltanto questo: essere contenti di noi stessi.
Quando uno è contento di sé stesso, ama l’umanità.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.