AGGRESSIONE ALL’ASL DI CASORIA

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Pubblichiamo, di seguito, la lettera di denuncia inviata da una nostra lettrice agli operatori della Filmcams e del Telefono rosa. Spesso gli operatori del settore pubblico sono costretti a lavorare, senza alcuna forma di tutela, in balia di un pubblico arrogante e maleducato. La nostra lettrice precisa: “A tutto ciò si aggiunge una quotidiana campagna diffamatoria che i mass media mandano in onda, su reti televisive nazionali e locali, contro i pubblici dipendenti.


L’utenza così si sente autorizzata a trattare tutti, indistintamente, come dei fannulloni. Se si va in un supermercato o in un negozio per acquistare l’ultimo modello di telefonino, si fanno anche file chilometriche senza recriminare o lamentarsi, quando si arriva all’ASL invece si vuole tutto e subito. Inoltre da quel che mi è successo emerge quanto la cultura sessista e violenta purtroppo la fa ancora da padrona sul nostro territorio ed io a questo proposito non posso fare a meno di ricordare quel che è successo a Pianura recentemente. Non mi meraviglio, ascoltando queste miserabili persone, di come un gruppo di balordi abbia potuto compiere un’azione così abominevole su un ragazzo di quattordici anni. Questi balordi sono figli di questa cultura, di questi uomini sporchi che si sentono in diritto anche di uccidere se qualcuno non gli va a genio o li fa prendere coscienza di quel che sono”

 

            Agli operatori

                                                                                                                  della   Filcams  e

                                                                                                                  del telefono Rosa

                                     Sono una sociologa responsabile dell’URP del D.S.43 dell’ASLNA2 NORD, scrivo per segnalare un increscioso episodio che mi è capitato.

Mentre ero al computer nella mia stanza è entrato un utente accompagnato dal figlio. Premetto che ha iniziato a bussare violentemente. Questo utente era sulla sedia a rotelle ed era venuto al D.S.43 per presentare una richiesta di trattamento riabilitativo. Poiché l’autorizzazione di tale pratica richiede un’attesa di  15 giorni il signore ha iniziato ad inveire contro tutto e tutti. L’ho invitato a calmarsi e l’ho accompagnato in direzione per cercare una soluzione al problema, comprendendo anche la sua ansia, poiché temeva che aspettando i tempi previsti la riabilitazione non avrebbe ottenuto i risultati sperati, cioè riuscire a lasciare la sedia a rotelle. Accompagnato  in direzione ha continuato a minacciare tutti, voleva allungare le mani sui presenti, incitando anche il figlio ad espressioni scurrili nei confronti degli operatori. Alla fine gli è stato detto che il prossimo giovedì avrebbe potuto ritirare l’autorizzazione, e ha ribadito che purtroppo per ottenere ciò aveva dovuto alzare la voce.  Io ho risposto che il suo comportamento era stato incivile, perché avremmo comunque accolto la sua richiesta. Al che ha risposto che lui non accettava la morale da me, che io ero una che “si grattava le palle” che non ero nemmeno una donna ma “un cesso”.

Io da parte mia ho solo ribadito “ si sta qualificando”…

Ora mi chiedo, dopo quello che è accaduto a Pianura ad un ragazzo di 14 anni è mai possibile che comportamenti del genere, che sfociano sempre nella connotazione sessista, non devono essere stigmatizzati e comunque in qualche modo sanzionati? Lo ripeto: per me conta, oltre l’offesa personale, soprattutto il problema che purtroppo qui e solo qui continua a persistere una cultura di stampo sessista, violenta e offensiva nei confronti delle donne e delle persone che nell’immaginario di questi tristi personaggi appartengono alle fasce deboli, ed in virtù di ciò devono essere calpestate.

 

                                                                                                               

P.S. Ho sentito anche altri utenti, sempre di questo stampo, dire ad una collega ”io che femmene nun so abituato a parla’, parl solo cu l’uommen”. Questo è il territorio in cui viviamo, a quando qualche prossima vittima? Bisogna poi aggiungere a ciò che un collega ( come mi ha riferito una amica-collega), mentre tutto ciò accadeva,  se la rideva sotto i baffi…

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.