C’erano una volta…

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di Maria Rusolo

C’erano una volta i duri e puri dell’anti- casta, quelli che non si sarebbero mai sognati di rilasciare interviste alla stampa corrotta o di andare in contraddittorio con un politico del vecchio sistema di potere, a cui non risparmiavano i classici simboli dell’offesa più bieca e bassa. Quelli del Vaffa day che pullulavano le piazze con slogan violenti e terribili; quelli dello streaming durante l’incontro con il povero Bersani, che provava a parlare di cose serie ed a cui ridevano in faccia; quelli, ve li ricordate della centralità del Parlamento, sino a quando il buon figlio di Casaleggio, non dichiara che insomma, quello è uno strumento di potere vuoto di significato e che invece che l’elezione democratica dei nostri rappresentanti avremmo facilmente potuto procedere alle nomine.

Quelli del grido Honestààààà Honestà, che si riuniscono nelle terrazze romane dell’alta borghesia giocando per la spartizione del potere, tra amici ed uomini di fiducia. Quelli che “mai si sarebbe dovuto ricorrere al voto di fiducia”, e che invece lo usano e ne abusano come e più degli altri, per nascondere le proprie incapacità e nefandezze.

Quelli che oggi si preparano alle Europee, e che qualche giorno fa parlavano di uscire dall’euro, quelli che la Televisione mai, eppure regnano incontrastati in una Rai, ormai completamente colonizzata, dalla politica sovranista e populista. In realtà più che l’uno vale uno, io ho davvero la sensazione che il Potere, invece logora chi non lo possiede, e che una volta tra le mani, si debba giocare ad arraffare più possibile, prima che il bluff venga definitivamente scoperto e finiscano tutti in mutande.

Ascoltare la loro voce in qualunque dibattito restituisce proprio la sensazione che non solo siano telecomandati e, che abbiano un copione sempre uguale da ripetere, che il buon Casalino invia nelle chat di whatsapp, ma che non sappiano più quali pesci prendere. Il reddito di cittadinanza è uno strumento vuoto di significato che non sposta di un millimetro la tragedia di cinque milioni di Italiani che vivono o meglio sopravvivono al di sotto della soglia di povertà, ma che soprattutto non è capace da solo di spostare l’attenzione da questo grande pasticcio creato in solo pochi mesi di Governo.

Non sanno come muoversi, si presentano come un elefante in una cristalleria, che qualunque movimento faccia distrugge facilmente tutto quanto lo circonda. La disfatta della Sardegna non è solo un segnale evidente e fortissimo, ma è il punto di partenza per l’esplosione finale di quello che non è più un movimento e che non sarà mai capace di diventare un partito. Via i due mandati, e subito alleanze con le liste civiche, ma scusate non erano loro a rappresentare le vera, la sola quintessenza del civismo? In realtà alle amministrative nelle varie città, questo era giù conclamato, nelle liste tutti vecchi protetti dal sistema, con tessere di partito folgorati e ripuliti sulla via di Damasco, per cui chi pratica la politica, e conosce le realtà locali conosce bene l’evoluzione del Movimento, che è già cominciata molto tempo prima di approdare al Governo del Paese.

Nessuna promessa, o meglio nessuna bugia elettorale ha trovato riscontro nella realtà: Tav, Tap, Europa, Indennità dei parlamentari, nomine, la Rai, il legame con la base, la trasparenza e la piena conoscenza degli atti e delle procedure. Le scelte nelle mani di pochi, del capo politico, che sceglie come capo della segreteria del proprio ministero, uno con una laurea comprata, o l’amica d’infanzia del proprio paesello d’origine. Fin qui tutto potrebbe sembrare insulto, ma non lo è, si tratta di aver rubato il consenso agli Italiani, stanchi di un paese che non funziona e che non lascia spazio alla competenza e a i migliori.

Quattro ragazzotti ci hanno restituito, un Paese economicamente più fragile, con una decrescita economica infelice, e la certezza granitica che non erano e non sono interessati al senso della Comunità, e che hanno come obiettivo solo quello di esserci comunque, qualunque cosa accada. Io credo che il povero Rousseau si stia rivoltando nella tomba, mai avrebbe pensato di dover essere una piattaforma usata come coperta di Linus per coprire la vergogna del no all’autorizzazione a procedere per Salvini. L’immunità oggi diventa lo scudo dietro cui nascondersi e grazie al quale proteggersi. Intanto i cantieri delle grandi opere continuano ad essere bloccati, e milioni di posti di lavoro sono a rischio; lo sviluppo di intere aree è a rischio, lo sviluppo e la sopravvivenza dell’intero Mezzogiorno è a rischio.

Loro nel frattempo continuano a giocare con i voti on line, con i post su fb, e le dirette dinanzi a qualche impresa che chiude, senza riflettere un solo istante su come risolvere un problema, o una sola criticità. Chiusi come una setta, non sono stati in grado di costruire una valida classe dirigente capace e competente, e piuttosto che rappresentare gli ultimi, gigioneggiano con l’alta borghesia da cui attingono a piene mani per le candidature. Solo le immagini cupe di Munch possono rendere al meglio quello che stiamo vivendo e contro il quale bisogna organizzarsi immediatamente, perché la verità è la sola ancora di salvezza possibile.

Non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.