Cesare Battisti ammette gli omicidi per cui era stato condannato. Si aprono nuovi scenari

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di Alessandro D’Orazio

L’ex terrorista Cesare Battisti, arrestato lo scorso 13 gennaio dopo una latitanza durata quasi quarant’anni, ha finalmente ammesso i quattro omicidi per i quali era stato condannato nel corso di un interrogatorio avvenuto pochi giorni fa.

 

È quanto riferito dal Procuratore capo di Milano Francesco Greco, secondo cui Battisti avrebbe detto: “Mi rendo conto del male che ho fatto e mi viene da chiedere scusa ai familiari delle vittime”. Il terrorista avrebbe poi aggiunto che le sue azioni erano state compiute nell’ambito di “una guerra giusta”. In tale circostanza Battisti si è però rifiutato di fare i nomi di altri complici.

 

Membro dei Proletari armati per il comunismo (PAC), Battisti fu condannato per quattro omicidi avvenuti tra il 1978 e il 1979, come mandante o come esecutore materiale: quelli di Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria; Lino Sabbadin, macellaio; Pierluigi Torregiani, gioielliere; Andrea Campagna, agente della Digos. 

 

Nel corso del tempo, sul caso Battisti si sviluppò un ampio quanto incomprensibile movimento innocentista, che aprì un dibattito sulle modalità delle sentenze, basate quasi esclusivamente sulle testimonianze di Pietro Mutti, collaboratore di giustizia e suo principale accusatore. Tuttavia va precisato che Battisti era già scappato all’estero prima dell’inizio del processo che lo vedeva coinvolto (correva l’anno 1981). La sua latitanza fu burrascosa: prima in Francia, poi in Messico, poi di nuovo in Francia dove divenne scrittore e traduttore e dove venne protetto dalla dottrina Mitterrand; nel 2004, però, durante la presidenza Chirac, la Francia concedette l’estradizione in Italia. Battisti quindi scappò di nuovo.

 

Venne arrestato nel 2007 a Copacabana, in Brasile, dove però nel 2009 gli venne accordato dall’allora presidente Lula lo status di rifugiato politico. Il nuovo presidente brasiliano Jair Bolsonaro, ancor prima dell’elezione, aveva promesso la sua estradizione, poi firmata dal presidente uscente Michel Temer. Battisti era quindi scappato nuovamente, alla fine dello scorso anno, per poi essere arrestato in Bolivia dopo una lunga ricerca.

 

L’ex terrorista dei Pac si trova ora rinchiuso nel carcere di Oristano, ma non in regime di 41 bis, perché i reati sono stati commessi tra il ‘78 e il ‘79, quando ancora non esisteva il regime di restrizione e l’ergastolo ostativo. E non può essere retroattivo. A questo punto lo scenario giurisprudenziale che si apre sarà quello della eventuale discussione del risarcimento da destinare alle famiglie colpite dal vile comportamento del terrorista. Battisti, infatti, non ha mai pagato neppure economicamente il conto con i parenti delle vittime e la sua confessione potrà in questo senso agevolare l’operato della giustizia.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.