Il peso delle parole

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di Pasquale Tignola

Gentile Direttore,

approfitto dell’antica amicizia per inviarTi questa breve riflessione rispetto al tempo che stiamo vivendo non solo a livello nazionale ma anche nella nostra città.

Viviamo un momento complesso, gli effetti della pandemia sono ancora presenti, anzi qualcuno teme che la violenza degli stessi sia ancora prossima da venire, soprattutto per quanto concerne gli aspetti economici. Eppure questo momento buio, complicato, dovrebbe aiutare a determinare un processo di normalizzazione e, perché no, distensione del sistema politico nella sua totalità, cosa che tuttavia non accade.

Viviamo in questi giorni una crisi politica nazionale, per molti incomprensibile, per pochi giusta, ma quello che mi colpisce e mi lascia basito sono i toni sempre più esasperati, e l’utilizzo di parole sempre più spropositate e inadeguate.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito a proclami, aut-aut, frasi che sembravano definitive, salvo poi essere smentite o capovolte nel giro non di anni o mesi (anche se, ovviamente, solo gli stolti non cambiano idea), ma di pochi giorni.

In questa crisi sta accadendo la stessa cosa. Esponenti politici nazionali che solo tre giorni fa immaginavano impossibile un percorso di continuità con altri, oggi già sono rientrati o meglio si stanno rimangiando quanto detto. Allora la domanda nasce spontanea: perché non misurare le parole, perché non lasciare spazi aperti, per evitare di incorrere in una frequente (divenuta purtroppo ormai costante) incoerenza da parte del mondo politico, da cui – sia ben chiaro – nessun partito (ma proprio nessuno) è esente.

Nei giorni scorsi è girato sui social il video di un prete, don Pietro, che raccontava di un incontro fra il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’ex Governatore della Banca Centrale Mario Draghi. Ora, quest’ultimo potrà piacere o no, ma ha un curriculm vitae di tutto rispetto ed è considerato fra le personalità più competenti del nostro Paese. Ebbene, nella sua omelia, Don Pietro fa notare proprio questo: “il peso delle parole”; ossia che il Ministro, cui non si discutono le capacità politiche (altrimenti non sarebbe lì) dopo l’incontro affermava: “Draghi mi ha fatto una buona impressione”, un po’ come se lui (Don Pietro) fosse andato dal Papa, per poi dire che gli aveva fatto “una buona impressione”.

Ora, sia chiaro, Di Maio è solo la punta dell’iceberg di un mondo politico in cui non si fa davvero più caso a cosa si dice e perché lo si dice, e potrei citare tantissimi altri esempi, dal Zingaretti “Mai con i cinque stelle” al Renzi “Se perdo il referendum lascio la politica”, a Salvini per cui non basterebbe un articolo, per ripetere tutto quello che ha detto del Sud e dei meridionali, salvo poi venire a fare campagna elettorale.

In questi giorni, anche nella nostra città abbiamo assistito a qualcosa di simile. Parole come “dittatura” e “colpo di stato”, o post sui social ai limiti della violenza verbale non aiutano di certo un dibattito già di per sé complesso, vista la portata delle scelte messe in campo. Scelte che possono essere anche non condivise, e che solo il tempo potrà mostrare forse inadeguate o errate; ma chi è stato chiamato a governare ha il dovere di scegliere: non è un caso, che non si governi per sempre, ma a tempo. Negli Stati Uniti, nei quattro anni di Presidenza Trump si sono fatte politiche in netta antitesi con la cultura e la tradizione democratica, ma la bellezza della democrazia sta proprio nel fatto che, nel suo primo giorno di insediamento, il neo Presidente Biden ha bloccato la costruzione del muro con il Messico, è rientrato nell’accordo di Parigi sul clima e ha riportato gli Stati Uniti nel Oms, solo per citare qualche esempio.

In sintesi, anche a Casoria, una contestazione a uno o più provvedimenti non solo è sacrosanta e legittima, ma non può e non deve passare attraverso un’azione di denigrazione personale, lasciando il campo a offese o illazioni ai limiti della diffamazione – con reazioni e difese altrettanto esasperate – perché così si mette in gioco non solo la tenuta delle Istituzioni, ma anche e soprattutto la tenuta dei rapporti personali, già in forte crisi. La nostra è una lingua bellissima, fatta di tanti sinonimi e tante parole. Utilizziamole bene (anche sui social) perché il loro peso ha effetto non solo nei confronti di chi le subisce, ma anche di chi le legge o le ascolta.

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.