” Tempesta madre “, il nuovo ed atteso romanzo di Gianni Solla

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di Viviana Trifari

Jacopo ha otto anni, una madre sopra le righe e un padre assente “suo malgrado”.

Vive senza far rumore, in punta di piedi, unico maschietto in una classe femminile, si trova già a capire quanto sia poco veritiera la storia del “sesso debole”, storia menzognera che non troverà riscontro neanche nella sua vita da adulto, dove affamato d’amore, ma abituato a lasciare che gli altri scelgano per lui, si troverà ad aspettare e cercare di capire, forse la cosa che gli riesce meglio, da sempre.

La madre è il centro di tutto, di tutti i suoi perché e delle mancate risposte, avere in dono una madre “che ti piove dentro come una tempesta”, che ti allaga e riempie, che non ti concede tregua, che ti carica come una molla e ti lancia come un boomerang, in attesa dei continui ritorni e di nuovi cieli da fendere, con tutto l’amore disperato di cui una donna è capace quando è disperatamente infelice.

E Jacopo si ritrova a capire “la segretaria” prima come donna che come madre, instabile, capricciosa, fiera e instancabilmente sé stessa, bellissima e orgogliosa come nessuna.

Jacopo le fa un po’ da figlio, complice e innamorato come tutti i bambini, pure avendo una madre diversa dagli altri coetanei, e le fa anche da padre, prima ancora del momento in cui tutti i figli diventano genitori e i genitori, figli.

E suo padre? Suo padre forse è troppo “standard” per una donna così unica, così profondamente acuta e profonda e si fa da parte o forse semplicemente la segretaria lo mette in un angolo della vita di entrambi, pronto a chiamarlo all’occorrenza, senza troppe storie come si fa con i grandi amori, che non hanno bisogno di spiegazioni per essere richiamati in causa o con chi si tiene in pugno, perché si è una spanna sentimentalmente in vantaggio.

La segretaria è un coloratissimo cubo di rubik, pieno di colori e sfaccettature, troppo difficile per la maggior parte degli uomini, compreso suo padre, e così a Jacopo non resta che metterci tutto l’amore di un figlio per capire come mettere a posto i tasselli di sua madre, con album di famiglie estranei rivisitati e fatti propri o con vinili e musica classica che calmano e riportano sua madre a vivere dolci ricordi, come si fa con i bambini: cura e ninna nanne e storie belle e abbracci.

Jacopo è un bambino che ascolta Čajkovskij, scrive poesie “mature” sulla carta gialla delle braciole, nella cella frigorifera della macelleria di suo padre, che forse sogna di vestirsi da supereroe a Carnevale e non metter più baffetti da Hitler, vive la sua infanzia tra la Napoli bene e il Rione delle Mosche, dentro ha un mondo troppo vasto per contenerlo interamente.

Gianni Solla

Gianni Solla ha scritto un romanzo ironico e crudo, lirico e cristallino.

La capacità dell’autore è quella di riuscire a non perdere mai intensità e delicatezza, sia nella narrazione di attimi di vuoto che nei momenti di semplice ironia, ogni rigo scritto da Gianni non perde mai quella vena di bellezza pura, di rotondità poetica.

 Le parole di Solla cullano, leniscono e vanno in fondo con dolcezza, non hanno bisogno di usare punte per incastonarsi, ma si fanno spazio, levigandosi e accomodandosi tra le pieghe dei sentimenti e dei ricordi di ogni lettore che si ritrova a danzare con la melodia che l’autore compone e fa vibrare.

Un romanzo che si fa poesia e che accarezza il cuore, che ci insegna che “Tutti i grandi sono stati bambini” ma non è vero che solo in pochi se lo ricordano. Lo ricordano tutti e a volte serve soprattutto per diventare “adulti diversi, adulti migliori”.

Grazie Gianni, grazie per avermi fatto compagnia mentre ricordavo la mia mamma “sui generis”, grazie per avermi dato un compagno di giochi: Jacopo ormai è mio amico, prometto che non gli lascerò la mano.

Viviana Trifari classe 1980, una laurea in lingue e un nuovo percorso di studi da poco intrapreso sulla comunicazione. Da sempre vicina al mondo dell'editoria, affascinata dai meccanismi della scrittura, vive per leggere e scrive per necessità. Ha collaborato con varie testate giornalistiche come redattrice letteraria, predilige la sua terra per la scelta di libri da recensire. Schietta, apertamente schierata contro tutti gli - ismi, sogna un mondo dove ognuno abbia "il suo posto", un universo che accolga tutti senza fare differenze. Ci spera, ci crede, si mette alla prova.