di Rosario Pesce
Le operazioni di vaccinazione, anche se fra qualche difficoltà ampiamente prevedibile, stanno procedendo in modo incessante, per cui, nei prossimi mesi, sempre maggiore sarà il numero degli Italiani che avranno ricevuto le dosi vaccinali.
È evidente che si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo: da una parte il virus continua a mietere vittime ogni giorno in modo regolare e sistematico; per altro verso, il vaccino inoculato rappresenta la migliore arma per debellare il nemico.
Entro l’estate il nostro Paese dovrebbe raggiungere un numero accettabile di vaccinati, per cui, pur non essendo ancora vicina l’immunità di gregge, comunque il livello di protezione sociale contro il Covid dovrebbe essere rassicurante.
I sacrifici da compiere non sono pochi: molte regioni sono zone rosse e, per tutto il mese di marzo ed aprile, le restrizioni saranno il nostro pane quotidiano.
Certo, a distanza di un anno, lo scenario comunque è cambiato: lo scorso mese di marzo eravamo tutti chiusi in casa, aspettando le 18 di ogni sera il dispaccio della Protezione Civile in merito a morti e nuovi positivi e cantando dai balconi di casa l’inno di Mameli, come segno di speranza e di un rinnovato sentimento comunitario.
Oggi, pur in presenza di restrizioni, lo scenario è diverso e si avverte che il Paese si sta incamminando verso l’uscita dal tunnel, in vista di una libertà autentica che ci manca da troppo tempo.
Quali i costi sociali, finora, affrontati?
Certo, sono notevolissimi: le centomila vittime registrate segnano un vulnus per l’intera comunità nazionale, visto che, in molti casi, esse appartengono ad una generazione, che ha costruito il Novecento e che, per effetto del Covid, viene cancellata.
Questi morti sono gli eroi, spesso anonimi, di una guerra che stiamo combattendo: a loro, quando tutto questo sarà finito, dovrà andare l’attestato di stima di un intero popolo, perché il lutto per i loro decessi segna la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova, visto che mai potremo tornare alla normalità del pre-Covid.
Forse, abbiamo compreso che delle nuove sfide ci aspettano: la Sanità dovrà essere potenziata per davvero, perché i rischi di nuove pandemie sono forti, così come ormai è acquisito che i processi di istruzione in presenza dovranno integrarsi sempre più con le nuove tecnologie informatiche, che rendono possibile la fruizione della didattica a distanza.
Il lavoro non mancherà, ma se la fiducia sarà il sentimento dominante, sarà possibile vincere la prima sfida autentica posta dal nuovo millennio.