Un’ umanità debole.

Condividi su

Un tempo, l’aggettivo “debole” era associato al pensiero, per effetto di una nobilissima tradizione filosofico-culturale, che aveva il suo padre spirituale, in Italia, in Gianni Vattimo.
Ora, analogo aggettivo andrebbe rivolto all’umanità, visto quello che sta succedendo nel mondo intero.
La strage siriana, con la conseguente morte di decine di bambini soffocati dal gas nervino, non può che far rabbrividire, visto che si pensava, dopo gli orrori del Nazismo, che davvero l’Uomo avesse raggiunto il massimo livello possibile di infamia e di crudeltà.
Non ci interessa, in questa riflessione, analizzare gli aspetti politici della vicenda siriana o delle analoghe stragi, che avvengono in tutto il mondo quotidianamente.
Cristiani o musulmani, amici di Trump o di Putin, filo-russi o filo-europei, siamo tutti corresponsabili della scia di sangue, che si sta diffondendo, sempre piů, a qualsiasi latitudine, per la quale pagano un prezzo altissimo gli innocenti, a partire – appunto – dai bambini coinvolti nell’eccidio ordito da Assad e dai suoi sodali internazionali.
Peraltro, l’evento siriano si è consumato a pochi giorni dalla Pasqua cristiana e questa coincidenza temporale non può che renderci ancora piů tristi, perché è la plastica dimostrazione che le parole dei Vangeli, recitate dagli altari, non sono in grado di disinnescare una violenza cieca ed ingiustificabile.
Inoltre, è evidente che simili omicidi possono consumarsi non solo quando la coscienza collettiva è sopita, ma soprattutto quando i governanti sono, purtroppo, attratti da altri interessi di ordine terreno, che non tengono in alcun conto la vita umana, che invece dovrebbe essere il principale bene, che la politica e le istituzioni hanno il compito di preservare, vista la sua irripetibilità ed unicità.
Purtroppo, il nuovo secolo ha amplificato le violenze del vecchio millennio, semplicemente spostando i luoghi delle stragi dall’Europa all’Asia ed all’Africa, ma questo dato non può, né deve sollevare il cittadino europeo dalle sue responsabilità morali e politiche, visto che ad armare i dittatori sono le nostre aziende ed, a volte, i nostri stessi Stati di appartenenza.
Le immagini dei bambini siriani morti per asfissia interrogano le coscienze di noi tutti, dal momento che, certo, la distanza non può essere un fattore di alleviamento del dolore.
Quei bambini morti sono una fetta di futuro, che purtroppo non può piů esserci, perché degli adulti cinici hanno scelto in loro vece, forse per il beneficio di qualche barile in piů di petrolio o per qualche scranno istituzionale di presunto valore.
Ma, si può costruire il benessere proprio sulla morte altrui?
Peraltro, sulla morte di infanti ed adolescenti?
Certo che no, ma l’Uomo non ha imparato le lezioni del XX secolo e si sta sforzando di fare, finanche, peggio dal momento che i mezzi di distruzione di massa consentono, oggi, di uccidere senza rischiare di essere uccisi.
Davvero, uno spettacolo sconfortante ed aberrante, che merita solo di essere fortemente biasimato, visto che la reiterazione di simili immagini puň essere un incentivo ulteriore alla violenza senza fine.
Ma, non si può sempre fingere di non vedere: poi, ad un certo punto la coscienza morale, pure, dovrà risvegliarsi, ma quando ciò avverrà per davvero?
Forse, mai?

Dirigente scolastico, dapprima nella secondaria di primo grado e, successivamente, nella secondaria di II grado. Gli piace scrivere di scuola, servizi, cultura, attualità, politica. I suoi articoli sono stati già pubblicati da riviste specialistiche, cartacee ed on-line, e da testate, quali: Tecnica della scuola, Tuttoscuola, Edscuola, Ftnews, Contattolab.