Costruire un futuro diverso

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di Maria Rusolo

“Cari concittadini… mi presento a voi oggi… con umiltà per compito che ci attende, grato per la fiducia da voi accordata, memore dei sacrifici compiuti dai nostri avi.”
“Tutti sono consapevoli della crisi che stiamo attraversando … violenza e di odio. La nostra economia è fortemente indebolita… sono andati perduti case e posti di lavoro La sanità è troppo costosa e le scuole inaccessibili a troppi.”
“Oggi vi dico che le sfide davanti a noi sono reali. Sono gravi e numerose. Affrontarle non sarà cosa facile né rapida. Ma sappi questo, America, le affronteremo.”
“Oggi siamo qui riuniti perché abbiamo scelto la speranza, e non la paura”
“E’ giunta l’ora di riaffermare il nostro spirito imperituro, di scegliere la nostra storia migliore”
“Nel nostro viaggio non c’è posto per scorciatoie o sconti. Non è un cammino per gli indecisi”
“A partire da oggi, dobbiamo rialzare la testa, scrollarci di dosso la polvere e ricominciare l’opera di ricostruzione dell’America”.
“Imbriglieremo il sole, i venti e le risorse del sottosuolo per alimentare automobili e fabbriche.”
“E un Paese non può prosperare a lungo quando favorisce solo i benestanti”.
“Il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso”.
“E’ il coraggio di un pompiere che affronta una scala densa di fumo, ma anche il desiderio di un genitore di prendersi cura del figlio a decidere il nostro destino.”
“Ci viene chiesto di inaugurare una nuova era di responsabilità, il riconoscimento da parte di tutti gli americani dei doveri che abbiamo verso noi stessi, il nostro Paese e il mondo.”
“Il significato della nostra libertà e il nostro credo sta nel fatto che uomini, donne e bambini di ogni razza e religione, possano unirsi ai festeggiamenti in questa magnifica sala… sta nel fatto che un uomo il cui padre, meno di 60 anni fa, non sarebbe stato servito al ristorante, possa presentarsi oggi davanti a voi per prestare il giuramento più sacro.”
Oggi vorrei rubarvi un po’ di tempo, apro il mio pezzo, la mia riflessione con il discorso di Obama insediatosi alla Presidenza degli Stati Uniti. Per me, con tutte le sue contraddizioni la democrazia Americana è da sempre un faro, liberale, progressista, riformista e meritocratica.
Detto questo ho pensato che molte delle parole del Presidente potessero alleviare le pene di chi italiano oggi vive la vittoria della destra, e scrivo per chiarire anche la mia di posizione rispetto a quanto accaduto, perché ho la sensazione che qualcuno possa pensare che io in qualche modo sia quasi contenta. Non c’è nulla di più lontano della mia storia da quella della destra sovranista o dal populismo del Movimento Cinque Stelle, io nasco nella cultura della sinistra progressista e vicina agli ultimi, agli emarginati, ai lavoratori che con il sudore della fronte lottavano per l’affermazione delle generazioni future. Sono figlia di un uomo che scioperava sapendo che questo avrebbe inciso sul tenore di vita delle proprie figlie, che da sindacalista ha fatto battaglie impopolari e che da comunista si è visto emarginato quando non scendeva a compromessi su candidature imposte o su posizioni ambigue, ho vissuto leggendo l’Unità e partecipando agli scioperi sulle pensioni e contro il governo Berlusconi.
Mi è stato insegnato però a fare pace con il passato e ad essere obiettiva sul presente. Da militante ho denunciato più e più volte una politica che di progressista non aveva nulla, ho sempre detto che non si potevano scegliere le candidature per appartenenza ma che alle elezioni dovessero partecipare giovani e donne capaci e meritevoli, questo mi è costato ostracismo fuori e dentro i partiti, e mi ha condotto anche ad allontanarmi con forza da un certo modo di fare politica. Oggi l’affermazione della destra, come nel 2018 quella del Movimento Cinque Stelle va letta, in una ottica storica e di gestione del potere che non si è più occupato dei bisogni delle persone, delle categorie degli ultimi e delle giovani generazioni.
Il centro- sinistra italiano non è stato capace di riforme strutturali serie che valutassero anche un mutamento radicale del mondo oltre confine, della trasformazione del mercato del lavoro, della necessità di tutelare autonomi, professionisti e piccole e medie imprese. A partire dalla riforma del sistema previdenziale si è creata un frattura tra le vecchie e le nuove generazioni, i giovani pagano lo scotto dei bagordi del passato e probabilmente non saranno in grado di percepire una pensione dignitosa. Il ventennio Fascista nasceva con questo bagaglio, una crisi economica, una epidemia, una Europa chiusa nella lotta imperialistica e soprattutto lo scontro tra l’aristocrazia ed i ceti meno abbienti.
Sia chiaro non giustifico nulla di quella fase, dalla repressione del dissenso, alla militarizzazione esasperata, alla campagna coloniale, alle infami leggi razziali, cerco di comprendere e leggere la Storia perché non si ripeta mai più. Calato nel presente lo scenario di oggi era evitabile, per due anni di pandemia la gente si è vista rifiutare le cure, ha visto i propri risparmi erosi dalle chiusure forzose, ha dovuto vivere l’assenza di un piano di sostegno serio diretto a chi ha investito in questo Paese risorse materiali ed immateriali, che cosa ci si poteva aspettare? Ma al cospetto di quanto accade in queste ore, dinanzi alle domande di mia madre che si dichiara preoccupata per i diritti delle donne, io non ho paura, no amici miei non ho paura e non perché non sappia che tipo di politica siano capaci di proporre, quanto perché mi sono sempre battuta per quello in cui credevo e per il riconoscimento dei diritti di tutti senza alcuna distinzione di censo, opinione, sesso, o posizione politica, perché credo nella eguaglianza sostanziale e perché credo che dalle sconfitte ci si rialza più forti e determinati di prima pronti a capire che cosa occorre costruire e come.
Tutti dovremmo uscire dal post social e attivarci in prima persona, al fine di garantire a tutti servizi efficienti ed una esistenza libera e dignitosa, che non distrugga ad esempio il reddito di cittadinanza, ma che lo trasformi in uno strumento di reale sostegno per le fasce più deboli, finalizzato alla esaltazione delle attitudini e delle capacità degli individui. Credo nei giovani, nella cultura non nozionistica, nella bellezza, nella forza dei sogni e delle aspirazioni e non ho paura.
Abbiamo le armi per costruire il nostro futuro senza timore e soprattutto riscoprendo un senso di umanità e di compartecipazione al dolore altrui che abbiamo dimenticato. Dobbiamo però riscoprire anche il senso del dovere e della responsabilità oggi più che mai, e per questo non ho paura, perché questa destra non è così diversa da quelle forze progressiste che avevano smarrito la strada, legate al consolidamento del potere ed al mantenimento del consenso e delle rendite di posizione.
Stare con gli ultimi significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita. Prendere la polvere sollevata dai loro passi. Guardare le cose dalla loro parte.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.