Il Premio Nobel Mario Capecchi ha tenuto una ” lectio” all’ Ateneo Federiciano

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Articolo e foto di Gianluca Madonna

 Al Palazzo delle biotecnologie dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, venerdi scorso si è tenuto  l’evento conclusivo del progetto speciale Erasmus plus Pathbio.  Mario Renato Capecchi,  premio Nobel nel 2007, è intervenuto incontrando giovani studenti e ricercatori da ogni parte del mondo. Il Premio Nobel è un genetista molecolare statunitense nato a Verona nel 1937. Capecchi è stato Professore associato presso l’Università di Harvard, mentre ha successivamente insegnato Scienze oncologiche e Genetica umana presso la Facoltà di Medicina dello Utah. 

Ad aprire la conferenza, Paolo de Girolamo, professore ordinario di Anatomia veterinaria (Unina). In ordine cronologico sono intervenuti poi : Jesus Ruberte (Uab), Adalberto Meringhi (Unito), Giuseppe Cringoli (Unina), Gaetano Oliva (Unina), Marcello Raspa (Aisal), Cristina Limatola (Cnpa). Poi de Girolamo ha introdotto  Mario Capecchi, che con diverse slide, ha illustrato e spiegato i suoi studi relativamente al principio  delle modificazioni genetiche nei topi con l’uso di cellule staminali embrionali.

Il Prof. Capecchi con Antonio Palladino

Con grande semplicità, si è rapportato con i giovani studenti e la platea tutta,  lasciando ampio spazio alle domande dei presenti. A fine meeting, alla domanda se fosse favorevole o meno al vaccino anti Covid-19, ha risposto,  senza esitare: ” sono totalmente a favore, e se tutti lo facessero, il virus si estinguerebbe”.

Particolarmente interessante anche un piccolo siparietto relativamente ad un suo incontro con  Albert Einstein, sottolineando che, suo zio era un collega dello scienziato. A fine incontro abbiamo raccolto  una dichiarazione del Dott. Antonio Palladino, giovane ricercatore dell’Università Federico II “credo che in questi tempi una testimonianza del genere sia fondamentale, in un’epoca come questa, in cui circolano notizie di paternità incerte che hanno contribuito a creare questo clima di diffidenza nei confronti della scienza. Più volte nella storia dell’umanità, e molto più significativamente nel XX secolo, la scienza ci ha permesso di superare epidemie e rendere innocue patologie infettive potenzialmente letali. Forse dovremmo ripartire da questo e sulla base delle esperienze passate, riaffidarci a quello che la scienza può fare per il bene della società. In questo contesto il commento di un premio Nobel che ha dedicato la sua vita alla scienza (che ad 84 anni brilla, per i risultati che ancora riesce a produrre) dovrebbe essere una guida per chi ha ancora dei dubbi e spazzare via la concorrenza di notizie attinte dal non meglio specificato esperto di turno.”

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