Vergognosa ostilità

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di Maria Rusolo

Accadono tante cose, in ogni angolo di strada, in ogni coda in attesa… in qualunque sala d’aspetto o in un caffè. Tanta di quella umanità attraversa il nostro campo visivo… ma noi restiamo indifferenti, non ce ne accorgiamo neppure…

C’é una brutta storia da raccontare, quella di una aggressione a degli studenti, dei ragazzi che liberamente manifestavano il proprio pensiero, nella bellezza, che solo quella generazione ancora incontaminata, può e sa di possedere. Quegli adolescenti che spesso condanniamo per assenza di regole e di volontà di partecipazione, si sentivano vivi e prendevano una posizione, e qualunque essa fosse meritava e merita tutto il nostro rispetto, a prescindere dalla nostra opinione nel merito.

Ebbene non conta, quale città fosse, non conta di quale liceo si trattasse, quei giovani ragazzi venivano aggrediti da un gruppo di estrema destra nella maniera più brutale possibile, con la forza cieca e violenta di chi vuole cancellare l’altro, di chi pensa di avere la granitica certezza che il proprio bagaglio di idee sia assolutamente l’unico che meriti riconoscimento ed espressione. E’ un segnale preoccupante? Si lo è, perché queste circostanze si sono già verificate in passato, perché certe situazioni sono già pagine di storia, della nostra storia recente e si sono tanto più gravi quando le Istituzioni e la società civile smettono di indignarsi e di condannare e normalizzano, e trasformano un atto di violenza in una banalità qualunque, come se colpire qualcuno, il proprio fratello non sia in fondo che un fatto circoscritto in un dato momento a cui dobbiamo dare peso solo se condividiamo una ideologia piuttosto che un’altra.

Le idee, i pensieri, le parole sono la forma più alta e potente di magia, cambiano gli scenari, cambiano il mondo e rompono il muro delle disuguaglianze e delle ingiustizie, sono il passaggio necessario attraverso cui i giovani affermano con forza il loro essere adulti e stabiliscono le priorità in base alle quali diventeranno adulti, si collocheranno nel mondo e nella realtà e la cambieranno a propria immagine e somiglianza.

Quanto è accaduto è tanto più osceno perché riguarda il mondo della scuola, perché colpisce degli studenti che sono usciti dal banale letargo del nozionismo ed hanno provato in qualche modo a trasformare e plasmare la cultura in qualcosa di utile e produttivo di effetti, hanno trasferito le pagine di un libro in materia pulsante e reale, e per questo meritano rispetto, protezione ed appoggio, sotto tutti i punti di vista. La lettera della dirigente scolastica ha un valore enorme, in questa circostanza esprime a pieno quello che un leader, la guida di una Istituzione Scolastica deve essere e deve compiere, sempre ogni giorno, essere vicina a queste anime, spingerle ad essere la migliore espressione possibile di una società che cancella, divide, nasconde, hanno un senso in un’epoca in cui spesso gli adulti nell’esercizio del proprio potere si voltano dall’altra parte, si legano alla circolare, alla norma, trasformano tutto in asfissiante burocrazia, invitano a leggere la nostra storia per comprenderla, attualizzarla e perché nelle sue brutture non si ripeta mai più.

Non si può più tacere e non si deve tacere, il silenzio è la forma più subdola di complicità, è l’accettazione che il male esiste e non lo si può estirpare. Quella Dirigente si è presa cura del proprio giardino, ha dedicato del tempo affinché degli arbusti giovani un giorno possano essere alberi carichi di frutti, ma soprattutto capaci di resistere ad ogni forma di tempesta. Dinanzi a tanta bellezza la reazione del Ministro del Merito e della Politica è piena di vergognosa ostilità, sia quando si condannano quelle parole, sia quando le si usa in maniera strumentale, sia quando si riduce il tutto ad una semplice scazzottata tra esuberanti adolescenti.

E’ penoso leggere la replica di chi guida uno dei Ministeri più importanti del nostro Governo, che avrebbe dovuto invece assumere sulle proprie spalle la responsabilità non solo di condannare, ma di spingere tutto il mondo della scuola ad una riflessione precisa su quanto invece sia importante esprimere e creare una cultura di libero pensiero in una democrazia che voglia essere salda e pronta. Nega, la risposta del Capo del dicastero la libertà a quel dirigente, nega la storia del Paese, lascia percepire che quegli uomini e quelle donne debbano fare i passa carte e nulla più.

Un fatto gravissimo è insomma diventato un gioco tra maggioranza ed opposizione, e nessuno ha spinto ad una seria riflessione, cogliendo la palla al balzo per soffermarsi davvero su quale ruolo si vuole che i ragazzi abbiano nel nostro sistema in termini di crescita della società. Il sonno della ragione continua a produrre mostri ed i politici si limitano ai tweet di circostanza. Sono sicura che quelle anime belle continueranno a fiorire con o senza di noi, cercando con perspicacia e forza di trovare il loro ruolo, mentre noi adulti continuiamo a sprecare occasioni di essere esempi e guide.

La libertà è la possibilità di dubitare, la possibilità di sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e anche politica.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.