La grande amarezza

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di Gianluca Spera

Stamattina sarebbe molto facile sparare a zero su tutto e tutti ma forse è meglio affidarsi all’analisi per quel che ancora serve.

Magari il tifoso meno accorto fatica a riconoscere nel Napoli di ieri pomeriggio quello che solo pochi giorni fa ha pareggiato ad Anfield.

Invece, è lo stesso Napoli con un’unica differenza: a Liverpool doveva difendersi e lo ha fatto bene, oggi doveva attaccare e lo ha fatto malissimo.

Se era stato bravo Ancelotti a imbrigliare i Reds con l’impostazione mazzarriana, oggi è tornato al suo calcio osceno.

Fin dalla lettura delle formazioni si è avuta la solita impressioni di giocatori messi lì a caso, probabilmente se fossero estratti a sorte uscirebbe una formazione più logica è organizzata.

Al di là dell’assenza cronica dei terzini, la genialata del giorno è stata quella di schierare Zielinski da regista.

A un certo punto se n’è accorto anche il prudente Compagnoni: questa squadra ha dei problemi evidenti di equilibrio.

Problemi di equilibrio che palesa anche la stampa napoletana troppo incline a raccontare un favoloso mondo che non esiste. Venerdì hanno detto e scritto che era tutto chiarito tra ADL e la squadra: eppure l’uno mantiene le multe e gli altri non le vogliono pagare.

Tornando alla partita, non inganni neppure l’iniziale vantaggio dovuto a una giocata individuale di Insigne ribadita in rete da Llorente, uno dei peggiori in campo peraltro.

Il Napoli non ha mai dato l’impressione di essere in controllo della partita.

Tanto è vero che, nel secondo tempo, un Bologna per niente trascendentale ha ribaltato la gara e sbancato un San Paolo silenzioso, malinconico e, inutilmente, severo alla fine con la squadra.

A questo punto, più che con i giocatori, la questione da risolvere è con il tecnico.

Ha la dignità di togliere il disturbo da solo o serve il benservito della proprietà?

Proprietà che appare sempre sfuggente e lontana, già proiettata verso Bari. Indegnamente rappresentata dal rampollo di famiglia.

Intanto, questo Napoli assomiglia tanto al suo tecnico. Triste, solitario e alla fine della corsa.

Gianluca Spera, classe 1978. Di professione avvocato da cui trae infinita ispirazione. Scrittore per vocazione e istinto di conservazione. I suoi racconti “Nella tana del topo” e “L’ultima notte dell’anno” sono stati premiati nell’ambito del concorso “Arianna Ziccardi”. Il racconto “Nel ventre del potere” è stato pubblicato all’interno dell’antologia noir “Rosso perfetto-nero perfetto” (edita da Ippiter Edizioni). Autore del romanzo "Delitto di una notte di mezza estate" (Ad est dell'equatore)" Napoletano per affinità, elezione e adozione. Crede che le parole siano l’ultimo baluardo a difesa della libertà e dei diritti. «L'italiano non è l'italiano: è il ragionare», insegnava Sciascia. E’ giunta l’ora di recuperare linguaggio e ingegno. Prima di cadere nel fondo del pozzo dove non c’è più la verità ma solo la definitiva sottomissione alla tirannia della frivolezza.