Titoli di coda…

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di Pasquale Di Fenzo

Ormai dovresti averlo averlo capito: il calcio non è il cinema. E i calciatori non sono come gli attori, che si lasciano spremere come limoni prima di essere buttati via. Perché se qualcuno non lo avesse ancora capito, Mertens non è Boldi, e Callejòn non è De Sica. Né tanto meno puoi pensare che se cancelli Allan dalla lista delle tue amicizie, poi questi non trovi più lavoro come è successo con Jerry Calà, alle cui richieste di riappacificazione tu nemmeno rispondi. Allan, se va via da Napoli, ha pronte almeno dieci squadre disposte ad ingaggiarlo pagandogli più di quello che gli dai tu. Lo stesso dicasi per Mertens e Callejòn, che, a detta tua, dovrebbero andare a fare markette in Cina, da te definito “paese di merda”. La stessa merda dalla quale tirasti fuori i napoletani. E stendiamo un velo pietoso sui mercenari, sui puttanieri, sui cocainomani, tutta gente che ti ha fatto guadagnare fior di milioni e che hai “licenziato” ( con la complicità di servi sciocchi, pennivendoli  e quaquaraquà) con il solito giochino ormai vetusto e rancido. Ricorda: ad umiliare gli altri non si diventa più forti, ma più miserabili.

Perché la classe non è acqua! Mai! Oggi il calciatore è un’azienda, che produce reddito e che dà lavoro a decine di addetti. Sputtanandoli pubblicamente, metti in dubbio le loro qualità umane, oltre che professionali. E ne va della loro immagine. Già, i diritti di immagine a te tanto cari quando si tratta di sfruttarli a tuo favore. Metti che dopo le tue parole qualche sponsor decida di non sfruttare più quella immagine da te infangata.

A mio sommesso parere, ci sarebbero i presupposti per una richiesta di risarcimento danni per aver infangato, appunto, la loro immagine. Ma a te che che te ne frega? Tu hai un esercito di avvocati pronti a scodinzolare ai tuoi ordini. E fossero solo avvocati! “Io so’ io e voi non siete un cazzo”, dovrebbero scrivere sul tuo stemma araldico, come il tuo concittadino Marchese del Grillo.

Molti dicono che in Società manchi una figura capace di fare da raccordo tra squadra, dirigenza e tifoseria. Secondo me, quello che manca veramente, è qualcuno in famiglia che ti faccia capire che di questo passo non si va da nessuna parte. Qualcuno che ti faccia capire che stai facendo del male prima a te stesso, della qual cosa ce ne può fregar de meno, per dirla alla tua maniera. Stai facendo del male, forse irreversibile, a una città, a una tifoseria, a un sogno!

Eppure l’intuito e il genio imprenditoriale non ti mancano. Qualche anno fa avesti il coraggio di scritturare il più grande di tutti: Robert De Niro. Peccato poi che lo sfruttasti per fargli fare una sorta di cinepanettone appena ripulito. Non gli cucisti addosso un film da premio Oscar. Il buon Bob stette al gioco forse per amor di pecunia. Non era nuovo a queste cose. Già lo aveva fatto in America: quando gli servivano soldi per girare, produrre e interpretare il suo “Bronx”, un film che gli diede meno soddisfazioni di quelle che si aspettava e forse meritava. Al Pacino, molto più parsimonioso ed accorto, non avrebbe mai commesso lo stesso errore.

Ancelotti invece…Già, Ancelotti: scegliesti il migliore, il più grande di tutti, il più blasonato. Ma gli hai messo a disposizione un cinepanettone! E la cosa grave fu che il più grande, il più titolato degli allenatori, avallò le tue scelte, diede dieci al mercato del Napoli! Altro che Grassi e Regini! Per questo hai ormai quasi abbandonato definitivamente il modo del cinema. Oggi anche un grande film, dopo dieci giorni sparisce dalle sale cinematografiche. Non a caso, grandi produttori come Cristaldi, Rizzoli e Cecchi Gori, che hanno regalato agli spettatori autentici capolavori, sono tutti falliti.

Ma tu odorasti per tempo il fieto del miccio, perché tutto si può dire di te, tranne che sei stupido. No, tuo figlio non c’entra. L’ultimo cinepanettone non l’hai nemmeno girato, ma hai raffazzonato alla meglio le scene migliori (si fa per dire) di venti anni di boiate prodotte dal tuo genio cinematografico. Tutto grasso che cola. Tanto la ‘nzogna vera, quella di lardo paesano, quella che si mette nei casatielli travestiti da CdA, ormai te la squagli solo col calcio.

 

Pasquale Di Fenzo, PDF per gli amici, tifoso di Napoli prima che del Napoli. Non lesina critiche a Napoli e al Napoli, ma va “in freva” se qualcuno critica Napoli e il Napoli. Pensa di scrivere, ma il più delle volte sbarèa. L’obiettività è la sua dote migliore. Se il Napoli perde è colpa dell’arbitro. O della sfortuna. Sempre. Se vince lo ha meritato. Ha fatto sua una frase di Vujadin Boskov, apportando però una piccola aggiunta: “è rigore quando arbitro fischia, a favore del Napoli”. E’ ossessionato da Michu che, solo davanti alla porta del Bilbao passa la palla ad Hamsik invece di tirare in porta. Si sveglia di notte in un bagno di sudore gridando “Tira! Tira!”.