L’acqua potabile in Campania: la tutela della risorsa da usare non sorge solo dalla sorgente in poi!

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Lunedì 16 novembre 2015 c’è stata una animata approvazione del nuovo “ddl acqua” in consiglio della Regione Campania. I responsabili dell’approvvigionamento di acqua idropotabile continuano a vedere la risorsa solo dalla sorgente in poi fino alle case dei cittadini? Continuano a non prendere in seria considerazione la tutela dei serbatoi geologici naturali che alimentano le sorgenti dalle quali partono gli acquedotti? Questi serbatoi naturali sono rappresentati dalle montagne in prevalenza costituite da rocce carbonatiche molto permeabili che assorbono la quasi totalità delle acque di precipitazione e di scioglimento della neve grazie alla loro spinta fatturazione e allo sviluppato carsismo che inizia con vari bacini chiusi superficiali che drenano l’acqua superficiale tramite inghiottitoi, come avviene sui Monti Picentini, nel Matese, Monti della Maddalena ecc. Come più volte evidenziato si tratta di serbatoi naturali, cioè acquiferi, molti vulnerabili all’inquinamento che può essere causato da dispersione di fluidi di origine antropica o naturali, estratti fino alla superficie con le attività petrolifere, dispersi sulla superficie o immessi direttamente nel sottosuolo tramite pozzi assorbenti. In Campania questi acquiferi alimentano sorgenti perenni con una portata media superiore a 40.000 litri al secondo. L’acqua sorgiva alimenta gli acquedotti campani e con circa 7000 litri al secondo anche l’acquedotto pugliese e rifornisce quasi tutto il sistema irriguo della piana campana, agro nocerino-sarnese, piana del Sele, Vallo di Diano. La produzione agricola qualificata estiva campana dipende sempre dall’acqua erogata dalle sorgenti così come l’acqua usata nelle industrie alimentari che in parte proviene anche da prelievi in falda la quale è sempre prevalentemente alimentata dagli acquiferi carbonatici. E’ evidente che gli amministratori pubblici devono conoscere tale assetto idrogeologico e pensare subito alla tutela dell’immenso patrimonio idrico disponibile gratuitamente. E qui casca l’asino, si fa per dire naturalmente. Non esiste una legge regionale che tuteli questo patrimonio naturale e gratuito come risorsa idrica di importanza strategica regionale! Che si aspetta? Abbiamo più volte evidenziato che la Regione deve prontamente intervenire per porre una tutela insuperabile sugli acquiferi dei Monti della Maddalena, tra il Vallo di Diano e la val d’agri, e sui monti compresi tra la valle del Sele-Tanagro e Muro lucano al confine campano lucano dove lo Stato ha individuato aree di ricerca per estrazioni petrolifere. Si tratta dei permessi Monte Cavallo sui Monti della Maddalena e Muro Lucano tra il Sele e la confinante Basilicata dove l’acqua potabile sotterranea defluisce da Muro Lucano (Basilicata) verso le valli del Sele e Tanagro. Anche i Monti Picentini con le aree sorgive di Cassano Irpino e Caposele sono compresi nel permesso di ricerca petrolifera Nusco. Complessivamente gli acquiferi compresi in permessi di ricerca petrolifera erogano circa 15.000 litri al secondo. Un elemento momentaneamente positivo è rappresentato dalla rinuncia alle attività di ricerca petrolifera nel permesso Tardiano sempre sull’acquifero dei Monti della Maddalena. Abbiamo evidenziato la assoluta incompatibilità tra attività petrolifere e tutela delle risorse idropotabili sugli acquiferi carbonatici, incompatibilità che anche un bambino comprende e che la Regione Campania deve “istituzionalizzare” dichiarando gli acquiferi carbonatici regionali “risorsa idrica strategica per la Campania” dichiarando, magari, tali acquiferi “Santuari dell’acqua potabile” soggetti a tutela assoluta. Ma non solo le attività petrolifere sono pericolose sugli acquiferi carbonatici. E’ nota la preoccupante situazione acclarata nella zona di Solofra nell’alta valle della Solofrana dove l’acqua di falda profonda utilizzata con pozzi è stata trovata inquinata da tetracloruroetilene, una sostanza pericolosa per la salute umana usata nella lavorazione delle pelli. Tale inquinante ha raggiunto la falda profonda probabilmente perché dispersa direttamente nell’acquifero attraverso pozzi assorbenti. La circolazione sotterranea dell’acqua di falda avviene dalla zona di Solofra verso le sorgenti Santa Marina di Sarno e Nocera Inferiore. E’ evidente la grave minaccia che incombe sull’acqua potabile delle sorgenti e delle falde di tale area compresa tra l’Agro Nocerino-Sarnese-Castel San Giorgio- Mercato Sanseverino- Montoro e Solofra. Senza una tutela assoluta degli acquiferi non si può avere la garanzia che l’acqua alle sorgenti usate per l’approvvigionamento degli acquedotti continui a fuoriuscire potabile anche nel prossimo futuro. Ne discende che la Regione Campania deve immediatamente intervenire per tutelare tutta la “filiera dell’acqua potabile” prima che cominci ad essere troppo tardi. Nel nuovo “ddl acqua” regionale tale problematica è contemplata?

Ordinario di Geologia, attualmente a riposo, docente del Master in Pianificazione comunale presso l'Università Federico II di Napoli, Associato all'istituto CNR-ISAFOM. Ambiente e uomo, che fa l'uomo sull'ambiente, che fa l'ambiente sull'uomo i settori di interesse.