Attanasio e Iacovacci: germogli di un’Italia edificata nel silenzio e nel dovere

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di Alessandro D’Orazio

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Sono le 10.15 (le 9.15 ora italiana) del 22 febbraio quando due vetture che viaggiano in direzione Rutshuru vengono bloccate da un commando di sei uomini armati. Siamo nella Repubblica Democratica del Congo, nei pressi di Nyiaragongo, nel parco nazionale di Virung. A bordo di una di quelle due auto c’è l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci.
All’improvviso si sentono colpi d’arma da fuoco. Il tutto dura pochissimi secondi, i sei uomini sparano in aria e poi puntano le proprie armi contro l’autista dell’ambasciatore, il congolese Mustapha Milambo, uccidendolo all’istante. A quel punto obbligano l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci a seguirli nella foresta dove si consumerà un conflitto a fuoco. Intanto le persone che viaggiavano a bordo dell’altra vettura lanciano l’allarme e sul posto si precipita una pattuglia di ranger che si trova nelle vicinanze, seguita da forze dell’esercito locale.
Una volta raggiunta la foresta inizia il conflitto nel quale trova la morte il militare, mentre il diplomatico rimane gravemente ferito all’addome. Non è ancora chiaro chi abbia esploso quei colpi, poi rivelatisi mortali. Il corpo dell’ambasciatore viene caricato su un pick-up e trasportato all’ospedale di Goma dove poi verrà constatato il decesso.

Luca Attanasio era nato a Saronno nel 1977. Sposato con Zakia Seddiki e padre di tre figlie. Dopo essersi laureato a 24 anni in Economia aziendale alla Bocconi ed essere entrato a 26 al ministero degli Esteri, fu assegnato alla Cooperazione economica e alle strutture che si occupavano di Africa Subsahariana. Venne poi destinato al consolato di Berna come secondo segretario commerciale. Successivamente con funzioni di console fu a Casablanca, poi in Nigeria e dal 2017 a Kinshasa, in Congo, come capomissione.

Vittorio Iacovacci aveva, invece, 30 anni ed era originario di Sonnino (in provincia di Latina). Il ragazzo era effettivo al 13/mo Reggimento Carabinieri ‘Friuli Venezia Giulia’ con sede a Gorizia. Aveva prestato servizio anche nella Folgore. A Sonnino vivono i genitori di Iacovacci e la fidanzata, con la quale sarebbe dovuto convolare a nozze a breve.

L’Italia piange due fedeli servitori dello Stato. Germogli di un Paese edificato nel silenzio e nel dovere, secondo il sacro assunto: “Dulce et decorum est pro patria mori”.

 

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.