“Diario di una kemionauta”: il racconto ironico di un viaggio andata e ritorno dal cancro

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«La vita è bella perché è troppa», suona come un paradosso questa frase nel libro “Diario di una kemionauta”, edito da Homo Scrivens, della giovane Maura Messina che racconta la sua esperienza con una malattia, il cancro, difficile da abbinare a pensieri positivi.

Ma leggendo il libro, il paradosso è coerente perché l’autrice ha vissuto questa avventura come un’astronauta in viaggio verso un paese lontano e sconosciuto, Kemioland, dove non sai cosa puoi trovare né come andrà la missione, ma in cui molto importante è lo spirito con il quale si affronta la “gravità”.

Ed ecco la chiave di lettura di “Diario di una kemionauta”, un testo che sin dalle prime pagine strappa sorrisi. Si stenterebbe a credere che una donna giovane e bella, laureatasi in design col massimo dei voti, scenografa e pittrice, a ventisei anni scherzi con il suo tumore, chiamandolo “limone di Sorrento”, e che invece di maledire la vita ne metta in risalto la Bellezza.

Eppure Maura Messina lo ha fatto, consegnandoci un diario delle dodici sedute di chemioterapia più un’autointervista in cui, con potente semplicità e disarmante ironia, ci rende partecipi dei suoi progressi, delle speranze, della stanchezza, dei cambiamenti fisici imposti dalla terapia come il «taglio di capelli alla Demi Moore».


Soprattutto l’autrice ci consegna una lezione di vita: saper gioire dei piccoli piaceri e non angustiarsi per i problemi inutili. Una lezione magari “banale” ma di cui, leggendo il diario, se ne coglie il significato con il cuore e con la pancia.

«In realtà – spiega la scrittrice – ho iniziato a scrivere perché non potevo utilizzare più i colori ad olio, considerati pericolosi durante le kemioterapie che impongono mille divieti, anche di cose “normali”».

E così, su suggerimento di un amico, Maura Messina inizia a dipingere i suoi stati d’animo attraverso l’inchiostro della penna per poi trovare sotto l’albero di Natale degli acquerelli speciali, innocui per le sue terapie, con cui ha potuto accompagnare anche con i colori il suo diario.

Infatti il contrappunto parole – dipinti è un elemento caratterizzante il libro, ma non l’unico. La stessa autrice ha voluto che i numeri di pagina fossero racchiusi in uno spicchio, inizialmente piccolo poi sempre più grande fino ad essere un cerchio (il termine delle chemioterapie), e che il font variasse anche all’interno di una stessa pagina. L’effetto è quello di entrare proprio nella vita di Maura, ascoltarne le parole, carpire i pensieri, vederne i movimenti, ridere e anche scoraggiarsi con lei.

Di parole Maura Messina ne ha ancora tante perché ora la mission è portare in giro la sua storia, indissolubilmente legata al tema della “terra dei fuochi” e dell’inquinamento ambientale. Già il Cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, e il Presidente della Repubblica Napolitano le hanno fatto gli auguri e dato il loro personale sostegno. A loro si sono uniti il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e tante personalità del mondo dello spettacolo e della letteratura.

E allora è proprio il caso di augurare a Maura e alla casa editrice Homo Scrivens, una delle poche a non chiedere denaro per la pubblicazione del libro, un grande successo della missione perché c’è davvero bisogno di puntare i riflettori su di un argomento così importante come “la terra dei fuochi”, e che riguarda tutti noi, non solo chi si è ammalato.

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