Due pessimi candidati

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Trump e Clinton, anche se per ragioni molto diverse, sono dei pessimi candidati per la Presidenza degli Stati Uniti per il prossimo quadriennio.
Il primo è uno statista assai improbabile, con la sua vita privata molto discutibile, ma soprattutto con il suo stile, che ben poco si sposa con l’alto incarico per cui si candida.
La seconda, invece, nella qualità di Segretario di Stato della Prima Amministrazione Obama, ha commesso molti errori, che l’Europa pagherà per i prossimi decenni.
È ben noto, infatti, che la strategia militare nel Nord-Africa sia stata concertata dall’attuale Capo del Governo statunitense con la consorte del suo predecessore.
Aver compulsato le cosiddette “primavere arabe” è stato un tragico, fatale errore, che – da qualche anno a questa parte – determina un effetto indesiderato e, difficilmente, gestibile: i flussi migratori di quei milioni di cittadini nord-africani, che altrimenti non si sarebbero mossi dalle loro terre, se non fossero caduti i regimi, che sono stati abbattuti intorno al 2010.
I problemi conseguenti, derivanti dalla difficile accoglienza di tali migranti, sono purtroppo il frutto di quella scelta, che la Casa Bianca ed il Pentagono hanno compiuto, non calcolando probabilmente gli effetti nefasti per i Paesi del Mediterraneo, che si sono trovati, come il nostro, di fronte alla più grande emergenza di profughi, che mai l’Europa era stata costretta ad affrontare negli ultimi secoli.
Peraltro, è ben evidente che da quella decisione, volta a cambiare i regimi libico, tunisino, algerino, hanno tratto vantaggio i corposi interessi petroliferi delle multinazionali statunitensi e francesi, a discapito della nostra economia in particolare, che è stata costretta a rinunciare ai sostanziosi contratti, che erano stati accesi con Gheddafi e con la classe dirigente magrebina.
Per chi voteremmo, allora, se avessimo il diritto di voto alle prossime elezioni presidenziali americane?
È ovvio che, in casi simili, si sceglie per il meno peggio, per cui la Clinton si lascerebbe, comunque, preferire all’omofobo e sessista Trump, ma è altrettanto certo che non sarebbe, questa, una scelta nata da profonda convinzione, ma sarebbe solo di mero ripiego.
D’altronde, gli Stati Uniti, con la loro storia e con il potere economico, di cui godono, condizionano non poco l’Europa, per cui l’eventuale elezione di Trump comporterebbe un ritorno all’isolazionismo americano, che non farebbe per nulla bene ad un continente, come il nostro, che merita oggi di essere assistito e di essere aiutato in una crescita, politica e culturale, di cui ancora non si riescono a leggere tracce evidenti.
Pertanto, la liberale Clinton è preferibile al populista Trump, ma sono entrambi espressione di una crisi molto seria: mai prima di ora, i conservatori americani avevano prodotto un simile candidato per la Casa Bianca, così come assai discutibile è la scelta dei democratici, che ricorrono alla candidatura della moglie di un ex-Presidente, nonché già Segretario di Stato con i risultati opinabili, di cui abbiamo già detto.
Spesso, non abbiamo potuto non mettere in evidenza i tratti scadenti del ceto politico italiano degli ultimi decenni, ma – a quanto pare – i vari leader attuali del nostro Paese, per nulla paragonabili a quelli della Prima Repubblica, sono in buona compagnia con i loro omologhi d’oltre oceano, che a loro volta non sono, per nulla, comparabili ai vari Kennedy o Carter.
Forse, siamo tutti figli, invero, di un Dio e di una storia minori?

Dirigente scolastico, dapprima nella secondaria di primo grado e, successivamente, nella secondaria di II grado. Gli piace scrivere di scuola, servizi, cultura, attualità, politica. I suoi articoli sono stati già pubblicati da riviste specialistiche, cartacee ed on-line, e da testate, quali: Tecnica della scuola, Tuttoscuola, Edscuola, Ftnews, Contattolab.