Il fact-checking di Meloni sul taglio delle accise

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di Giosuè Di Palo

Tempo fa scrissi di come, prima di giudicare l’operato del nuovo governo, c’era bisogno di tempo, di vedere realmente se le promesse mantenute in campagna elettorale si sarebbero o meno realizzate ed, eventualmente, quanto sarebbe stato evidente il divario fra realtà e fantasia.

Occupare i posti più alti di potere é cosa difficile, l’ha imparato presto il nostro nuovo Presidente Giorgia Meloni, la leader in evidente crisi d’identità più di quanto possa pensare. É bastato confondere i più con l’ancestrale ed amletico dubbio sul come rivolgersi alla leader di Fratelli d’Italia, sull’utilizzo del maschile o femminile, per distrarre dal suo barcollante inizio di Governo.

Un piccolo ma significativo esempio di come la politica sia sempre meglio farla dall’opposizione, criticando e sbeffeggiando tutti, tenendosi sempre però bene alla larga dalla possibile, seppur remota, possibilità di fornire delle soluzioni alternative accettabili o quantomeno possibili. “Avete capito? Quando voi fate 50€ di benzina, 15€ vanno al benzinaio e 35€ vanno allo Stato tra IVA e le famose accise sulla benzina….ed é una vergogna. E non solo noi chiediamo che non aumentino le accise sulla benzina. Noi pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite.” Questo é quanto poco prima della campagna elettorale, Giorgia Meloni diceva sulle famose accise sulla benzina, tasse dello Stato che compromettono l’economia Nazionale.

Fino a qui nulla di grave, d’altronde in questo arco temporale la Meloni ancora si trovava ai banchi dell’opposizione. Qualunque cosa dicesse o proponesse non avrebbe avuto alcun impatto concreto per lo sviluppo delle cose. E andava bene così. Il problema arriva quando ci si ritrova catapultati dall’altro lato della classe, in cattedra. Quando si é al Governo e si capisce che bisogna fare i conti con la realtà, che è altro da quanto viene rappresentato spesse volte da media, giornali e dagli stessi politici. Che è qualcosa di ben più complesso di slogan ammiccanti e mini video su TikTok.

É di poco fa, infatti, il video che sta facendo il giro della rete in cui si vede la Meloni, con in mano la sua amata agenda, spiegare il perché non sia in programma il taglio sulle accise. “Abbiamo destinato i fondi della legge di bilancio alle famiglie in difficoltà, a sostenere chi non può pagare le bollette, ad alzare le pensioni minime e a tagliare il cuneo fiscale. Tagliando le accise si fa un regalo a tutti indistintamente.” La sua giustificazione, che non rende giustizia neanche alla sua indubbia intelligenza e capacità politica, é che tagliando le accise lo Stato farebbe gli interessi di tutti, anche dei più ricchi.

Dunque per quei pochi, pochissimi che percepiscono redditi alti, é bene che la restante stragrande maggioranza della popolazione Italiana viva in condizioni sempre peggiori e non abbia i soldi per pagare la benzina, altrimenti si favorirebbe anche quella piccolissima percentuale di popolazione benestante. Una risposta che stupisce non solo per la pochezza argomentativa, ma anche e soprattutto per la soluzione alternativa che si sarebbe proposta per ovviare il problema. Si tratta di un testo di legge, il Decreto Trasparenza, secondo il quale tutte le stazioni di servizio avranno l’obbligo di esporre, accanto al prezzo praticato anche il prezzo medio Nazionale giornaliero e praticato dagli altri distributori.

Una proposta “geniale” ed innovativa con la quale finalmente si potrà calcolare la differenza fra il prezzo per la benzina di una stazione e quello medio di tutte le altre. Sí, perché é cosa ben nota che questa cifra é cosa a noi ben sconosciuta, remota, misteriosa ben più dei segreti di Fatima o della Sfinge. Alla fine, e ritorniamo sempre a monte, c’è voluto meno tempo del previsto per iniziare a vedere le prime ombre di questo nuovo Governo.

E l’unica lezione che spero la Meloni possa capire é che bisognerebbe parlare solo quando si ha cognizione di causa, promettere solo ciò che realmente si è capaci di poter mantenere e, ma questa capisco essere una battaglia troppo grande per chi fa politica, imparare la sacra arte del silenzio e dell’onestà intellettuale per le cose che non si possono cambiare, almeno nel futuro prossimo.

La mia maestra alle Elementari diceva sempre la solita frase che a ogni ragazzo, un po’ svogliato e con la testa già proiettata al dopo, si dice: “suo figlio è intelligente, ma non si applica”. Ne ho fatto uno stile di vita. Studente di giurisprudenza presso la Federico II e di recitazione cinematografica in CinemaFiction. Appassionato di scrittura e di cinema. Scrivo opinioni, non richieste, su tutto ciò che a mio avviso merita di essere raccontato e discusso. Perché nella vita ho imparato che è sempre meglio avere un opinione che subire passivamente il corso delle cose.