Il presente non esiste

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di Christian Sanna

Si stava meglio quando si stava peggio, quante volte avrò passivamente ascoltato questa espressione ossimorica assai diffusa, senza fermarmi un attimo a pensare che forse un’interpretazione corretta andrebbe nella direzione della storicizzazione di un periodo o un accadimento; ci sono state situazioni peggiori o apparentemente peggiori rispetto a quelle attuali di cui a quei tempi pure ci si lamentava, eppure sembra proprio che al peggio non ci sia mai fine.

Ma è davvero così o semplicemente è una difficoltà oggettiva che abbiamo noi tutti a valutare con raziocinio ciò che ci accade nel presente? Probabile che anche in questo caso il tempo ci metta il suo zampino, così il passare degli anni ammorbidisce le durezze, addolcisce le asprezze , ci invita a riguardare il passato con occhi nuovi.

Quindi ciò che allora aveva un’aura di drammaticità diventa un episodio che ha contribuito alla formazione del carattere e di conseguenza un insegnamento di vita. A questo punto mi sento di affermare che il presente non esiste, perchè è inafferrabile e nel momento in cui cerco di cirscoscriverlo mi è già sfuggito e che tutta l’esistenza umana è una fuga in avanti. Ci sta la vita vissuta e la vita che ci resta da vivere, nel momento in cui dico IO VIVO sto già differendo una emozione, una felicità o un dolore.

Il presente non esiste, nell’istante in cui lo viviamo lo abbiamo già perduto e non ci resta niente in mano se non una sensazione di fuggevolezza e disperazione, a pensarci bene. Per Gustave Flaubert Il futuro ci tormenta, il passato ci trattiene, ecco perché il presente ci sfugge, mentre secondo Blaise Pascal Noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose, non viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro.

Allo stato dell’arte non ci resta che scrivere, annotare i pensieri sul diario o se si preferisce prendere appunti sull’anima, fotografare i momenti soprattutto quelli felici perchè ho capito che l’essere umano ha un certo tipo di talento sinistro a ricordare più facilmente le cose brutte, gli episodi spiacevoli rispetto ai momenti preziosi.

Ed allora bisogna andarci dentro di poesia e musica, di appunti annotati sulla carta igienica e bigliettini lasciati ovunque per la casa perchè ognuno di noi, in fondo, ha un disperato bisogno di mettere un attimo da parte le nostalgie del passato e le ansie di futuro per concentrarsi sul presente perchè quando ci sarà l’ultimo appello quello del gran finale poco prima dei titoli di coda alla voce HO VISSUTO non ci siano troppi assenti e tanti rimpianti.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.