La diversità come valore

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di Maria Rusolo

Nasciamo uguali, ma l’uguaglianza cessa dopo cinque minuti: dipende dalla ruvidezza del panno in cui siamo avvolti, dal colore della stanza in cui ci mettono, dalla qualità del latte che beviamo e dalla gentilezza della donna che ci prende in braccio.

Sono fortemente amareggiata da quanto accade in questi giorni nel nostro Paese, dalla mancanza di assoluta umanità e di comprensione del nostro legislatore, rispetto ad un sistema sociale che negli anni si è evoluto riconoscendo a pieno titolo ogni formazione sociale nella quale l’individuo, nel suo essere e nel suo divenire realizza se stesso, le proprie attitudini e la propria personalità. Sono tanto sconvolta, perché l’approccio al tema dei diritti è divenuto espressione di una mareggiata insostenibile diretta a schiacciare quegli individui che finalmente decidono di vivere se stessi alla luce del sole.

E’ come se qualcuno volesse ancora ricacciare la diversità in un angolo buio della storia, sia ben chiaro io parto dall’assunto che non esista una diversità nel senso negativo del termine, come deviazione da una normalità imposta dalla cultura e che non ha per me alcuna base umana, biologica e scientifica. C’ è qualcuno che ancora crede di poter incidere sulla capacità di autodeterminazione degli individui, come fu per le donne e la scelta di interrompere la gravidanza o come fu per il tema del divorzio, in questo ultimo caso, una certa parte della società avrebbe preferito mantenere il muro della ipocrisia costruito intorno al fallimento di una unione, costringendo le persone a stare insieme anche in presenza di una intollerabile ed insopportabile convivenza, vittima ed aguzzino per sempre uniti, perché nessuno separi ciò che una entità superiore ha unito, una sorta di voto infrangibile, sino a che morte non ci separi.

Ecco dinanzi a tutto questo, mi sale un senso di nausea, di febbricola che modifica ed altera la mia posizione nel mondo ed ancora mi chiedo come sia possibile ghettizzare degli esseri umani che cercano solo di vivere una quotidiana esistenza, senza arrecare danno al prossimo. Quando si introduce un reato, lo si fa perché un interesse pubblico è sotto attacco, quando quell’interesse pubblico prevale rispetto a quello privato, quando il concetto di Stato e di comunità è evidentemente in pericolo, non capisco in che misura si possa appoggiare questa idea frustrata e frustrante. I nostri parlamentari, o molti di essi, la giustificano in nome di strane ipotesi di sfruttamento del corpo femminile, o addirittura introducono l’idea, del tutto destituita di ogni fondamento che si voglia comprare un figlio.

Ora aldilà del fatto che sulla maternità per altri non esiste alcuna di queste ipotesi, mi chiedo che se è il senso è che non esiste un diritto alla genitorialità non dovrebbe esistere neanche una legge che disciplina l’adozione o una che consente la fecondazione assistita. Banalmente se non puoi avere figli, se non puoi mantenerli non hai diritto ad averne. E’ davvero questo il livello della discussione? Giuridicamente si tratta poi di una schifezza, che nessun tecnico sano di mente può avallare, umanamente si tratta di intromettersi nei sentimenti e nelle convinzioni di un altro essere umano, violando il principio del contemperamento degli interessi, ma soprattutto delle libertà positive e negative.

Quelli che hanno votato favorevolmente alla introduzione del reato universale nel caso di maternità surrogata, si sentono portatori di una verità assoluta, di un diritto divino di decidere sulla vita degli altri , avallano la peggiore delle battaglie ideologiche della destra totalitaria, ma poi indossano la veste candida delle concessioni e della tutela delle diversità e dei diritti civili. Nessuno si disturbi a tirare in ballo la morale o l’etica, i regimi totalitari ne fanno strumento di repressione, ogni comunità nel riconoscimento delle libertà deve essere laico, altrimenti non siamo poi tanto diversi dall’IRAN o dai TALEBANI.

Veramente è questa la qualità della classe dirigente di questo Paese così lontana da quello che accade ogni giorno, davvero esiste un solo modo di amare e di essere amati, una sola famiglia, un solo modo di essere parte della società, davvero non esistono temi più importanti su cui invece lavorare, come quello della parità salariale o quello che riconosce ai giovani la possibilità di essere parte integrante di un Paese che cresce? Davvero nessuno capisce che a queste condizioni i giovani lasceranno l’Italia? Ma io non mi arrendo e resto in ascolto del Paese reale nel quale cammino tutti i giorni da donna, da professionista e da chi prova fare politica, toglietevi gli occhiali della mediocrità di chi è parte di un sistema in cui non merita, a mio avviso di stare, vedremo chi vincerà.

Ci sono due dichiarazioni sugli esseri umani che sono vere: che tutti gli esseri umani sono uguali, e che tutti sono differenti. Su questi due fatti è fondata l’intera saggezza umana.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.