La missione degli stupidi. Come riconoscerli e come evitarli…

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di Maria Rusolo

Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma non sono sicuro dell’universo.

Lo stupido è uno strano animale, che non rientra in nessuna categoria precisa, ha gambe corte e sedere largo ed ancora più larga la bocca. Solitamente sputacchia quando parla, ha occhi piccoli e poco vivaci, naso lungo, che Pinocchio scansati, non capisce una battuta neanche se gli fai un tutorial di sei ore, ma soprattutto quando parla lo fa quasi sempre fuori contesto, a sproposito e con quella vena di idiozia anche un po’ volgarotta, incurante della possibilità di offendere l’interlocutore.

E’ quasi sempre pettegolo lo stupido, o forse lo stupido è anche pettegolo, insomma ci troviamo al cospetto quasi sempre di uno che si impiccia degli affari altrui, che trasforma in episodi epici a vantaggio di altri stupidi e che divulga senza comprendere di innescare vere e proprie mine anti-uomo. Non sa, ma deve dire sempre la sua, legge qualcosa su internet e la trasforma in verbo, non accetta il contraddittorio e non è mai nella condizione di cambiare idea. Immagina complotti ovunque, crede che la scienza stia elaborando un qualche piano segreto per ammazzarlo, e soprattutto che sia l’unico ad avere la furbizia di comprendere che in realtà gli antibiotici siano un modo per sottometterne la volontà, lui che invece nella vita ha capito tutto ed ha deciso che se ha la febbre alta può superarla scolandosi una bottiglia di Taurasi.

Bisogna fare attenzione allo stupido, perché è sempre in agguato, dietro la finestra per fare il delatore, o in fila dal medico, o al bar mentre sorseggi il caffè. Arriva alle spalle con la massima del giorno e pensa di sapere tutto di te, propina consigli, di solito tocca un braccio, ti fa notare che hai preso due chili a Natale e strizzandoti l’occhio, con il fare di chi la sa sempre più lunga, avvisa che solo con il movimento e mangiando carne di bufalo cruda puoi mantenerti in forma ed essere adatta ad indossare un costumino della Victoria’ s Secret. Intossica ed avvelena lo stupido, perché mentre una volta si pavoneggiava nella Piazza del Paese e veniva isolato, oggi padroneggia il mezzo telematico ed è diventato lo strumento più rapido per diffondere l’odio, la bugia, la falsità, ed ogni sorta di sostanza e scoria radioattiva che infesta ogni aspetto della società civile.

Lo stupido ha una missione e cascasse il mondo deve portarla a termine: annientare la cultura del bello e della intelligenza, perché lo stupido stigmatizza l’impegno e la competenza, lui che è sostenitore indefesso del Sei politico, del filone a scuola e dello sciopero di venerdì santo. Lo stupido fa carriera, perché si infila ovunque, obbedisce a chi ha più potere e trae vantaggio come una blatta, succhia e si allinea per poi scavalcarti, si approfitta del lavoro altrui e scala le classifiche.

E’ l’imbucato nell’ufficio pubblico che trovi sempre con il capo chino sulle carte, ma che non produce nulla che non serva a se stesso, si abbuffa di invidia e di livore ed è sempre pronto a vendicarsi di chi non riconosce nello specchio al mattino. Sono tra di noi gli stupidi e sono tanti e contagiosi come la Peste bubbonica e non basta una mascherina per evitare di essere ” unti”. Li devi evitare, li devi mollare al primo approccio, lasciare che parlino da soli gridando alla luna, convinti che sia il Sole. Non puoi sperare di incidere o di far loro cambiare prospettiva, come diceva mio nonno ” so fessi”, bisogna gettare le armi, lasciare che bollano nel loro brodo primordiale di individui non evoluti. Il fesso è solitamente anche violento, bullo ed irascibile, a volte, attenzione si nasconde dietro l’area da intellettuale radical chic, veste bene e può trarre in inganno, occorre studiare da subito, riconoscere i segnali, il primo starnuto e scappare più lontano possibile.

Sto pensando di scrivere un Manuale, ” Come riconoscere uno stupido in dieci piccole mosse”, sarebbe dopo tanti anni di esperienza e di pratica quotidiana, anche nella mia professione, uno straordinario lascito alle future generazioni, un modo per sopravvivere ed essere felici.

È stupefacente la quantità di critiche che può contenere un idiota.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.