Non c’è pace per Chicca

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Al via, ieri mattina, il processo contro Raimondo Caputo per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo.
Dopo circa due anni e mezzo, Mimma Guardato, la mamma della piccola Chicca, ha incontrato in tribunale il presunto orco, accusato dell’omicidio e di abusi sessuali nei confronti della bimba e delle tre figlie della compagna Marianna Fabozzi, e la stessa Fabozzi, accusata di aver coperto e non aver denunciato gli abusi del compagno.
Intanto, nel corso dei collegamenti in diretta con Barbara D’Urso, Mimma Guardato ribadisce la sua personale convinzione sulla colpevolezza della Fabozzi, che secondo lei sarebbe a conoscenza di molte più cose di quelle finora dichiarate.
E’ cambiata molto, Mimma, in questi due anni e mezzo. La ragazza quasi spaurita, che a stento alzava gli occhi davanti alle centinaia di telecamere che l’hanno intervistata all’epoca della disgrazia, sembra aver lasciato il posto a una donna molto più sicura di sé e disinvolta, cambiata anche nel look molto più curato.
La decisione di continuare ad essere ospite della D’Urso, onestamente, non l’ho mai capita. Se pure, come credo, ci fosse una motivazione dettata dal bisogno economico, e gli interventi a Pomeriggio 5 fossero retribuiti, dare in pasto il proprio dolore a una che fa da sempre sciacallaggio mediatico non lo giustifico. Sono fra quelli che hanno sempre difeso Mimma, quando molti la accusavano di non aver saputo vigilare, di conoscere gli orrori e le miserie di quel palazzo e aver fatto finta di nulla, o – peggio ancora – di esserne stata complice. Ma le faccine sconvolte della conduttrice proprio non mi vanno giù, quando si parla di Chicca e di altri bambini.
Nel corso di uno degli ultimi collegamenti, poi, Mimma Guardato ha accusato il sindaco di Caivano, Simone Monopoli, di non aver mantenuto la promessa di donare un loculo alla famiglia affinchè Chicca potesse avere finalmente un posto tutto suo dove riposare.
“Non ero a conoscenza di questa accusa – dichiara il dott. Monopoli – e me ne dispiace molto, ma non seguo la D’Urso perché Caivano è un territorio con tantissime criticità, e tempo da perdere non ne ho. Volevo però ricordare che a giugno, l’amministrazione comunale ha scoperto una lapide nel cimitero di Caivano in memoria di Fortuna e di tutte le piccole vittime di violenza. Per quanto riguarda il loculo, io e il direttore del cimitero, il dott. Scuotto, ci siamo già attivati da tempo. A brevissimo, ritorneranno nella disponibilità del Comune dei loculi dati in permuta, e il primo, come promesso, sarà donato alla famiglia di Chicca. La D’Urso, che si dichiara sotto testata giornalistica, avrebbe potuto interpellarmi e darmi diritto di replica”.
Troppo facile, mi verrebbe da aggiungere, caro dott. Monopoli… poi la faccina mortificata per cosa l’avrebbe fatta, la signora D’Urso?
“Per quanto riguarda il processo – continua il sindaco di Caivano – confido nella giustizia, che sono sicuro stia facendo il suo corso. Ma non si può pensare di recuperare il Parco Verde, e le numerose criticità del territorio, senza un’operazione di riscatto culturale. Un plauso va quindi alla Rete di Cittadinanza e comunità, nella persona di Enzo Tosti, e all’associazione “Un’infanzia da vivere” di Bruno Mazza, per le attività di recupero dei bambini e degli adolescenti di Caivano”.
Ma di questo, evidentemente, a Barbara D’Urso non interessa parlare.
Le buone notizie non fanno abbastanza audience.

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.