Riconoscere i meriti altrui rende gli uomini liberi

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di Christian Sanna

A volte mi viene in mente quel detto “L’occasione fa l’uomo ladro” e mi chiedo se dietro quell’occasione non ci sia già una predisposizione del soggetto a rubare. Se mi fermo un attimo a pensare e cerco di allargare il pensiero trovo inaccettabile che io debba essere governato e che non sia capace di autogestirmi e stare al mondo come un uomo che tenta d’essere uomo seguendo i principi del buon senso, della libertà e del rispetto per il prossimo.

Trovo scandaloso che l’essere umano cerchi di evitare di commettere errori solo perchè al varco potrebbe attenderlo una penalizzazione o comunque una punizione e non abbia gli strumenti per definire cosa è etico e cosa non lo è o soprattutto non riesca a sentire profondamente dentro di sè l’indignazione per il dolore delle ferite procurate da ogni ingiustizia vicina o lontana, in casa propria o in qualunque posto nel mondo. Si può dire non diventa ladro solo colui che non ha l’occasione? Sarebbe ingiusto nei confronti di chi (e sono in tanti, forse la maggioranza) sente dentro di sè, indipendentemente da regole e leggi, una grandissima educazione morale che gli permette di separare con estrema lucidità il bene dal male e di sedurre il buono scacciando via il cattivo.

Credo sia un fallimento questo limite da parte dell’essere umano che, senza il supporto di regole e la paura della punizione, si scoprirebbe debolissimo dinanzi alle tentazioni, incapace di rinunciare al desiderio di prevaricazione e dominio sugli altri. Ogni generazione si porta dietro contaddizioni ed ipocrisie ed il rischio di scivolare sui luoghi comuni e le banalità è altissimo come altrettanto alte sono le probabilità di cavalcare motti del momento o seguire la scia di battaglie attuali. Forse non sapremo mai quanto di sentito ci sia in certe manifestazioni ed esternazioni e quanto invece ci sia di costruito, da esporre alle luci dei riflettori. So solo che ogni volta che ho provato a parlare con qualcuno del senso della vita o del concetto di felicità, ogni volta che ho messo in dubbio la concretezza di un Dio che sembra distratto da faccende più Alte, insomma tutte le volte che ho provato a parlare d’altro in maniera più profonda e dettagliata sono rimasto deluso non solo dalle non risposte di molti che per estrazione culturale ed intellettuale ho sopravvalutato più pensanti e profondi di ciò che forse realmente sono, ma dalla destrezza e rapidità con cui spostavano l’argomento a temi più effimeri.

Ora io non pretendo nel 2024 di imbattermi in Platone o Aristotele, ma è abbastanza evidente che più ci spostiamo in avanti nel tempo e maggiori sono le possibilità che la quantità dell’offerta di ogni cosa eclissi la qualità del pensiero e dei discorsi. Oggi chiunque attraverso i social può contare su una base di “seguaci” o meglio dire di simpatizzanti, purtroppo questo aspetto ha di buono che un messaggio può arrivare in breve tempo a tantissime persone, ma ha di pessimo che molto spesso i messaggi sono sbagliati e possono generare confusione, mistificare la realtà, essere offensivi, contribuire a creare un clima antipatico se non addirittura di odio. Inutile girarci intorno: in Italia c’è la cultura dell’invidia! Quando qualcuno ha successo, in una società che funziona quindi sana, ci si dovrebbe complimentare se proprio non si riesce a gioire per i traguardi raggiunti da un altro ed invece c’è sempre quel retropensiero malizioso del malpensante che pensa a scorciatoie, raccomandazioni, santi in terra.

La storia ci insegna che in molti casi la meritocrazia è un’ambizione da illusi e sognatori, poco praticata dalle nostre parti, sul nostro pianeta intendo! Somiglia più ad una speranza che ad una consuetudine, però non bisogna poi fare di tutta l’erba un fascio, altrimenti smontiamo il cielo, raccattiamo le stelle, spegniamo il sole ed andiamocene. Esiste gente che merita e le cose se le suda lavorando con impegno e professionalità, c’è un sacco di gente perbene che conserva dei valori ed ha profondo rispetto per la vita degli altri. Attenzione ad essere iprecritici a prescindere, a parlare male degli altri, a cercare di sminuire ciò che fa il prossimo perchè sono tutti indizi che conducono ad identificare la figura dell’invidiante/invidioso, un soggetto che così facendo non fa altro che rendere ancora più evidente e misero il proprio fallimento e più manifesta la propria frustrazione, un profilo così miserabile perchè incapace di godere delle cose belle della vita, abile solo parzialmente ad eccitarsi sulle sfortune altrui.

Sono giorni felici a livello calcistico per me, di goduria ma anche nel godimento più intenso non dimentico mai di portare rispetto a chi non ha vinto. Sono interista e me ne vanto, credo che l’Inter sia la squadra più affascinante dell’universo calcistico e se Platone fosse qui fra noi tiferebbe Inter. Penso che il calcio sia una passione e l’amore per la propria squadra una fede cieca e quindi sono a favore della libertà di scelta; si tifa per la squadra che fa battere il cuore e non per forza per la squadra che rappresenta la città in cui vivi o sei nato. Proprio perchè il calcio è una passione non deve avere confini o limiti geografici e tifare per l’Inter che ha sede a Milano ma è sostenuta e conosciuta in tutto il mondo non toglie nulla al mio amore per la città di Napoli. L’amore per la città in cui si vive va dimostrato quotidianamente con atti di civiltà e di rispetto verso la propria comunità. Napoli va difesa e tutelata con iniziative che tendono alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, non serve a niente il tifo per il Napoli se poi in alcuni casi non ci si comporta da cittadini modelli. Faccio l’esempio di Napoli perchè è la mia città e non la cambierei per nessun altra città al mondo, ma potrei citare Milano, Genova, Roma, Londra ecc.

Lo sport è passione, l’amore per una squadra di calcio come ogni amore che si rispetti è irrazionale e viscerale, smettiamola di buttarla in politica o di far passare quel messaggio che si deve per forza tifare per la squadra della propria città perchè si è meridionali, settentrionali. Questo attaccamento dimostriamolo nelle cose concrete, non aggiungiamo confusione alla confusione con messaggi fuorvianti. L’anno scorso scrissi per questo prezioso giornale un articolo sulla vittoria del Napoli in campionato dove con onestà intellettuale mi complimentavo per una stagione fantastica ed uno scudetto meritatissimo. Io interista ho riconosciuto il merito del Napoli e credo che abbia abbastanza valore un articolo scritto da uno che quella squadra non la tifa.

E’ importante riconoscere i meriti altrui perchè rende liberi; quando ti complimenti con qualcuno e gli riconosci il merito ti stai liberando, nel senso che sei un uomo più libero ed immune dagli attacchi di invidia e dai rosicamenti vari. Ogni volta che qualcuno nega la bravura di un altro non sta facendo torto a se stesso più che all’altra persona, ne esce comunque sconfitto e ridimensionato. Insomma, in tutte le cose, impariamo ad essere un pò più obiettivi e sportivi. E possibilmente meno rosiconi. La posta in palio è  la credibilità.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.