SANREMO 2023, tutti belli, bravi e socialmente evoluti

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di Maria Rusolo

Cosa resterà di questi Anni Ottanta
chi la scatterà la fotografia
Cosa resterà, e la radio canta
“Won´t you break my heart?”
“Won´t you break my heart?”
Anni rampanti dei miti sorridenti da wind-surf
sono già diventati graffiti ed ognuno pensa a sé
forse domani a quest´ora non sarò esistito mai
e i sentimenti che senti tu se ne andranno come spray.
Uh! Oh No, no, no, no
Anni veri di pubblicità, ma che cosa resterà

E’ la settimana in cui tutto si ferma, è la settimana di Sanremo, che è un po’ come quando gioca la nazionale di calcio, gli italiani da allenatori diventano esperti critici musicali ed allora a me è venuta la voglia un po’ per gioco ed un po’ sul serio di affrontare il tema della Kermesse festivaliera.

Prima considerazione anche questa volta è un Sanremo al maschile, autori, produttori e direttori artistici, in Italia sembra che non ci siano donne capaci di essere mattatrici di uno spazio televisivo di prima grandezza, per pubblico, investimenti pubblicitari e richiami social costanti. Si lo so, le donne vanno scelte per merito, ed allora io vi rispondo è possibile che non ce ne siano di adeguate a quel ruolo?

Per carità la cosa peggiora, se osserviamo le donne accanto al conduttore, il cui compito è quello di scendere le scale, di mostrare un po’ di abiti di haut couture e di propinarci verso le 24 il sermone iconico a sfondo sociale. In tutta onestà avete ampiamente rotto le balle!!!Lo so lo so, devo evitare le espressioni pesanti, ma quando ci vuole, ci vuole. Passiamo oltre, il festival funziona ed incassa a quanto pare, ma e qui viene il ma, non è più una finestra sul mondo, una volta accorrevano a queste latitudini ospiti di prima grandezza, che avevano anche un messaggio politico o qualcosa con cui arricchire il pubblico nazional popolare seduto a casa.

Non comprendo la necessità di chiuderci ulteriormente a quanto accade fuori, perché una emittente pubblica non deve raccontare la musica in maniera complessiva, contaminata, perché deve alzare steccati. La cultura è il mezzo migliore per consentire la contaminazione tra generi, colori, e soprattutto consente a tutti di aprire la mente, di ascoltare e sentire e comprendere anche ciò che non si conosce. Non entro poi nel merito degli artisti, ormai una percentuale altissima proviene dai talent, dato che in Italia, se non passi in radio non esisti, si vendono pochi dischi e lo stato di salute dei concerti non è dei migliori.

Un direttore artistico non dovrebbe essere anche un talent scout, uno che va in giro per i piccoli festival, che chiama artisti poco conosciuti e che li lancia per proporli al grande pubblico. In passato era così su quel palco sono saliti signor e signore ignote ed hanno poi portato la musica italiana, quella anche canzonettara, in giro per il mondo. Il problema poi è anche il politicamente corretto, maledetto e stramaledetto che non si coniuga nel rispetto delle diversità, ma nella ipocrisia di mostrarci tutti belli, bravi e socialmente evoluti.

L’anno scorso fu il caso di Drusilla, per strizzare l’occhio ai sostenitori dei diritti civili, ed a mio avviso fu chiaramente un buco nell’acqua, perché nel suo monologo non ci fu nulla di tutto quello che ci si attendeva. Una manifestazione di questo tipo dovrebbe inoltre tenere nella giusta considerazione anche quello che accade nel mondo, non si può far finta che non ci siano bambini al freddo e sotto le bombe, invasi da un dittatore a due passi da noi. Come fa a diventare un caso la partecipazione di Zelensky? Ha bisogno che il mondo non si dimentichi di quello che accade, ha bisogno che la guerra non divenga nell’immaginario collettivo qualcosa di normale, e qualunque mezzo è lecito. Davvero si hanno dubbi su quale sia la parte giusta???

E davvero qualcuno crede che non sia corretto che un evento così popolare non trasferisca messaggi politici?? In questo maledetto e conformista Paese c’è ancora chi non vuole capire che tutto è politica, che anche l’intrattenimento lo è, dai tempi della antica Grecia. Allora davvero mi chiedo se siano davvero solo canzonette, come cantava Bennato, perché poi penso a Faber ed al suo cantare e dare voce agli ultimi e mi viene la nostalgia di un mondo e di un tempo che sembravano più superficiali, ma che in fondo erano pieni di speranza e di diversità e di amore e di prospettiva.

Attenzione tutto ha la sua dignità ed i gusti non si discutono, ma esiste il bello ed il meno bello, esiste quello che si deve fare per lasciare il segno nella storia e quello che verrà cancellato e dimenticato in un battito di ciglia. Ecco non credo che questi saranno anni di cui si parlerà nelle pagine dei libri di storia, il tempo di un post, di un hastag, di un tweet e tutto è destinato all’oblio.

Questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno , come le rose
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.