Un anno di grandi addii, anche nel mondo del vino

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di Angela Petroccione

Ci siamo lasciati alle spalle un 2020 che sarà ricordato come l’anno delle grandi perdite: dalle tante, troppe vite spente dalla pandemia all’addio a uomini e donne che hanno lasciato un segno nella storia: Il mondo dello sport ha pianto protagonisti del calibro di Kobe Bryant, Paolo Rossi e Diego Armando Maradona, quello della musica e della letteratura artisti come Luis Sepulveda, Ezio Bosso ed Ennio Morriocone, la moda ha perso Kenzo Tamara e Pierre Cardine, il mondo dello spettacolo ha dato l’ultimo saluto a Sean Connery, Gigi Proietti, Kim Ki Duk.

Anche l’universo vino ha visto spegnersi una delle sue stelle, il 22 dicembre scorso ci ha lasciato Paolo Foradori, grande figura del mondo dell’enologia e della viticoltura italiana, l’uomo che sarà ricordato come il padre del Pinot Nero altoatesino. Classe 1935, nato a Bolzano, raffinato quanto intraprendente, furono sue le battaglie per la valorizzazione del Gewürztraminer di cui ha sempre sostenuto l’eleganza e il valore.

Viscerale il suo rapporto con il terroir di Mazon, l’altopiano dove ancora oggi l’azienda Hofstätter produce le sue migliori etichette, e con Tenuta Barthenau che il padre Vittorio, avvocato che sognava la carriera notarile per il figlio, aveva acquistato negli anni Trenta, spinto dalla sua passione per la viticoltura.

Diplomatosi al liceo classico, Paolo consumò il suo tradimento verso le aspettative dei genitori intraprendendo la carriera enologica, il primo passo di un percorso che sarà ricordato da appassionati quanto da addetti ai lavori. Il tempo darà ragione alla sua scelta.

Si trasferì infatti a Innsbruck e iniziò a lavorare nel settore del vino. Poi, una sera, a una festa dell’alta società austriaca, incontrò Sieglinde Oberhofer, discendente della nota famiglia vitivinicola Hofstätter di Termeno: fu amore a prima vista, tanto che il matrimonio arrivò presto, nel 1959. Dall’unione delle due grandi famiglie del vino nacque l’attuale tenuta con vigneti dislocati sull’una e sull’altra sponda della Valle dell’Adige. Nello stesso anno venne prodotto il primo Pinot Nero di Mazon e Paolo decise di imprimere in etichetta il nome di maso e vigna, le coordinate del luogo unico e irripetibile che aveva dato vita alla sua eccezionale creatura. Così, già negli anni Cinquanta, i vini Hofstätter riportavano il nome delle loro particelle di origine, altra peculiarità che si deve alle scelte di un imprenditore coraggioso e visionario che il 2020 si è portato via.

Madre, consulente, pallavolista. Per passione. Marketing e comunicazione sono il mio pane quotidiano. Divoro anche libri, accompagnati da Pinot nero.