ANNA TRIESTE: UNA DONNA, UN TWEET.

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Chiacchierare al telefono con Anna Trieste, anche soltanto per i 5 minuti necessari a prepararla ad un’intervista, è una iniezione di energia e di ottimismo.
Ai pochi, pochissimi, che non sapessero di chi stiamo parlando, spieghiamo che Anna Trieste è la blogger/giornalista/opinionista sportiva e non/conduttrice del momento. La prima ad aver “sdoganato” l’uso della… parolaccia sui social, che può dire serenamente “s’hanna fatt ‘a #mammt”, intendendo che qualcuno ha pensato di registrare l’espressione un attimo prima di lei che l’ aveva ideata.
Come lei stessa si definisce, Anna è “una via di mezzo tra Tina Pica, Lenor Fonseca e Maria Nazionale/Giornalista, napulitana, ambasciatrice di #mammt nel mondo”.
I suoi tweet a commento delle partite del Napoli rimbalzano come palline da tennis, e – secondo me – a lei si devono molti dei miglioramenti dei giocatori azzurri, terrorizzati dall’idea di essere il bersaglio delle sue acutissime, dissacranti e sempre azzeccatissime frecciate.trieste1

Ma, quando non scrive, Anna Trieste, che fa???

Niente, jastemmo principalmente. In italiano, inglese, francese, latino, in annatriestistico. Come mi viene insomma. Un poco perché la vita da freelance ti espone allo sviluppo di questa attitudine, un poco perché sono una uagliona un poco irascibile. Comunque non è che ci sta tutto ‘sto tanto tempo che non trascorro scrivendo, eh! perché, essendo io grafomane, scrivo sempre e quando non scrivo parlo. Figuret!

Hai lanciato un tweet, qualche giorno fa, sul lavoro e sulla dignità. Ce lo spieghi?

trieste2Ho scritto “Chissà perché la gente tende sempre a confondere la disoccupazione con l’assenza di dignità. Manca solo il lavoro, tutto il resto lo tengo, e te lo chiavo appresso“. Intendevo dire che trovo ripugnante questa continua asta al ribasso nel mercato del lavoro, ma se la comprendo dal punto di vista dell’offerta non la tollero dal punto di vista della domanda. Non c’è lavoro? e allora chi te ne offre un po’ si sente un dio, spesso autorizzato a chiederti in cambio di rinunciare a tutto il resto (diritti, prerogative, dignità appunto). E’ un meccanismo infernale, perverso, alimentato anche dalla disperazione di tanti che pur di lavorare sono disposti a qualsiasi cosa. Ma di questo si fanno scudo persone senza scrupoli e nessuno, pare, è in grado di spezzare il circolo vizioso.

Sul palco del San Gennaro Day, scelta da Gianni Simioli come co-conduttrice della serata, sei stata accanto a Belen, premiata come “monumento vivente”. Cos’ha più di te, e cos’hai più di lei, secondo te?

trieste3Guarda, prima del San Gennaro Day pensavo che Belen fosse una donna bellissima. Poi, quando l’ho vista così, da vicino… niente, ho capito che veramente è una donna bellissima. Cioè, tiene un culo che parla almeno 5 lingue e tutte fluentemente, scritto e parlato. E questo diciamo già è un quid pluris rispetto a me. Ma al di là dell’aspetto fisico, trovo che Belen sia una ragazza molto intelligente, imprenditrice perfetta di se stessa e dei suoi progetti, e assai affabile con i suoi fans. Non tutte sarebbero disposte, come ha fatto lei al Duomo, a tuffarsi tra i criaturi per farsi decine di selfie. Ecco, lei è una specie di rockstar dello showbiz, io al massimo posso essere una che fa le pustegge nella CircumVesuviana.

Parte un tuo progetto live nei locali… ce ne parli?

Sì, mercoledì (14 ottobre, ore 20) debutta al Cellar (Vomero, vico Acitillo) una specie di “Letterman Show”.  Solo che al posto di essere trasmesso in tv da New York è dal vivo a Napoli; al posto della Paul Shaffer Band ci stanno Ciro Tuzzi e Jonathan Maurano degli Epo; al posto di Letterman alla scrivania come conduttrice ci sto io, e al posto di Obama come ospite teniamo a de Magistris. E’ un progetto molto ambizioso e forse anche troppo, visto che Letterman è stato unico e l’Italia non è un paese per “Late Show”… Basti pensare che l’unico che ci si è avvicinato, Luttazzi, subito è stato stroncato, e quelli che paiono avvicinarsi (Fabio Fazio a Che Tempo che Fa) ne sono in realtà lontanissimi. E’ un progetto però a cui tengo davvero molto, non solo e non tanto perché è un esperimento coraggioso che facciamo con i nostri soli mezzi io e tanti amici che da tempo siamo impegnati a fare “cose belle” su Napoli, quanto perché mi piacerebbe che da Napoli venisse fuori anche una comicità diversa da quella tradizionalmente e mediaticamente associata alla nostra città.

Se dovessi esprimere un desiderio, in ambito lavorativo, quale sarebbe?

Riuscire a guadagnarmi da vivere facendo quello che amo di più in assoluto dopo il caffè: scrivere. Il tutto a Napoli, possibilmente. Sì lo so, sembra banale ma è davvero tutto qua!

Pensi che se, invece di nascere a Barra, fossi nata a Cologno Monzese, le cose per te sarebbero diverse?

Sì. Innanzitutto perché sarei stata più magra, visto che a Milano le genti veramente non mangiano e comunque se mangiano, mangiano poco e negli orari prestabiliti secondo i dettami di Rosanna Lambertucci. Non come noi che pure se andiamo a lavoro la strada per l’ufficio è lastricata di sfogliatelle e pizze fritte. E però, se non fossi nata a Barra, probabilmente non avrei avuto tutta questa necessità impellente e inderogabile di esprimere attraverso le parole la mia creatività. Com’era il fatto? Ciò che mi nutre mi distrugge, ma il digiuno MAI!

A parte tutto, l’amore come va?

A fancul.

Vuoi dedicare un tweet speciale ai lettori del Domenicale???

Uagliù, grazie sempre per l’affetto e per il sostegno! E’ anche grazie a voi che continuo a seguire imperterrita il mio motto di vita: resistere sempre, arrendersi mai, jastemmare al limite.

Non ci resta che attendere la fine del periodo di sospensione del campionato di calcio, per leggere i suoi nuovi “mammtweet”… intanto, appuntamento al Cellar il 14 ottobre, per incontrare di persona questo concentrato di vitalità…

cià, uagliù! (cit. Anna Trieste)

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.