Bere il succo della vita…

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di Maria Rusolo

“Mi è impossibile dirvi la mia età: cambia tutti i giorni.”

So bene che da me ci si aspetta pezzi sul mondo che ci circonda, sulla politica, sulle donne, ma oggi ho voglia di scrivere quello che mi passa per la testa in vista del mio compleanno. Devo dire che quest’anno l’ho presa malissimo, sono settimane che giro per strada mugugnando dietro la mascherina, ho attacchi di ira e come Tempesta mi aggiro tra studio e casa, come se mi dovesse cadere in testa una trave.

Sembro puffo brontolone, ne sono consapevole, ma a me sta cosa del tempo che passa così veloce, non mi scende neanche un poco. Prima di tutto per quanti sforzi si facciano sul corpo si vede e come, l’inesorabile passaggio di KRONOS, a voglia a dire che il dna e la genetica aiutano, io ho fisso un dolore al collo, che mi blocca e mi fa camminare come una papera al circolo polare artico, praticamente scivolo non alzo neanche più i piedi. I capelli hanno una forza motrice propria, per cui mentre in passato li asciugavi a testa in giù, ora devi usare ogni tipo di prodotto per riuscire ad evitare l’effetto pagliaccio It e perderci almeno un’ora, perché abbiano una parvenza di decenza.

Per non parlare di quando entri in un negozio di abbigliamento e ti proietti verso l’ultima tendenza, la prendi prima che te la rubino, ti avvii in camerino e ti accorgi che è adatta ad una adolescente, mentre tu sembri una donna di una certa età che vorrebbe darsi aria da ragazzina. Le scarpe poi che hai tanto amato, per le quali hai rinunciato a qualsiasi cosa, sono un tasto da non toccare; addio ai tacchi stilosi ed alle punte particolari, ti fanno male i piedi e le puoi comprare sapendo che arricchiranno la tua collezione senza che le indosserai mai.

Tutto cambia, muta soprattutto la percezione che hai di te stessa, fingi una certa disinvoltura, ma in realtà vorresti avere una giratempo che ti riconduca al passato, ai tuoi vent’anni, e che ti permette di vivere tutto con occhi diversi. Berresti il succo della vita, la linfa con maggiore lentezza, senza correre verso un’età che racchiude ostacoli, difficoltà, ansie e spesso frustrazioni. Vorrei avere lo stesso disincanto, anche verso il mio corpo, che ho sempre martorizzato, vorrei indossare una minigonna, con maggiore libertà, non assumendo l’atteggiamento di chi cercasse l’approvazione più per ” la cultura” che per l’apparenza. In realtà vorrei avere anche la stessa voglia di cambiare il mondo, la stessa sfrontata alterigia di chi non vede le differenze tra uomini e donne nel mondo del lavoro o della professione.

Ed invece dopo anni di lotte, siamo al punto di partenza, relegate al ruolo di vallette, di ragazze coccodè o di chi è sempre un passo indietro all’amico maschio. Mi sento come se non fossi riuscita ad incidere abbastanza nel solco della esistenza, come se avessi potuto fare di più e meglio, come se non avessi più il tempo per cambiare le cose. Sono insomma rassegnata ad essere ” diversamente giovane”. Si lo so è solo una fase, un momento, un istante nella mia lunga camminata nella vita, domani sarà un altro giorno, magicamente il mio metabolismo tornerà quello di una adolescente, la pelle sarà luminosa, e radiosamente mi arriverà la comunicazione che il prossimo anno sarò il direttore artistico di Sanremo.

Allora respiro profondamente e mi faccio gli auguri, dopo aver preso un antidolorifico per la cervicale, un integratore a base di collagene, una pasticca per la pre-menopausa ed un caffè amaro. Auguri a me ed alle donne come me, che nonostante tutto esistono e persistono.

“La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.