Ci sta un francese, un inglese ed un napoletano…

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La vita ci impone regole e costrutti sociali a cui non possiamo sottrarci per esigenze di convivenza, di condivisione, di partecipazione attiva nella società democratica e costruttiva in cui siamo immersi. Gli inglesi sono conosciuti da sempre come un popolo rispettoso delle leggi, delle regole, dei decaloghi lavorativi. Nessun europeo affronta le imposizioni sociali con l’aplomb tipico britannico. I francesi, invece, hanno quella loro tipica intransigenza a tratti rivoluzionaria che li rende aggraziatamente stretti anche alle note supplementari di leggi e costituzioni. Un napoletano? Conosce perfettamente le regole, vuole anche capirne nel profondo il meccanismo ed il funzionamento, ma poi fa di testa sua: costruisce attorno alla regola la più fantasiosa e creativa consuetudine. Un inglese non pensa neanche per un secondo che la regola possa essere infranta, è come se la regola irrigidisse  l’inglese nelle sue azioni e, privandolo di reattività’, lo rendesse  osservatore incallito asservito allo stato. Il borghese parigino,  ” il «bourgeois bohème » con il portafoglio a destra ed il cuore a sinistra”, è un uomo ricco e ben integrato nel sistema socio-economico, ma profondamente legato alle parole d’ordine ed ai valori politici. Un napoletano, invece,  ha di suo quella flessibilità intrisa di inventiva e di spontaneità, che rende tutto più morbidamente frangibile.

Premesso che non si vuole discutere la capacità umana di assurgere al rispetto reciproco tra gli uomini fondando azioni e pensieri sulla uguaglianza e la solidarietà, si vuole, invece, qui, analizzare quella flessibilità napoletana che nell’assunto “vietato vietare” nasconde la più geniale delle prerogative: affrontare la quotidianità con libertà e leggerezza. Quella del napoletano non è una ostilità alla regola, piuttosto una scelta di popolo di non percepire la regola come una imposizione e calibrare la regola stessa alle esigenze del momento. Basti pensare ai proverbi napoletani a cui fa riferimento ogni buon ‘Napoletano doc’ per affrontare dalle più piccole alle più grandi avversità della vita: “Storta va diritta vene, sempe storta nun po’ ghije(Insisti, prima o poi girerà bene); a megl parole è ch’ella ca nun s dice (la migliore parola é quella che non viene pronunciata).

Una saggezza popolare che in realtà palesa una buona capacità di non lasciarsi intimidire da eventi e situazioni, anche se queste appartengono a costrutto di legge. Flessibilità, dunque, fa rima con creatività: ed allora il semaforo giallo significa accelerare e non decelerare per il rosso imminente; ed allora una rotonda si può bypassare se c’è tanto traffico e se non si  ha il biglietto di viaggio, un napoletano non si allarma, tanto pensa e dice “capo! alla prossima scendo” .  Tutto questo si innesta anche nella capacità di fronteggiare la disoccupazione con lavori creativi e fantasiosi: vendita di calzini per strada con adulazione e complimenti verso ragazze, donne e vecchiette; ritiro rifiuti a domicilio oppure salutare tutti i giorni qualcuno con ossequi e appellativi di onorificenza e poi dopo un mese o  due reclamare un pagamento con l’affermazione “per avervi salutato e chiamato dottore per due mesi”.

E le regole, la legge, lo stato non fa paura, si può fronteggiare, si può aspettare e vedere come evolve una qualunque situazione: il mancato pagamento del canone TV perché magari nessuno reclama l’onere; oppure aspettare che un pagamento sulla tassa di circolazione vada in prescrizione, oppure semplicemente sperare in bene, “tanto non si sa mai”.

La proverbiale capacità del napoletano di cavarsela sempre, estremizzata, potrebbe far sorridere come la più semplice delle barzellette, ma fa riflettere sulla intelligenza creativa, sulla capacità di affrontare senza rigidità e con fluidità situazioni difficili e controverse, manifestando un sapore di lucida libertà umana, a tratti sregolata, ma foriera di coraggio, talvolta di impulsività, ma sicuramente scevra di sudditanza. C’è bisogno di regole e la violazione non deve essere profonda, ma sicuramente non deve apparire come un ingiustificato ostacolo alla libertà.

Interessata alla Letteratura e con una forte passione per la scrittura, Angela si è laureata dapprima in Lettere Moderne e poi in Giornalismo. Non appena ha iniziato a lavorare, a 21 anni, è stata organizzatrice di eventi; poi ha lavorato nei Beni Culturali presso i maggiori musei campani; da 16 anni è Docente di ruolo. Ha sempre inseguito il suo sogno di scrivere. Si è cimentata in racconti, poesie, scritti diaristici, scritti personali; ha collaborato alla stesura di tesi e testi letterari. Ha pubblicato svariate poesie con la casa editrice Pagine. E' stata curatrice letteraria di due libri:” lI lato oscuro dell’Amore”(Storie di Stalking) e “Usi e costumi della Costiera Amalfitana” . Ama il sole ed il mare. Ama il teatro ed il cinema. Ama cantare. Ama viaggiare, anche con la mente. Soprattutto...Ama Amare.