Cosa fai domenica?

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di Pasquale Di Fenzo

Cosa fai domenica?
Mai potreste porre a un napoletano una domanda più retorica, scontata e ovvia nella semplicità della risposta in questi giorni di attesa: una specie di “Sabato del Villaggio” Inutile negarlo: aspettiamo da oltre trent’anni questa partita. Esattamente dal primo maggio 1988: “Non voglio vedere nessuna bandiera rossonera sugli spalti del San Paolo”, disse “Lui”. Purtroppo sappiamo come finì.
Stavolta “Lui” non c’è. Almeno non in campo. Anche se nel frattempo lo stadio è stato giustamente a Lui intitolato. Durante questa lunga attesa ci è toccato solo due volte di giocarci una partita veramente valida per lo scudetto. Entrambe le volte a Torino. La prima finì in una enorme delusione, grazie a un tiro deviato e scoccato dal piede di un carneade che da allora non “ha fatto più bene” nel resto della sua carriera calcistica. Mi piace pensare per le troppe maledizioni lanciategli dai napoletani. L’anno successiva la sfida si rinnovò, e questa volta fu un trionfo, grazie al colpo ti testa del nostro magnifico “Comandante d’Ebano”, che inchiodò in quella porta maledetta un pallone che era andato ad arpionare nell’alto dei cieli. Ma non bastò, perché poi ci pensò un altro personaggio, la settimana successiva, a vanificare il tutto.
E questa volta non sono bastate le maledizioni e le jastemme dei napoletani, perché quel personaggio continua a imperversare, e a fare danni, nel campionato italiano. E pare che proprio domenica prossima ce lo potremmo trovare in campo: terque quaterque! Corna e bicorne! Capisco che non tutti possano condividere queste considerazioni. “E’ solo una partita! Ci sono cose ben più importanti, specialmente di questi tempi!” E chi se le scorda la pandemia o la guerra!? Come si fa a spiegare una passione a chi questa passione non ce l’ha? Io odio il sushi, che non mangerei neanche sotto tortura, ma non oso contraddire chi al ristorante non riesce a rinunciarvi, e mi sono quasi indifferenti gli animali domestici, ai quali comunque non farei mai del male. Eppure capisco chi posta foto con i suoi “amici pelosi”, fa loro la torta di compleanno e li ama alla follia: quasi li invidio, ma non li critico.
Una volta un giornalista chiese a un pastore sardo che viveva in povertà assieme alle sue pecore e che esultava per la vittoria dello scudetto del Cagliari di GiggiRriva: “Ma cosa cambia per te, adesso che il Cagliari ha vinto lo scudetto?” “E perché cosa sarebbe cambiato se il Cagliari non avesse vinto lo scudetto?”. Chi ha giocato decine di volte queste sfide non potrà mai capirlo, ma per noi napoletani domenica sarà come Natale, Pasqua o Capodanno: si riuniranno le famiglie, come fanno in America per “Il giorno del Ringraziamento”. Per una vittoria sarei disposto anche a mangiare il tacchino come fanno loro. Una roba che neanche quella pazza della mia dietologa ha mai osato inserire nella mia dieta coatta.
Domenica 50.000 fortunati si barderanno d’azzurro e tiferanno dagli spalti del “Maradona” (Miettici ‘a mana (de Dios) toia!), un altro milione e passa soffriranno in città davanti alla TV, imprecando contro l’arbitro, la sfortuna o la rotellina di DAZN che ti colpisce a tradimento quando meno te lo aspetti. Una volta si diceva che altri sei milioni di napoletani sparsi per il mondo, a qualsiasi latitudine, longitudine o fuso orario, dopo un paio di ore dalla fine della partita, facessero tutti la stessa domanda: “C’ha fatt ‘o Napule?”.
Oggi anche loro possono soffrire in diretta e alla fine, speriamo, possano pure gioire con noi. Non ce ne vogliano gli altri, ma uno scudetto al Napoli dovrebbe fare piacere a tutta Italia. Oltretutto contribuirebbe a rendere più credibile il nostro calcio ridotto ormai ai minimi termini in tutta Europa, e non solo per questione puramente tecniche. Stavolta questo scudetto lasciatecelo almeno giocare sul campo, come non fu quattro anni fa. Infine una preghiera al popolo azzurro: fino al termine del campionato chiedo una moratoria sulla diatriba Ospina/Meret. Ormai il mister pare abbia deciso definitivamente per il “Patron colombiano”. E così sia. Poi l’anno prossimo ce ne “chiaviamo” tutte mazzate. Forza Napoli Sempre!

Pasquale Di Fenzo, PDF per gli amici, tifoso di Napoli prima che del Napoli. Non lesina critiche a Napoli e al Napoli, ma va “in freva” se qualcuno critica Napoli e il Napoli. Pensa di scrivere, ma il più delle volte sbarèa. L’obiettività è la sua dote migliore. Se il Napoli perde è colpa dell’arbitro. O della sfortuna. Sempre. Se vince lo ha meritato. Ha fatto sua una frase di Vujadin Boskov, apportando però una piccola aggiunta: “è rigore quando arbitro fischia, a favore del Napoli”. E’ ossessionato da Michu che, solo davanti alla porta del Bilbao passa la palla ad Hamsik invece di tirare in porta. Si sveglia di notte in un bagno di sudore gridando “Tira! Tira!”.