Cristo Velato: il mistero di un capolavoro

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Situato nel Museo Cappella Sansevero, il Cristo Velato rappresenta una delle sculture marmoree più prodigiose mai realizzate finora. È il nono sito culturale più visitato in Europa e la sua storia affonda le radici proprio nel luogo in cui si trova collocato.

La Cappella Sansevero, nota anche come Santa Maria della Pietà o Pietatella, fu fondata alla fine del ‘500 da Giovanni Francesco di Sangro, ma fu Raimondo di Sangro settimo principe di Sansevero a farla erigere, tra gli anni ’40 e ’70 del ‘700, chiamando a lavorare a sé artisti famosi e partecipando personalmente alla sovrintendenza dei lavori di costruzione. Non solo ospita opere scultoree e pittoriche, ma anche due corpi misteriosi, chiamati macchine anatomiche, ideate da Giuseppe Salerno, in cui si può scrutare nei minimi particolari tutto l’apparato circolatorio. Essendo verosimilmente impressionanti, forse si tratta di due cadaveri veri e propri, in cui poi è stata iniettata una sostanza particolare in grado di solidificare tutti i vasi sanguigni per renderli ben distinguibili.

Per tali motivi, la Cappella è stata sconsacrata, e non solo. Il mausoleo è stato concepito dal principe come luogo di culto, e specialmente come tempio massonico, in cui Raimondo di Sangro fece confluire tutta la sua personalità polivalente di mecenate, inventore, letterato, editore, alchimista e Gran Maestro della Massoneria del Regno di Napoli. Una delle prime opere che lui commissionò nel 1749 fu la decorazione della volta, la Gloria del Paradiso, il cui autore, Francesco Maria Russo, si servì di colori inventati dal genio del principe in persona, non a caso è la cosa più singolare che colpisce appena si varca la porta di ingresso in cappella, ossia la brillantezza delle tinte con cui è stato realizzato questo magnifico affresco.

Appena entrati, si è totalmente attorniati da sculture marmoree: ben 27 statue lambiscono tutto il perimetro interno della cappella. Queste sculture riguardano in particolar modo le virtù dell’uomo. La più interessante è il Disinganno di Francesco Queirolo, in cui si nota un uomo liberarsi dal peccato espresso da una fitta rete magistralmente scalpellata dall’artefice. A questa si aggiunge anche la Pudicizia di Antonio Corradini, in cui l’arte del velato raggiunge il massimo grado di perfezione: il velo opaco che copre la statua aderisce così tanto alla figura esaltandone le forme, da sembrare ancora più realistico del velo lucido che avvolge il Cristo.

Il celebre Cristo Velato, invece, è posto al centro della cappella. Inizialmente, doveva essere scolpito dallo stesso Corradini, ma lasciò soltanto dei bozzetti in terracotta che non riuscì a completare, i quali furono utilizzati e rivisitati da Giuseppe Sanmartino per realizzare quest’immensa meraviglia nel 1753. La sua mano geniale ha saputo scolpire nel velo le tragiche sofferenze della Passione nei minimi dettagli. Per questa sua straordinaria trasparenza, infatti, erroneamente in passato molti tra turisti e studiosi hanno ritenuto che il sudario fosse frutto di un processo alchemico di marmorizzazione compiuto dal principe di Sansevero. Tuttavia altrettanti studi hanno dimostrato l’infondatezza di tali teorie.

Sanmartino ha impresso in quel blocco di marmo proprio tutto: dalla vena ancora gonfia sulla fronte ai solchi lasciati dai chiodi sulle mani e sui piedi ossuti, fino alla corona di spine e agli strumenti posti ai piedi utilizzati per infliggere dolore. Nel vederlo si ha come la sensazione che il velo, insinuandosi tra gli spazi del corpo, nelle pieghe delle dita delle mani, e sul costato per poi adagiarsi tutto attorno, possa quasi parlare ed esprimere tutto il dolore del Cristo provato in quegli attimi eterni di angoscia.

Adora l’arte e i viaggi, cui si dedica appena ho del tempo libero. Parla due lingue, inglese e francese, e sta imparando la terza. Leggere è il suo pane quotidiano: ha una piccola libreria piena di grandi classici, una continua fonte di ispirazione per lei. Dipingere è la sua passione da sempre, tanto che si può dire sia nata con matite e pennelli in mano e non avrebbe mai immaginato che, a breve, sarebbe diventata un ingegnere chimico…