“Datemi una maschera e vi dirò la verità”

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di Mirko Torre

Così recitava una delle frasi più famose pronunciate da Oscar Wilde, e chi mai avrebbe pensato che avrebbe trovato il suo senso ai giorni nostri, in un mondo in cui mostrarsi in tutto e per tutto è la quotidianità.

Questo aforisma sembra essere stato preso alla lettera da alcuni artisti in ambito musicale, che hanno sovvertito un po’ quelli che sono sempre stati i canoni del successo. In Italia infatti negli ultimi anni troviamo due casi “esempio”, quello di Liberato, cantante napoletano molto legato ai suoni elettronici, e Myss Keta , rapper dell’underground milanese.

Il primo, di cui sappiamo solo essere nato a Napoli, è esploso definitivamente nel 2017 con il singolo “Nove Maggio”, chiaro riferimento al calcio Napoli e alla città, e in poco tempo è riuscito a esportare la musica napoletana, seppur in chiave elettronica, in tutta Italia. Il suo successo è stato sicuramente determinato dal mistero che circonda il suo personaggio, ma in qualche modo questo suo anonimato lo ha aiutato a raccontare quella che è la sua realtà quotidiana senza alcun filtro, senza doversi preoccupare del pensiero del pubblico, tanto da essere invitato a diversi festival importanti, e avendo il tutto esaurito nella sua data romana nel 2019, pur non apparendo mai sul palco.

Il progetto “Myss Keta” invece nasce a Milano dal collettivo Motel Forlanini, con la finalità di raccontare la realtà dell’underground milanese in tutto e per tutto. La sua musica, molto vicina al rap con contaminazioni elettroniche, si lega a dei testi a volte quasi scandalosi come il suo primo singolo “Milano, Sushi e Coca”, che appunto vuole raccontare la vita notturna di una città in perenne movimento.

Anche nel resto del mondo ne è pieno di esempi, negli anni infatti abbiamo ascoltato i “Daft Punk” con due caschi integrali a coprire la testa, “Sia” artista pop che ha scelto di non mostrarsi più in pubblico, e i “Gorillaz”.

Quello che viene da chiedersi, è se effettivamente il fatto di non mostrarsi sia davvero una mossa rivoluzionaria, oppure semplicemente sia una scelta presa per poter vivere una vita “normale” fuori dalla notorietà, visto il forte impatto mediatico che hanno questi fenomeni oggi. Sicuramente però è una strategia che ad oggi sta pagando e non poco, attirando sempre più l’attenzione del pubblico.

Mirko Torre, classe 1997, nato a Roma in piena generazione Z, appassionato di calcio, musica e del mondo. Studente universitario, cerco di dare un senso a quello che per me è prima una passione e poi un sogno, la scrittura.