Devastati dall’ipocrisia e dalla falsità…

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di Christian Sanna

Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti, potrebbe essere il testamento di saggezza trasmesso da un nonno ad un nipote ed invece è una frase, manifesto di cruda realtà e di amarezza, a cura di Luigi Pirandello , Premio Nobel per la letteratura nel lontano 1934 , per intenderci quello che scrivendo Uno nessuno e centomila arrivò alla conclusione che uno è l’immagine che un individuo ha di sé stesso, centomila sono le immagini che gli altri hanno di lui, nessuno è il risultato di una crisi derivata dalla scoperta che l’idea di come uno si vede non coincide con nessuna delle idee che gli altri anno di lui. Che tristezza!

La vita che sarebbe anche semplice come tutte le cose più belle, se vogliamo anche più raffinate, risente della macchinosità di pensiero e di azione dell’essere umano che con le sue pippe mentali “elenfatizza” (delirio poetico) persino quei concetti che dovrebbero avere la consistenza delle nuvole, la leggerezza delle farfalle ed il profumo di aldeidi che per chi non lo sapesse è una potenziata cerosa trasparente glaciale nota che sublima l’accordo floreale.

Andiamo dritti al punto o al dunque: siamo devastati dall’ipocrisia, circondati dalle persone false. Recitare ha smesso di essere un modo di apparire per diventare un modo d’essere, un passaporto per questa società dalla sconcertante mediocrità culturale e sentimentale che viaggia nell’ostinata direzione dell’omologazione dove certi valori sembrano diventati disvalori e le persone perbene, educate, disponibili ed altruiste vengono derise ed etichettate come ingenue, come se l’ingenuità i cui sinonimi sono candore e purezza fosse una colpa. Per forza, se i modelli di riferimento sono i furbi, i maliziosi.

Da ragazzo volevo fare l’attore, ma si rivelò un desiderio fatuo quando cominciando ad osservare con la lente di ingrandimento i comportamenti degli altri mi accorsi che la maggior parte delle persone che incontravo recitavano. Alcuni, devo ammettere, avrebbero avuto anche un discreto successo se ci avessero creduto almeno un pò ed avessero bussato alla porta di qualcuno per farsi raccomandare. Altri recitavano proprio male; pensiero, linguaggio del corpo e strategia di comunicazione totalmente sgraziati. Se ne sarebbe accorta anche un’oca che non è affatto stupida, nonostante la pessima letteratura che l’uomo ha creato intorno a questo animale. Le oche vengono anche associate all’abitudine di spettegolare, ma a me piacere sottolineare gli aspetti positivi: simboleggiano la vita, la creazione, la rinascita. Vorrei fare qualcosa di cui valesse davvero la pena, mi piacerebbe con questo articolo restituire un pò di credibilità alle oche, dire chiaramente che è tutto un equivoco e c’è dell’errore mischiato ad un pò di cattiveria nella narrazione, in tutti quei racconti che partono da uno spunto di timida verità per arrivare ad una bugia apparentemente solida o comunque a pettegolezzi da quattro soldi che però hanno il potere di minare i rapporti, ferire gli animi più sensibili.

Nciucio in lingua napoletana significa pettegolezzo, sembra una parola scherzosa che però non fa ridere proprio nessuno, soprattutto chi il chiacchiericcio lo subisce. C’è gente che si è ammalata, avvelenata dalle malelingue e non si è più ripresa. Nel momento in cui si sta parlando male di qualcuno bisognerebbe farsi un esame di coscienza, provare almeno un pò di vergogna al solo pensiero che quelle parole lanciate come dardi con tanta sufficienza possono ferire la sensibilità di un altro. Mai nessuno che gli sia venuto in mente di fare un atto rivoluzionario: parlare bene di un altro alle sue spalle. Questo si che sarebbe un bel progresso, altro che il giro sulla luna o la ricerca della vita su Marte (fra l’altro cose utilissime), ma qui si tratta di ripristinare l’elementarità dei rapporti che se qualcuno se lo fosse scordato si dovrebbero basare sempre sui principi del rispetto e dell’educazione.

Per Baltasar Gracián Ci sono individui composti unicamente di facciata, come case non finite per mancanza di quattrini. Hanno l’ingresso degno d’un gran palazzo, ma le stanze interne paragonabili a squallide capanne. Alzi la mano chi non è d’accordo con questa affermazione, sono convinto che lo sarebbe anche una persona inconsapevolmente o consapevolmente falsa, perchè questi esseri vuoti di tutto sono navigati simulatori: predicano bene e razzolano male, si riempiono la bocca di belle parole come fossero in perenne campagna elettorale dove far vedere, mostrare, prestigiare è tutto, salvo poi venire meno alla resa dei conti dei fatti dove alla più lusinghiere premesse sono susseguiti fatti maldestri, inciampi, cadute di stile, scivoloni ingiustificabili.

Inutile girarci intorno: Se Dio esiste o non esiste non è affar mio e non intendo neanche provarci a risolvere questo cubo di Rubik senza soluzioni razionali, però ho la forte sensazione che, si tratti di concetto di entità superiore con una capacità inumana d’amare o di un progressivo sviluppo delle coscienze, che sia una favola o comunque una leggenda, chi alimenta il chiacchiericcio è lontano anni luce da questo punto di vista che è fatto di luce che illumina le oscurità, d’amore, di rispetto e di premura per le altrui sensibilità.

Le persone false flirtano con la cattiveria, ma non è mai colpa loro; l’autocritica è completamente annullata dalla critica verso l’altro ed hanno sempre una giustificazione per i loro fallimenti. In fondo, se non riescono a raggiungere gli obiettivi c’è sempre uno raccomandato (quelli bravi non sono contemplati), se un individuo fa carriera è perchè è l’amante di qualcuno che conta. Insomma, gli ipocriti, coloro che inciuciano ed alimentano il chiacchiericcio sono devastati dentro, sui loro sorrisi falsi proiettano in maniera nitida tutte le loro infelicità. Solo che non lo sanno. O fingono di non saperlo.

In conclusione, chi è falso seduce l’invidia, si accompagna al pettegolezzo, stringe amicizia con la disarmonia. Vive la propria vita come una perenne messa in scena. Il problema è che quando il pubblico realizza che lo spettacolo a cui sta assistendo è di cattivo gusto pioveranno fischi e nessuna finzione o trucco riuscirà a mascherare le brutte figure.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.