Finché bonus non ci separi

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di Giosuè Di Palo

E’ di pochi giorni fa la notizia secondo cui la Lega avrebbe proposto un ddl alla Camera per introdurre incentivi di Stato per chi sceglie di pronunciare il fatidico Sì, ma solo all’altare. Un bonus matrimonio fino a 20.000 euro. Ma solo se ti sposi in chiesa.

Chi opta per il comune, invece, zero. Quella della Lega è stata l’ennesima provocazione e ddl di bandiera assurdo e che ha scatenato, prevedibilmente, un ampio dibattito social. Dibattito che è servito in maniera strumentale allo stesso partito per fare subito retromarcia sul tema e decidere di estendere il bonus «a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no» come riferito dal deputato proponente Domenico Furgiuele.

La proposta si basa essenzialmente sulla detrazione del 20% delle spese collegate alla celebrazione del matrimonio: dagli ornamenti in chiesa, i libretti, gli abiti per gli sposi, servizio ristorazione, bomboniere, make-up, servizio fotografico. Obiettivo dei proponenti è risollevare le sorti dei matrimoni (religiosi) in calo. Nozze che, in Italia, sono in calo da anni e che, durante la pandemia, sono crollati vertiginosamente (ma guarda un po’).

Da Palazzo Chigi la risposta è stata immediata: la proposta di iniziativa parlamentare non è allo studio del governo. Una stroncatura netta e decisa. La cosa che più mi fa sorridere dell’intera vicenda non è tanto l’iniziativa in sé, che porterebbe dei dubbi di costituzionalità abbastanza evidenti, quanto il fatto che la Lega, ad oggi, si trovi ad essere totalmente fuori dal mondo. Un partito in piena caduta libera che a confronto la botola di canale5 di Jerry Scotti non è niente. Un partito che ha deciso di appropriarsi di battaglie che a pressoché nessuno interessano, facendosi da portavoce di ideali che stridono parecchio con lo stile di vita di quelli che ne fanno parte.

Il motivo principale per cui nessuno più ormai si sposa in Chiesa non è per i costi, ovviamente. La discesa del fenomeno segue quella della crisi della fede e della vocazione religiosa in sé. Asseconda un processo lento e inarrestabile quale è la secolarizzazione della società, che piaccia o meno. La religione cattolica, ad oggi, viene vista come baluardo di principi vecchi, antiquati e che nulla hanno a che vedere con l’evoluzione della civiltà.

Ci sta provando Papa Francesco ad entrare in contatto con il mondo più giovane, parlando ai fedeli in maniera più limpida e colloquiale. Ma è evidente che certi freni non possono essere allentati, certe idee fanno parte della natura stessa del credo. E allora, che ne è di un mondo di idee statico ed immutabile quando tutto il resto attorno ruota, cambia e si evolve (non per forza in meglio) ? Semplicemente ciò che da sempre è successo: si ridimensiona. E passare da un “Sì, lo voglio” ad un “Finché bonus non ci separi” non è decisamente la mossa migliore per sperare in un avvicinamento improvviso alla Chiesa.

La mia maestra alle Elementari diceva sempre la solita frase che a ogni ragazzo, un po’ svogliato e con la testa già proiettata al dopo, si dice: “suo figlio è intelligente, ma non si applica”. Ne ho fatto uno stile di vita. Studente di giurisprudenza presso la Federico II e di recitazione cinematografica in CinemaFiction. Appassionato di scrittura e di cinema. Scrivo opinioni, non richieste, su tutto ciò che a mio avviso merita di essere raccontato e discusso. Perché nella vita ho imparato che è sempre meglio avere un opinione che subire passivamente il corso delle cose.