Chi di moralismo ferisce di moralismo perisce

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di Mariavittoria Picone

Stamattina, aprendo Facebook, scopro che c’è una polemica in atto sulla presenza di Selvaggia Lucarelli alla trasmissione televisiva di RaiUno Ballando con le stelle. La polemica è sorta perché l’opinionista civitavecchiese, pur avendo perso la madre in mattinata, ha partecipato ugualmente al programma andato in onda dopo poche ore.

Molti i giudizi negativi sulla scelta della Lucarelli e sulla sua scarsa sensibilità. In difesa sono intervenute Milly Carlucci ed altre personalità dello spettacolo, nella fattispecie, la conduttrice del programma ha dichiarato in diretta che in televisione bisogna essere clown sempre sorridenti. Al di là dell’immagine grottesca, quasi inquietante della Selvaggia-clown, mi è parsa una giustificazione molto banale, un’espressione in un certo senso anacronistica.

Sebbene da spettatori siamo consapevoli di assistere oramai quasi sempre ad uno spettacolo circense, sia che si parli di politica, di cultura o che si faccia mero intrattenimento, ci sorprendiamo ancora davanti ad una tivvù sensazionalistica che ha fatto anche del pianto uno spettacolo.

È forse dai tempi di Sandra Milo, che nel 1990 scoppiò in lacrime e lasciò gi studi televisivi, in seguito ad uno scherzo telefonico che le comunicava, in diretta, il ricovero del figlio Ciro, è forse da allora che si è presa l’abitudine di spettacolarizzare il dolore. Fino a quel momento c’era stato un certo pudore nei confronti della sofferenza, alla quale probabilmente veniva riconosciuta un’indiscutibile dignità.

Adesso che tutto fa spettacolo: la gioia, il dolore, la follia e persino la morte, dire che in tivvù sia necessario sorridere sempre è negare la realtà. “The show must go on” ha oramai lasciato il posto a “Everything must be show”, e in quest’ottica, non sarebbe stata vista male, anzi, sarebbe stata sicuramente una grande trovata televisiva, l’assenza della Lucarelli dal programma per lutto.

In ogni caso, rispetto profondamente la scelta della bella opinionista, come qualsiasi altra scelta, di qualsiasi persona, soprattutto se riguarda la sfera affettiva. Contrariamente all’abitudine della stessa Lucarelli, che ha elargito frequentemente giudizi impietosi su chiunque non fosse d’accordo con lei, arrivando, nella recente storia pandemica, ad augurare il male a chi avesse scelto di non vaccinarsi.

Chi usa giudicare viene giudicato, chi diffonde intolleranza non è tollerato. Alla fine il Karma mette ogni cosa al suo posto.

Del resto, lo diceva Pasolini: “Il moralista dice di no agli altri, l’uomo morale solo a se stesso”, sarà che cercano la morale negli altri quelli che ne sono sprovvisti.

 

Mariavittoria Picone nasce in un caldo dicembre del 1970 a Napoli, dove vive e lavora. Ha pubblicato racconti e poesie su blog e riviste on line. Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo Condominio Arenella (IOD Edizioni), accolto favorevolmente dalla critica e dai lettori. Nel 2021 pubblica, sempre con la casa editrice IOD, la raccolta di versi e pensieri Novantanove fiori selvatici. Sognatrice pragmatica, poetessa in prosa, sempre in bilico tra ordinarietà e magia, ironica e drammatica, si definisce un fiore selvatico, un'erba ostinata, nata tra il fuoco e l'acqua, tra un vulcano e il mare.