Fine vita, il punto sul dibattito. Quando etica e diritto tentano la conciliazione

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di Alessandro D’Orazio

Valutazioni etiche su un bene culturalmente percepito come intimissimo e indisponibile quale quello della vita sono sempre delicate da affrontare; riportare poi la questione sotto il cappello dei principi costituzionali è cosa ancor più ardua. Il problema del fine vita è sostanzialmente questo: il difficile tentativo di conciliare etica e diritto sotto un’unica bandiera. Il caso Welby e quello di Fabiano Antoniani (in arte DJ Fabo) hanno scosso negli anni le coscienze di molti italiani. Il dibattito aperto è ancora lungo e acceso.

 

A condurre una dura battaglia sull’argomento è stato senz’altro il radicale Marco Cappato, che ha assecondato le richieste di DJ Fabo e lo ha accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito. Di ritorno dal viaggio Cappato si è autodenunciato ai Carabinieri di Milano e, dopo il complesso iter giudiziario, il 23 dicembre 2019 è stato assolto dalla Corte d’Assise meneghina perché il “fatto non sussiste”.

 

Sul caso di DJ Fabo si è espressa due volte anche la Corte costituzionale. La prima volta, nel 2018, la Consulta ha rinviato il giudizio al settembre 2019, concedendo al Parlamento circa un anno di tempo per predisporre una legge che regolasse quegli aspetti di dettaglio sull’aiuto al suicidio. Il Parlamento ha lasciato decorrere invano il termine. Così la Consulta ha deciso di dichiarare l’art. 580 c.p. costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, osservando determinate regole indicate nella sentenza, agevoli l’esecuzione del proposito di suicidio formatosi in autonomia e coscienza. Da ultimo, poi, a infiammare il dibattito sulla questione è stato il caso di Mario, tetraplegico marchigiano, che ha ottenuto il parere favorevole del Comitato Etico sulla presenza di tutti i requisiti per l’accesso al suicidio assistito.

 

Sulla scorta di quanto detto, ben si comprende, dunque, come il tema del fine vita sia oggi più che mai oggetto di vivo dibattito e al centro di accese controversie in ambito etico, religioso, legislativo ma anche scientifico, filosofico e soprattutto politico. Se si arriverà mai a districare l’inviluppata matassa, questo dipenderà dall’intenzione dell’intero arco parlamentare di discutere e trovare una possibile soluzione alla questione. L’unica cosa che si può aggiungere sul tema è che un disegno di legge per regolamentare l’eutanasia nel nostro Paese, in discussione ormai dall’inizio della legislatura, approderà nell’Aula della Camera dei Deputati il prossimo 13 dicembre. Testimone sarà il tempo.

Classe 1992. Una laurea in Giurisprudenza ed una in Operatore giuridico d’impresa. Nel mezzo l’azione: paracadutista, sommozzatore e pilota d’aerei. Classicista convinto, quanto Cattolico. Appassionato di viaggi, lettura e scrittura. Un’esistenza volta alla costante ricerca delle tre idee che reggono il mondo: il Bene, la Giustizia e la Bellezza. Senza mai perdere di vista la base di ogni cosa: l’Umanità. Se fosse nato sostantivo, sarebbe stato il greco aretè e cioè, la disposizione d’animo di una persona nell’assolvere bene il proprio compito. La frase che lo descrive: “Darsi una forma, creare in se stessi un ordine e una dirittura”. Il tutto allietato da un bel dipinto di Giovanni da Fiesole.