G7 Taormina: migranti dirottati a Napoli

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Dalla prima giornata del vertice in corso a Taormina esce una prima bozza di accordo sulla questione migranti. “La gestione e il controllo dei flussi – si legge nel testo che l’Ansa ha potuto visionare – richiede sia un approccio d’emergenza che uno di lungo termine”. E per quest’ultimo i leader del G7 “sono d’accordo nello stabilire partnership per aiutare i Paesi a creare nei loro confini le condizioni che risolvano le cause della migrazione”. Perché “pur sostenendo i diritti umani dei migranti e rifugiati, riaffermiamo i diritti sovrani degli Stati di controllare i loro confini e fissare chiari limiti ai livelli netti di immigrazione, come elementi chiave della loro sicurezza nazionale e del loro benessere economico”. Per l’Italia si tratta di “un buon compromesso”, dicono fonti diplomatiche, anche perché viene sancita una “responsabilità condivisa”.

Intanto, per garantire la sicurezza dei “grandi” riuniti a Taormina, il flusso dei migranti in arrivo è stato dirottato a Salerno e a Napoli. Previsto infatti– ma ancora tenuto top secret o quasi – per domenica mattina, alle 6 del mattino al porto di Napoli, l’arrivo della nave “Prudence” di Medici senza frontiere, e lo sbarco di circa 1450 migranti provenienti da diversi Paesi (30 minori non accompagnati) recuperati nel corso di varie operazioni.

Rotte, arrivi e sbarchi sono pianificati in anticipo, per consentire la messa in moto della macchina organizzativa: trasferimenti, centri di accoglienza, controlli sanitari da predisporre all’arrivo, addirittura l’affitto delle transenne.

 

Insomma, l’accordo pare raggiunto: dirottiamoli da un’altra parte, visti i problemi di gestione, o il fine settimana siculo, con relativi pranzi e soirée di gala, ne risulterebbe – appunto – compromesso, con problemi di digestione.

Al Domenicale con entusiasmo da più di un anno, dopo il banco di prova con Paralleloquarantuno. Giornalista per passione, scrive di tutto quello che la entusiasma, predilegendo i temi dell’ambiente e della cultura. Classe ’71,buddista, due figli, nel tempo libero cucina e gioca a burraco. Se dovesse descriversi con una sola parola, sceglierebbe “entusiasmo”, anche se si definisce un’anima in pena. Scrivere le è indispensabile: si firma #lapennallarrabbiata, e questo è il suo modo per denunciare ingiustizie e dare voce ai sentimenti che vive, come tutto quello che la riguarda, con un coinvolgimento totale.