I soldi rendono felici?

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di Alessandra Hropich

È indubbio che i soldi servano per vivere e per evitare ogni ansia di non potersi permettere delle cose.
Se la mancanza di denaro ci impedisce di realizzare un progetto, un corso di studi o altro, queste privazioni possono contribuire a renderci meno soddisfatti, meno realizzati e dunque talvolta meno felici.
Ma far coincidere la felicità con la ricchezza o agiatezza è un errore grossolano.

Chi in genere ha problemi economici ritiene la mancanza di denaro la causa della sua infelicità, questo è un buon modo per attribuire il proprio problema a qualcuno o qualcosa. È del resto tipico dell’ essere umano cercare un colpevole sempre e per tutto, dunque immaginare che la felicità dipenda dai quattrini è un dare la colpa ad un evento avverso: la sfortuna di non essere ricchi.
Ma un conto è individuare il colpevole, altro conto è saper essere felici.

Ho da sempre la possibilità di parlare a vario titolo con persone molto ricche, benestanti e povere ma non ho mai individuato nei ricchi la felicità.
Nel mio vicinato vi sono tante persone discretamente benestanti, coppie e famiglie con diverse automobili, suv e moto di marche famose ed ancora, più appartamenti di proprietà in città e case di vacanza fuori, gente con stipendi di tutto rispetto, famiglie in cui portano reddito lui e lei, seconde case locate che producono altro reddito, persone che non hanno dunque nessun affanno per pagare bollette o spese di varia natura.

Ebbene, questi miei vicini nemmeno immaginano cosa sia la felicità, conoscono la bramosia, hanno il naturale desiderio di accaparrarsi ogni bene materiale possibile ma la felicità e la gioia di vivere proprio non li riguarda.
Ma non sono infelici solamente le tante persone che conosco da vicino ma anche tanti amici o contatti social che vivono la stessa identica situazione, ci sono professionisti che comunque non hanno affanni economici, con diverse proprietà e redditi ma che vivono relazioni familiari in cui manca persino il dialogo tra coniugi, figuriamoci il resto!

Alcune volte mi è capitato di avere più tempo a disposizione ritrovandomi ad ascoltare amici al telefono che hanno parlato incessantemente della loro vita anche ben oltre la mezzanotte, mi chiedo dove fossero le loro mogli, dove fosse il loro dialogo, fondamentale è il dialogo nella vita di coppia altrimenti non è una coppia.
Questo dimostra che tanto gli avvocati, i medici, i commercialisti e i professionisti in genere con cui parlo più spesso esattamente come i signori più ricchi, non hanno in automatico la felicità perché si comprano una nuova macchina o altro,  dopotutto su una moto o macchina può salirci il più frustrato dei soggetti, esibire una moto o un altro mezzo di trasporto significa mostrare qualcosa tanto per far credere agli altri di vivere bene ma, essere felici, è tutta un’altra cosa.

Ho altrettanto notato che ognuno dà della felicità la propria interpretazione, in genere, l’essere umano fa coincidere la felicità con ciò che gli manca, tanti dicono che la mancanza dei soldi impedisce il raggiungimento della felicità, qualcuno dice che la mancanza di libertà rende infelici, qualcun altro attribuisce alla stessa donna o allo stesso marito la propria infelicità oppure all’ impossibilità di viaggiare sempre alla ricerca di nuovi posti da vedere. Insomma la maggior parte delle persone fa coincidere la propria infelicità con il non poter fare o avere qualcosa.

In realtà non sono i viaggi a rendere le persone felici (la novità di scoprire luoghi nuovi crea soltanto ebrezza) ne’ la libertà che manca toglie davvero la felicità e neppure le maggiori entrate economiche garantiscono la gioia di vivere.
Paradossalmente la felicità ci arriva sempre da cose che non compriamo. Ricordo il mio Capo, grande giudice, Presidente di Istituzioni, politico con incarichi sparsi, un giorno mi disse che gli avevo regalato qualcosa che non si compra: “Attenzione, stima, riconoscenza, dialogo, considerazione e gioia ”
Eppure credevo (ingenuamente) che  un uomo con mille incarichi avesse proprio tutto ma aveva solo il potere e il denaro mentre dentro si sentiva più vuoto di una zucchina (ripulita appositamente per farla ripiena).
Imparai da allora quanto fosse facile avere persone intorno perché hai denaro e prestigio senza contare la falsità di tutti i rapporti in questi casi, il mio capo lo aveva ben capito e me lo rivelò.
Con questo mio pezzo non voglio fare un trattato sulla povertà, giammai ma un chiarimento sul binomio soldi/felicità.
I soldi danno opportunità di comprare tante cose ed anche le persone, tutto puoi maggiormente avere ma sai di essere un acquirente di quasi tutto ma non della felicità, quella, devi saperla trovare solo dentro di te, a costo zero.

Conoscendo da vicino anche il mondo Vip che appare felice quasi fosse un status da esibire ad ogni intervista, dico sempre di non fermarsi mai alle apparenze, agli amori dichiarati pubblicamente, quelli che regalano gioia infinita, è tutto funzionale ad una vita da copertina, di vero non c’è nulla in moltissimi casi.
La vera felicità è come la giovinezza, non si compra con nessuna cifra al mondo, si può mantenere più a lungo, questo si.

Per essere felici bisogna abbandonare la propria rigidità, i propri preconcetti, le proprie abitudini fini a sé stesse che non ci fanno mai prendere una decisione che ci dia quello slancio che ci manca, non si ottiene la felicità accaparrandosi beni o oggetti nuovi ma senza mai cambiare nemmeno un’ idea, compriamo cose nuove restando vecchi nell’ animo, dobbiamo svecchiarci ed osare, serve la voglia reale di essere felici non il sogno fine a sé stesso.
I soldi non possono comprare tutto, ci sono cose che dobbiamo trovare dentro di noi, questo è
l’ obiettivo del mio libro sulla felicità.

Ad un Convegno sul tema della droga, il fondatore di Villa Maraini, raccontò di quanti economicamente più abbienti, non accettando di non saper essere felici, facciano ricorso talvolta alle droghe per provare a vivere attimi di gioia, cercando così di acquistare la felicità, credo che non esista illusione peggiore.
Questo perché l’ essere umano non accetta di non poter comprare qualcosa, come non si compra la salute (mi riferisco a mali incurabili), non si compra la giovinezza svanita, come non si compra il tempo, bisogna arrendersi al fatto che nemmeno la felicità si possa comprare, ed è questo che la rende meravigliosamente accessibile a tutti.
Ci sono sguardi, sorrisi, l’ esserci nel pensiero di qualcun altro e tante altre emozioni che ci aiutano ad essere felici, altro che credere che le banconote diano benessere interiore, illusione degli sciocchi.

La colpa dell’ infelicità di quasi tutti è rintracciabile anche nella superficialità che domina la nostra società, quella superficialità che porta pressoché tutti a ritenere felici gli altri già solo da una foto pubblicata su un social o da un’ immagine di un vip su un giornale, la superficialità fa perdere di vista a ciascuno il proprio vero e reale benessere interiore a favore di ciò che oguno vuole mostrarci.
Tanto si dice che l’ erba del vicino è sempre la più verde!
Tanta gente è concentrata sull’ osservazione della vita altrui, sull’ invidiare questo o quello, dimenticando totalmente sé stessa e la propria gioia.
Questo non permette a ciascuno di essere felice perché troppo concentrato solo sul potersi comprare delle cose anche per il gusto di mostrarle mentre si accorge (tardi) che la felicità non è in vendita in nessun negozio ma è dentro di noi e che la si rintraccia se ci si applica, concentrandosi soprattutto su noi stessi qualcosa inizia a cambiare perché nulla viene dal cielo, nemmeno la felicità!

Di Alessandra Hropich
Per informazioni sul libro dedicato alla felicità:
https://www.youcanprint.it/la-felicita-ve-la-do-io/b/62150c3f-b50b-5a3d-a224-ed8dd9c9c6b1

Scrittrice e Pubblicista. Esperta di tematiche sociali, Relatore, Opinionista. Mi occupo di Comunicazione aziendale, Istituzionale e politica. All' Avvocatura ho preferito la Comunicazione perché adoro raccontare la realtà, fatti rigorosamente veri.