Nuove ordinanze e vecchi dubbi

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di Giosuè Di Palo

Il problema delle nuove ordinanze anti contagio che sono state emanate e che prevedo già si moltiplicheranno a dismisura nei giorni a venire non è tanto nel contenuto in sé, che già sarebbe discutibile, quanto nella completa mancanza di coerenza con la narrazione che si è portata avanti fino ad oggi.

Si è sempre parlato di Green Pass come unico reale strumento per “tornare alla vita”, abbiamo ascoltato sermoni sull’importanza della vaccinazione per poter festeggiare le vacanze in libertà che facevano invidia ai monologhi Sanremesi di Barbara Palombelli.

È stata portata in scena un enorme recita sul “super green pass” che, in teoria, avrebbe dovuto tenere a casa o comunque limitato il più possibile i non vaccinati per poi ridurci ad oggi, dove la differenza fra le restrizioni destinate ai vaccinati e non diventa pressoché inesistente.
Con la nuova ordinanza regionale Campana n.28 è fatto divieto di svolgimento di feste ed eventi consimili in sale da ballo, discoteche e locali assimilati. L’ordinanza n.27 che prevedeva il divieto di consumo di bevande alcoliche all’aperto durante i giorni festivi del 23,24 e 31 dicembre è stata riconfermata.

Allora il problema sta a monte: nella scelta di una linea da seguire in maniera netta, decisa, senza per forza rincorrere il consenso e il compromesso. Nell’ adozione di criteri pratici più utili nel controllo dei green pass come l’obbligo di esibire, oltre al QR code, anche un
documento d’identità che attesti la veridicità del tutto, altrimenti si resta nella zona d’ombra del “facciamo che ci credo”, lamentandosi poi dei green pass falsi esibiti.

Nell’obbligo vaccinale anche per ristoratori e proprietari di bar: qual è il senso, mi chiedo, di andare al ristorante esibendo un green pass per poi non poter ricevere la stessa sicurezza da parte del personale che serve ai tavoli? È come prendere lezioni di scuola guida da uno che è sprovvisto di patente. Un paradosso.
Nell’obbligo vaccinale in generale per chiunque. Perché parlare di “libertà di scelta” in tema di dati scientifici, anche quello, mi sembra un paradosso.
E poi, se vogliamo essere pignoli, Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Cotituzionale (non il salumiere sotto casa, con tutto il rispetto per la categoria) ha spiegato più volte come la stessa Costituzione disponga che possono essere introdotti trattamenti sanitari obbligatori, ponendo un solo limite: quello di farlo per legge. Quindi, richiede un intervento del Parlamento. Inoltre la Repubblica tutela la salute, considerata come diritto del singolo ma anche interesse della collettività.

A Vincenzo De Luca, che con la nuova ordinanza mi trova in profondo disaccordo, riconosco però il merito di aver proposto un Lockdown totale per i non vaccinati proprio per prevenire tutto quello che ad oggi sta accadendo.
Ovviamente a ciò ha fatto seguito un eco incessante di disprezzo e accuse di allarmismo estremo e la sua richiesta è rimasta inascoltata.
Ad oggi, forse, sarebbe stata quella la scelta migliore, in termini di logica e di coerenza della narrazione.

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