Il rinnovo d’o guaglione.

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Dovete sapere che ogni paio d’anni Marek Hamsik, ‘o napulitano, il figlio che tutti vorrebbero, ma coniglio bagnato che scompare quando deve caricarsi la squadra sulle spalle, va in Slovacchia a sparare due palle. Che lo cercano altre squadre, che vorrebbe rimanere ma si vedrà. Sono palle, e le dice con l’aria da bambino perbene: torna ‘a casa e trova l’assegnino sotto la porta.

Perché ogni due anni Hamsik rinnova, eh. E siamo felici: sono tra quelli che lo vogliono qui a vita, e anche dopo.

Poi arriva Insigne, modi più spicci, tamarriello, metà jucatore e metà guaglione d’o bar, eppure decisivo e incidente come nessuno; ma è pur vero che nessuno si legge le rilevazioni Opta, sono complicate da interpretare. E dunque, quando bussa a quattrini COME HAMSIK, PURE LUI A DUE ANNI DALL’ULTIMO RINNOVO – novembre 2014 – il napoletano Insigne è per i napoletani un mezzo giocatore, un montato, come si permette, isso e ‘o tiro a giro, e, per finire, una merda. Se la prendono con lui e non con il procuratore, come per Higuain e Koulibaly.

Eppure quando la vera merda, quella che se ne è andata senza scarpe di notte, tramava il passaggio alla Rube, ce la siamo pigliate col fratello.

Ma con Insigne no. ‘O guaglione viziato è isso. Leggo cose in giro da far rizzare qualsiasi cosa. Minacce di fischi, disprezzo reiterato e continuato. Ah, che persona fine quel Quillon, che porta Callejon a tre milioni e nessuno se ne accorge. Insigne guadagnasse meno di Chiriches e Rafael, meno di Martens, meno di Giaccherini – Giaccherini – e meno di non so più chi. Eppure non vedo differenza, in queste due foto, tra il leader con la fascia e il leader ascoltato (così si mormora).

Il tifoso napoletano è una vera merda. Distrugge il proprio simile, il napoletano, da sempre. Adda essere pezzente comm’a isso. Se avesse anche le palle di non esultare per i gol al Milan o alla Rube. Ma l’ommità è napulitana solo quando se tratta ‘e Pepe Reina.

Crociata da vomito: “Naples in the mirror forever. Napoli si è messa allo specchio e si è pisciata in faccia”.

Enrico Ariemma Docente di Lingua e Letteratura latina presso l’Università di Salerno. Uomo di inverni miti e di estati di passione, malato di Napoli e di filologia, in quale ordine non saprebbe dire. Chirurgo di testi per vocazione antica e per impegno accademico, prova con francescana ostinazione a educare alla Bellezza, dinanzi ai cui inattesi impercettibili cristalli si stupisce e si commuove. Per questo detesta con pervicace ostinazione il brutto, il crasso, il banale, il volgare. Stanziale da quarant’anni al San Paolo, legge, scrive, insegna, cavalca una moto, inforca gli sci, va per mare, vagabonda per mostre, viaggia per le leghe del pensiero e per le strade del mondo. Ama.