La gentilezza ci salverà. Ma cominciamo da noi…

Condividi su

di Christian Sanna

Nella struggente Madame Guitar Sergio Endrigo si rivolge alla sua chitarra con parole dolci e rassegnate “Madame Guitar perdonami se tu non andrai con il poeta sotto il mandorlo fiorito a tenergli compagnia ma non è colpa mia se poeta io non sono ma solamente un uomo”.

L’umiltà quindi la grandezza di un uomo che chiede scusa alla fedele compagna di mille avventure e successi è ancora più evidente quando dice “Madame Guitar perdonami se dopo tanto e tanto tempo ti accarezzo ancora male e senza fantasia ma non è colpa mia. Ognuno ama come può per sempre o in un momento”. Ottantotto di cui cinquantadue bianchi e trentasei neri: questi sono i numeri dell’infinito.

Come ogni creatore di bellezza, Chopin è stato un dio delle possibilità e delle riflessioni musicali con un tocco delicato e raffinato, complice una magistrale diteggiatura. E la notte, quello spazio intimo di tempo fra tramonto ed alba, il compositore polacco l’ha celebrata con una grazia senza pari ne I Notturni, sublimi composizioni venate di malinconia, rivelatrici dell’animo poetico del pianista.

C’è un’arte che non spingerà mai per essere riconosciuta e quindi in un certo senso legittimata: saper toccare i tasti (o le corde) giuste. Immaginate l’Amico Fragile a cui mai è venuto in mente di “essere più ubriaco di voi” seduto a guardare la ballerina di seconda fila agitare il suo presente di seni enormi e il suo cesareo fresco e pensare “che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra”, come se lo strumento musicale facesse parte del corpo e non fosse solo il veicolo per liberare nell’aria i sogni e le inquietudini. Che sia il violino, la tromba o l’oboe uno strumento musicale richiede disciplina e devozione, ore ed ore giornaliere di esercitazioni. Smettere di esercitarsi anche solo per un breve/medio periodo comporterebbe il rischio di perdere la mano con la conseguenza di notevoli difficoltà di recupero.

Perché la chitarra è come una fidanzata e se la trascuri si rompe qualcosa, dopo diventa difficile recuperare il rapporto e la complicità di prima. John Keats si rivolge all’amata esprimendole un desiderio “ Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo appena tre giorni d’estate, tre giorni così con te li colmerei di tali delizie che cinquant’anni comuni non potrebbero mai contenere”. La percepite la potenza di queste parole? La forza della delicatezza.

Credo sia possibile affermarsi con la gentilezza e la convinzione delle proprie idee, adottando un comportamento sempre leale, privo di dietrologie. Non è forte chi grida di più e sbatte i piedi per terra, non è figo chi tratta gli altri con arroganza e superficialità. Probabilmente è solo qualcuno che è rimasto indietro con se stesso, perché funziona proprio come con la chitarra: ci vuole devozione e spirito di sacrificio, poi serve la pazienza per tollerare se stessi prima che gli altri, poichè un individuo ha bisogno dell’affondo in sé, di capirci qualcosa soprattutto su se stesso, sul suo modo di stare al mondo.

Ma voi lo sapete che la rosa, il fiore romantico e dall’aspetto gentile per eccellenza è anche molto resistente alle condizioni più avverse? L’Achillea millefolium in inverno perde la sua parte aerea per riacquistarla quando le giornate si allungano e diventano più calde. Bene, si tratta di un’erbacea così resistente da non temere la siccità. A vederla non si direbbe. Per favore, non raccontiamoci sciocchezze solo per il gusto di coprire i limiti!

Non buttiamola sempre in caciara: un individuo con un brutto carattere non ha affatto più personalità di un altro. Rispetto a chi è più dolce e gentile ha solo un brutto carattere con l’aggravante (in certi casi) della maleducazione. Non bisogna imporsi, ma creare i presupposti per farsi scegliere; mettiamo gli altri nelle condizioni di puntare su di noi!

Siate delicati e colorati come la primavera, accoglienti come prati fioriti. Praticate atti gentili! E’ l’unico modo che conosco per tentare questo disperato recupero verso il senso della vita che si sta sempre più allontanando. E poi leggete Platone, non negatevi la possibilità di essere ancora migliori. Di uno che dice “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile sempre” possiamo solo fidarci. E non ditemi che fidarsi ed affidarsi non sia idea corpo ed anima di quel fantastico inflazionato generico ma sempre fighissimo concetto chiamato Amore.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.