Parlatene male, purché se ne parli

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di Alfredo Carosella

“C’è una sola cosa al mondo peggiore che se ne parli, e cioè che non se ne parli.” scriveva Oscar Wilde nel 1890 ne “Il ritratto di Dorian Gray”. In tanti affermano che non è importante parlare bene o male di una tale cosa ma l’importante è che se ne parli. Anche l’editrice del mio primo romanzo mi disse: “Speriamo che qualcuno ti scriva una recensione negativa, così venderai più copie!”. Mi è sempre sembrato paradossale ma è la verità, soprattutto oggi che il successo viene misurato in termini di interazioni virtuali, in numero di click. Basti pensare a certi titoli di giornale consapevolmente provocatori, e qualche volta offensivi, che raccolgono migliaia di condivisioni da parte di persone indignate che fanno il gioco del nemico, facendo crescere a dismisura il numero di visualizzazioni della pagina incriminata.

Con la crisi della carta stampata, per convincere gli sponsor a investire bisogna dimostrare che la loro pubblicità verrà vista da un numero considerevole di utenti. Da un gran numero di potenziali consumatori che non devono essere necessariamente dei fan.

Anche la vecchia rilevazione degli ascolti televisivi è andata ormai in pensione e oggi la competizione si svolge a suon di interazioni sui social network. Non importa che il telespettatore scriva “Fate schifo! Vergognatevi! Quando chiudete?”, l’importante è che interagisca con la trasmissione.

La provocazione non è il male assoluto e in certi frangenti può diventare addirittura necessaria per rompere degli schemi troppo statici e veicolare un messaggio innovativo, come avviene in certe forme d’arte, campagne pubblicitarie, discorsi politici, tanto per fare qualche esempio. Per non parlare della sfera sessuale.

Ci sono personaggi pubblici che hanno basato il proprio successo sulla provocazione fine a se stessa, volta solo a suscitare nella parte avversa una reazione incontrollata, spesso rabbiosa, che a volte sfocia nell’abbandono del confronto-scontro. Bisogna però evitare l’effetto assuefazione nel pubblico e quindi si alza sempre di più il livello della voce, della volgarità e dell’arroganza. Il problema è che si percepisce l’altro come una “parte avversa” e non come un interlocutore.

Si assiste così a un progressivo imbarbarimento nelle relazioni sociali, tale da consentire anche a degli sconosciuti di scambiarsi offese terribili, a condizione di essere protetti dallo schermo del computer o dello smartphone, naturalmente. Sarebbe interessante osservare se le stesse persone sarebbero in grado di offendersi così facilmente se si trovassero una di fronte all’altra. Ci si divide e ci si scontra su tutto, anche sulle questioni più banali, senza pietà, senza provare a immedesimarsi in chi si ha di fronte, senza riuscire a fermarsi neanche davanti a una emergenza sanitaria mondiale.

Si è diffuso il fenomeno degli haters (odiatori) e dei trolls (provocatori digitali). Sul sito internet della polizia penitenziaria si legge un’interessante suddivisione degli haters in cinque categorie: nostalgico, interpretatore precoce, politico, offensivo, invidioso. Tutto ciò ha portato alla necessita di definire e codificare nuovi reati penali e inutili appaiono gli inviti ad abbassare i toni, che ascoltiamo in particolare in occasione dei dibattiti politici.

C’è chi attacca e chi si chiude in se stesso, chi si arma e “chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra”, citando una canzone di Lucio Dalla che in tanti ricordano verso la fine dell’anno, sperando in un futuro migliore.

Questo Natale si presenta più difficile dei precedenti per i motivi che ben conosciamo e saremo costretti a restare chiusi nei nostri nuclei familiari più stretti. Ci sarà meno rumore del solito e forse riusciremo a percepire qualcosa che abbiamo smarrito. Bene-diciamoci, cerchiamo una parola buona. Auguri!  

Il "Domenicale News" fondato e diretto da Pasquale D'Anna nel 2011, nasce dall'idea e dai bisogni di un gruppo di persone che attraverso il giornale e l'Associazione culturale Kasauri, editrice dello stesso, concretizzano la voglia e l'aspirazione di un desiderio di informazione libera, indipendente e generalista. Resta immutata la volontà di rivolgerci ad un pubblico che dalle idee è incuriosito perchè "Il Domenicale" è soprattutto frutto di una idea.