Povertà educativa, parte in Campania il progetto “Legami Nutrienti” a sostegno delle famiglie fragili

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di Nella Luna

 Sono le relazioni vissute nei primi anni di vita a determinare il futuro di una persona e per questo motivo i legami positivi possono prevenire la povertà educativa intesa come vulnerabilità e svantaggio. Questa la convinzione alla base del progetto “Legami Nutrienti”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo contrasto alla povertà educativa minorile, partito sui territori della Città metropolitana di Napoli-IX Municipalità (Soccavo-Pianura) e del Comune di Quarto e promosso dalla Cooperativa Sociale L’Orsa Maggiore, ente capofila, in partenariato con nove enti del terzo settore e sette soggetti pubblici, tra cui la Asl Napoli 1 Centro e la Asl Napoli 2 Nord.

Il Progetto, della durata di 48 mesi, è rivolto a nuclei familiari con bambini della fascia di età compresa tra 0 e 6 anni, il periodo della vita più delicato di una persona, e si compone di una vasta gamma di azioni orientate al concetto di prossimità e relazionalità.

Nello specifico gli interventi di prossimità, volti a sostenere da vicino e in maniera concreta le famiglie vulnerabili, consistono in percorsi di Dimissioni Ospedaliere Accompagnate, Home Visiting e Gruppi Mamme a Domicilio, una sorta di auto-mutuo aiuto, mentre quelli che vanno a rinforzare l’aspetto della relazionalità tra le famiglie e tra i membri che le compongono sono gli Spazi Relazionali, percorsi di sostegno ai figli con i genitori in area penale minorile, Programmi di Accompagnamento ai Legami e Consulenze Psicologiche.

Trasversali alle azioni sopra elencate sono le Antenne ossia punti di ascolto e intercettazione precoce del disagio in luoghi significativi come le scuole e gli ospedali, partner del progetto, e le attività di formazione rivolte agli operatori pubblici e privati coinvolti nel progetto volte a creare un minimo comune denominatore nella lettura e nell’approccio alla genitorialità fragile.

Un set di interventi, quello del progetto “Legami Nutrienti”, che agisce sul livello micro – il nucleo familiare di giovane costituzione o dove vi sono bambini piccoli – e sul livello macro – la comunità educante, che si prende cura dei suoi membri più fragili e costruisce reti solidali insieme alle istituzioni.

“Il punto di forza del progetto – afferma Angelica Viola, Presidente de L’Orsa Maggiore – è la costruzione di un modello integrato che vede coinvolte istituzioni e terzo settore nel creare trame accoglienti e non giudicanti per le famiglie vulnerabili, spesso oggetto di interventi frammentati che rischiano solo di disperdere le loro motivazioni al cambiamento e le allontanano dai luoghi di cura”.

La scommessa di “Legami Nutrienti”, infatti, è proprio quella di riportare le famiglie a rischio di povertà educativa nei luoghi di cura formali ed informali così da aiutarle a comprendere che il benessere dei bambini sta nel costruire con loro relazioni caratterizzate da accoglienza e sicurezza grazie alle quali potranno avere un futuro migliore interrompendo, così, la catena intergenerazionale della deprivazione.

Due, infine, gli elementi particolarmente innovativi del progetto: l’App Mamme Insieme, una chat tramite cui le mamme comunicano tra loro e, mediante lo sviluppo di sezioni tematiche, vengono aiutate ad orientarsi sul territorio rispetto ai servizi pubblici e privati utili durante la gravidanza e i primi anni di vita del bambino; la VIG (Video Interaction Guidance), un intervento guidato da un professionista – all’interno di un contesto relazionale – che, attraverso le riprese video, rende evidenti le relazioni positive e gli effetti benefici delle stesse.

“Teniamo molto a questo progetto – commenta Marianna Giordano, coordinatrice di “Legami Nutrienti” – perché la vera chiave di volta per dare una chance di crescita positiva ai bambini che vivono in territori difficili è quella di aiutare i genitori a coltivare con loro una relazione sufficientemente buona”.

Dunque, legami nutrienti per cambiare i volti di territori complessi, come il Rione Traiano a Soccavo, spesso raccontati soltanto perché teatro di azioni criminali e mai, o ancora troppo poco, per i bei progetti che si realizzano e che chiamano a raccolta l’intera comunità.

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