di Alessandro D’Orazio
In attesa della riforma del Reddito di cittadinanza – in un momento storico in cui anche il Movimento 5 Stelle ammette la necessità di effettuare delle correzioni alla misura – sono in molti ad evidenziare il paradosso che, a quasi due anni dalla sua introduzione, ancora non risultano pienamente applicati i controlli volti a smascherare possibili illeciti.
A tal proposito è bene evidenziare che è demandata all’Inps la verifica, entro 5 giorni dalla domanda, del possesso dei requisiti “…acquisendo dall’Anagrafe tributaria, dal Pubblico registro automobilistico e dalle altre amministrazioni pubbliche detentrici dei dati, le informazioni necessarie”. Inoltre, con provvedimento dell’Inps, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono definite la tipologia dei dati, le modalità di acquisizione e le misure a tutela degli interessati. In ogni caso (quindi anche in assenza di tutte le prescritte verifiche) il riconoscimento da parte dell’Inps avviene entro la fine del mese successivo alla trasmissione della domanda.
Il nocciolo della questione è quindi il seguente: l’erogazione del Reddito sarebbe finora avvenuta senza tutti i necessari controlli previsti dalla normativa. L’Inps, infatti, ha presentato al Garante solo il 20 novembre il provvedimento sull’acquisizione dei dati da altre amministrazioni, per avere il via libera della Privacy; l’autorizzazione è giunta in data 26 novembre. È così evidente che vi sia stato un ritardo di 20 mesi.
Oltre a questo limite, ben sottolineato di recente dal Corriere della Sera, il via libera del Garante non esaurisce la procedura. L’Inps dovrà infatti procedere alla stipula di singole convenzioni per lo scambio dei dati con ciascuna delle amministrazioni: col Pra per verificare il possesso di veicoli, con l’Anagrafe tributaria per i controlli su case e depositi bancari, col casellario giudiziario per i carichi penali, con Regioni e Comuni per verificare eventuali altre prestazioni ed il possesso dei requisiti anagrafici. Solo allora l’Inps potrà avere a disposizione tutte le informazioni necessarie per espletare i controlli previsti dalla legge e procedere all’erogazione del sussidio.
Insomma, una montagna di burocrazia che anziché essere applicata per migliorare le leggi e le normative, assicurandone il rispetto, serve a rallentare l’azione dello Stato con la nefasta conseguenza di evitare sanzioni e controlli. Solo un cambio di rotta – dovuto ad una riforma della misura del Reddito di Cittadinanza – potrà fare finalmente chiarezza su tutti i limiti del sussidio.