Se la politica non conduce i processi sociali

Condividi su

di Rosario Pesce

I prossimi mesi saranno molto difficili per la politica italiana, visto che, ad ogni livello, municipale, regionale, nazionale, chi governa dovrà misurarsi ineluttabilmente con il disagio di molti strati della popolazione, che dovranno emergere dalla condizione di povertà in cui li ha indotti lo stop per il Covid.

Ed, allora, i nostri rappresentanti istituzionali dovranno dimostrare di possedere una qualità, che non sempre hanno palesato nel corso degli ultimi anni: dovranno essere capaci di indicare una direzione alla pubblica opinione, evitando di essere – invece – guidati da questa, visto che – in una condizione speciale – le persone possono ragionare più con gli istinti che con la ragione, per cui sarebbe pericoloso farsi assecondare da una popolazione indebolita dalla povertà cagionata dagli eventi degli ultimi mesi.

Saranno capaci i nostri politici di essere lucidi e di non farsi ammaliare dalle sirene del populismo e della demagogia?
Peraltro, nei prossimi mesi, bisognerà votare per il referendum per il taglio dei parlamentari (il cui esito, oggi, è ancora più scontato di ieri) e, soprattutto, per molte regioni e città importanti, per cui il voto, che si celebrerà nel prossimo autunno, darà un segnale inequivocabile anche per il dato politico generale.

È evidente che, con il progressivo approssimarsi alla conclusione dell’emergenza, le risposte che la politica dovrà dare sono di natura economica, perché il permanere di una condizione di disagio per molti cittadini costituirà un motivo di pericolo per la stessa democrazia, per cui sarà necessario fornire risposte immediate al bisogno di chi non sarà in grado di sopravvivere.

Ed, allora, si verificherà se il Governo, che ha gestito l’emergenza sanitaria, potrà essere lo stesso a guidare la prima fase della ricostruzione del Paese post-Covid.

Conte, che finora ha dimostrato di possedere qualità politiche che pochi gli avrebbero riconosciuto prima della scorsa estate, giocherà una scommessa importante per il proprio futuro: dimostrare a sé, oltreché agli Italiani, che è l’unico leader in grado di far ripartire l’Italia, visto che tutti i partiti, comunque, sia pure per motivi diversi, non escono bene dalla fase dell’emergenza sanitaria, dato che il Covid, in alcuni casi, ha contribuito ad accelerare il loro processo di scioglimento di fatto, mentre altre formazioni rischieranno di scomparire, quando sul piano penale si ricercheranno le responsabilità di chi, per colpa grave, ha permesso nelle regioni del Nord – più colpite dal morbo – che il virus facesse la strage che ha, effettivamente, cagionato e che continua a causare tuttora.

Ci sarà, quindi, un cambiamento epocale dello scenario politico: in tal caso, vincerà chi ha l’intelligenza per guidare i processi sociali ed economici, che rappresenta una virtù – per davvero – appannaggio di pochi.

Dirigente scolastico, dapprima nella secondaria di primo grado e, successivamente, nella secondaria di II grado. Gli piace scrivere di scuola, servizi, cultura, attualità, politica. I suoi articoli sono stati già pubblicati da riviste specialistiche, cartacee ed on-line, e da testate, quali: Tecnica della scuola, Tuttoscuola, Edscuola, Ftnews, Contattolab.