Vitalizi «insostenibili»: le pensioni d’oro dei deputati.

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– di Gianluca Carosello

 I privilegi di chi siede sulle poltrone di Montecitorio, da sempre nell’occhio del ciclone, tornano a far esplodere le polemiche. Del resto, se si parla di iniquità di trattamento nell’ambito del sistema pensionistico, una nota più che dolente e dalla indiscussa centralità nei dibattiti del Paese degli sprechi, non si può fare a meno di indignarsi.

Il sistema di calcolo delle pensioni da assegnare agli ex onorevoli va rivisto: il vantaggioso sistema previdenziale di cui godono i dipendenti della Camera, infatti, fa acqua da tutte le parti. Sembra proprio che gran parte degli ex deputati riceva, al termine del proprio mandato, un trattamento ‘d’onore’, decisamente diverso da quello riservato agli altri contribuenti: le cifre dei cosiddetti vitalizi d’oro fanno rabbrividire, e per questo motivo andrebbero ridimensionate. La questione appare ancora più degna di attenzione quando a denunciare lo sperpero in materia di pensioni è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che è intervenuto nei giorni scorsi nel dibattito, proponendo, nel corso di un’audizione tenuta davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera, un vero e proprio ricalcolo delle pensioni. Il presidente dell’Istituto di previdenza, infatti, ha giudicato «insostenibile» il sistema che regola l’attribuzione dei vitalizi ad ex deputati ed ex consiglieri regionali. 193 milioni di euro soltanto nel 2016: questa la cifra totale dei circa 2600 vitalizi erogati nell’anno corrente.
Le pensioni percepite negli ultimi 40 anni ammontano quasi al doppio della cifra che spetterebbe agli ex onorevoli se si considerassero, come avviene per tutti i lavoratori, i contributi effettivamente versati nel corso del loro mandato: in nessun caso – rileva Boeri – il divario tra il trattamento percepito e le somme pagate è così accentuato. Anche se – stando a quanto replica la Camera dei deputati – il problema non sussiste, visto che le spese dei vitalizi graverebbero soltanto sui bilanci di Camera e Senato e non sulle casse dell’Istituto, secondo Boeri l’incongruenza andrebbe comunque risolta. E come? Nell’attribuzione degli assegni pensionistici agli ex deputati si dovrebbe fare riferimento alle regole che vengono applicate sull’intera carriera contributiva di tutti i lavoratori, il che comporterebbe un risparmio di oltre il 40%: la spesa ammonterebbe in questo modo a 118 milioni di euro, riducendosi quindi notevolmente e comportando un risparmio di circa 76 milioni annui, per un totale di 760 milioni nei prossimi 10 anni.

Ma a chi è rivolta nello specifico la sforbiciata? Dato che un provvedimento correttivo entrato in vigore il primo gennaio del 2012 prevede che nell’assegnazione delle pensioni a deputati e senatori si proceda attenendosi al sistema contributivo valido per tutti i contribuenti, il taglio dovrebbe riguardare soprattutto quanti siano andati in pensione prima di quella data, che tuttora ricevono un assegno non in linea con gli effettivi contributi versati. Si tratta di misure proposte per risolvere più un problema di equità che di cassa, allineando il trattamento per gli ex onorevoli a quello dei restanti lavoratori, come spiega Boeri, il quale ha ricevuto nell’immediato l’appoggio di Lega e M5s, la cui proposta di abolizione dei vitalizi era stata in precedenza bocciata. Occorre attendere e sperare, insomma, che il governo, apprestandosi a varare la riforma delle pensioni, riveda anche la spinosa questione dei vitalizi.

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