Caro Babbo Natale sotto l’albero vorrei…

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di Maria Rusolo

E se invece venisse per davvero?
Se la preghiera, la letterina, il desiderio
espresso così, più che altro per gioco
venisse preso sul serio?
Se il regno della fiaba e del mistero
si avverasse?

Caro Babbo Natale, nonostante la sfiga di questo 2022, provo a scriverti ugualmente, sperando di non essere fuori tempo massimo, anche perché credo che per i miracoli c’è sempre un attimo. Mettiti comodo che le cose da raccontarti sono diverse e forse anche un po’ banali, ma è sempre bene fare un ripasso, viste le circostanze.

Sono stati tempi difficili, silenziosi e cupi, due anni sconvolti da una pandemia hanno stravolto l’equilibrio di molti, ma sembrano aver lasciato poca consapevolezza in questi stravaganti esseri umani con cui ti confronti una volta l’anno. Speravo che avremmo capito davvero quanto vale una vita ed invece siamo peggiorati, incattiviti dalla solitudine e dalla mancanza di certezze.

Siamo strani sai Babbo Natale, e non c’è oggetto che tu possa portarci attraverso il camino a cavallo della tua slitta che ci renda felici ed appagati, abbiamo e possediamo e non siamo mai contenti. Nulla ci tocca, consumiamo tutto con avidità e cupidigia, niente ci esalta, nessuna musica ci lascia più storditi, nessun corpo crea in noi un senso di armonia, nessun profumo ci fa pensare a quanto bello sia un fiore che sboccia all’improvviso anche in uno sperduto angolo di verde. Siamo ciechi, e l’unico che ha la capacità di vedere è trattato come un appestato.

Lo so lo so, preferiresti che la smettessi di tergiversare e dicessi che cosa voglio per il Santo Natale, ma ci arrivo fra un attimo. Vedi Caro Babbino, ti chiamo così, almeno ti senti anche meno bullizzato per il peso, sai la storia che per la tua mole non passi nelle canne fumarie, oggi va di moda il body positivity, perché finalmente ognuno può essere come vuole, e perché ci hanno un po’ rotto le balle quelli che sui social sono sempre pronti ad offendere se non sei perfetto, dicevo, caro babbino, io vorrei tantissime cose, ma tu sei disponibile a non dirmi che è troppo e sei pronto, prontissimo a darmi quello che voglio?

Si ti vedo annuire, bene, allora prima di tutto, fai in modo che chi vive con un limite fisico o psichico possa sentirsi meno solo, fai in modo che possa accedere alla cure ed alla riabilitazione senza doversi perdere in file lunghissime ed in gironi danteschi, dai loro la speranza che un altro modo di vivere è possibile, fai in modo che possano fare una passeggiata con la sedia a rotelle in un pomeriggio d’estate senza il rischio di rompersi l’osso del collo a causa dei fossi, dona a chi si sente solo, depresso, a chi non ha il fiato la possibilità di farsi ascoltare da uno psicologo senza che per questo debba farsi un mutuo ipotecario sulla casa di famiglia; lascia che i bambini a scuola siano anche come Mercoledì, quella degli Addams, aggiornati per favore, e che per questo non vengano isolati o trattati male dai compagni e dagli insegnanti, lascia che ciascuno sia quello che vuole essere senza sentirsi diverso, si Babbino, perché la diversità è una risorsa, è la forma più alta di bellezza ed in questo mondo in cui il sole è coperto dalle nubi della stupidità è ancora l’omologazione a farla da padrone.

Su ti prego, fai in modo che i bimbi in Ucraina possano tornare a disegnare ed a cantare, dona a chi non ha più umanità un secondo di calore, lascia che piova in quella terra zucchero filato e caramelle. Tu puoi, io sono sicura che se ti impegni tu possa risolvere queste cosette, dando un ordine ai tuoi elfi laboriosi, fai queste piccole cosucce ed io non ti chiederò niente d’altro. Ah forse una cosa ci sarebbe, forse un paio, lascia che mia madre capisca che in fondo si può godere anche del sole del mattino, che i sensi di colpa debbono essere lasciati andare e che il passato è un mare impetuoso che ti travolge solo se ti metti troppo vicino alla riva e che ogni istante di vita ha un senso se lo accogli anche nelle difficoltà e che quando le superi hai il piacere di sentire il sapore del caffè caldo al mattino che ti bagna le labbra.

Tutto qui, Babbino, ad ogni modo se sono in ritardo allora fai piovere xanax, sale per le zucche vuote e note musicali, anche questo potrebbe bastarmi. Se poi guardando nel saccone che porti sulle spalle trovi un paio di Louboutin, ti ricordo che il mio numero è il 38!! Tua per sempre Maria!!!

Babbo Natale viene di notte
viene in silenzio a mezzanotte.
Dormono tutti i bimbi buoni
e nei lettini sognano i doni.
Babbo Natale vien fra la neve,
porta i suoi doni là dove deve.
Non sbaglia certo: conosce i nomi
di tutti quanti i bimbi buoni.

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.